Si sta svolgendo a Roma  in questi giorni, dal 3 al 10 ottobre, la seconda edizione di ROMENS, il festival per l’inclusione sociale e contro il pregiudizio (ROMENS dalle iniziali di Roma, RO e MENS, che in latino può assumere diversi significati attribuibili al Festival tra i quali mente, anima, pensiero, riflessione, progetto, sentimento, coraggio e saggezza): https://www.salutementale.net/romens-2023/.

E proprio in questi giorni e in vista della Giornata Mondiale della Salute Mentale (10 ottobre) sono stati resi noti i dati delle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento (PdA) coordinate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) raccolti nel biennio 2021-2022, dai quali emerge che circa il 6% della popolazione adulta riferisce sintomi depressivi che però sono più frequenti all’aumentare dell’età e tra chi vive in condizioni socio-economiche svantaggiate. Tra gli anziani la stima è del 9%, ma arriva al 30% tra quelli con difficoltà economiche.

PASSI, un sistema di sorveglianza dedicato agli adulti e PdA, dedicato alle persone anziane (65 anni e più), raccolgono continuamente informazioni sulla popolazione adulta (18-69) e anziana (65+) circa molteplici aspetti come salute, dalla qualità di vita ai fattori di rischio comportamentali e attraverso interviste telefoniche indagano molteplici aspetti che riguardano anche i bisogni di cura e di assistenza.

Entrambe le sorveglianze definiscono le persone con sintomi di depressione coloro che nelle due settimane precedenti l’intervista hanno sperimentato sintomi di umore depresso e/o di anedonia (perdita di interesse nelle attività della vita di tutti i giorni) in modo duraturo. In entrambe le popolazioni, avere sintomi depressivi è maggiormente frequente tra i gruppi più vulnerabili per condizioni di salute e tra chi riporta uno svantaggio socio-economico. Tra gli adulti, i sintomi depressivi arrivano all’8% fra le donne, all’11% tra le persone che hanno un basso livello di istruzione, al 17% tra chi riporta difficoltà economiche e al 9% tra chi vive una condizione precaria in ambito lavorativo. Tra le persone affette da patologia cronica la stima raggiunge il 12%. Tra gli over 65enni invece i sintomi depressivi raggiungono il 14% dopo gli 85 anni.

Molte persone con sintomi depressivi non chiedono aiuto: 28% tra gli adulti e 38% tra gli anziani, e chi lo fa si rivolge soprattutto ai propri familiari o amici. E ciò succeda spesso anche a causa dello stigma che circonda la depressione e altre malattie mentali. Occorre capire che una piena e diffusa consapevolezza pubblica e l’istruzione sono fondamentali per far sì che le persone capiscano che la depressione è una malattia reale, non una debolezza o una mancanza di volontà. È essenziale creare un ambiente in cui le persone si sentano sicure e confortevoli nel chiedere aiuto, sia esso ai familiari, agli amici o ai professionisti della salute mentale.

La salute mentale, scrivono i ricercatori, rimane una componente fondamentale per la salute delle persone e per realizzarsi pienamente come persona e poter contribuire alla vita della comunità. La salute percepita risulta infatti fortemente associata alla presenza di sintomi depressivi: fra le persone anziane con sintomi depressivi il 40% riferisce la propria salute vada male o molto male, contro il 5% di chi non li ha. Nella popolazione adulta, che mediamente riferisce un miglior stato di salute, la differenza rimane ugualmente molto significativa: chi ha sintomi depressivi riferisce nel 24% dei casi un cattivo stato di salute, mentre questa percentuale si riduce a circa il 2% fra chi non li ha. Determinanti di salute, come il livello di istruzione e la condizione socioeconomica, sono dei fattori di rischio riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e che trovano conferma anche nei dati di PASSI e PASSI d’Argento.

È essenziale intervenire con misure preventive e interventi tempestivi nei gruppi più vulnerabili al fine di migliorare il benessere mentale della popolazione. Queste azioni non riguardano solo il campo sanitario ma richiedono un approccio integrato che coinvolge le politiche del lavoro, dell’istruzione, del welfare e della giustizia, insieme a tutte le sfere delle politiche sociali ingenerale. Investire in interventi sulla salute mentale è fondamentale per contribuire allo sviluppo umano, personale e collettivo. La nostra Costituzione difende il diritto alla salute, e la salute mentale non può rimanerne esclusa.

Il disagio psichico coinvolge sempre più famiglie nel nostro Paese. E gran parte del disagio dipende dallo stigma, come sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità. È difficile combattere il pregiudizio ma docciamo provarci! RO.MENS, il primo Festival della Salute Mentale, giunto quest’anno alla seconda edizione, ha abbracciato proprio questa missione: cercare di smontare quelli che sono considerati i tre pregiudizi fondamentali sul malato psichiatrico: incurabilità, pericolosità sociale e improduttività. E per smentire questi preconcetti e costruire un progetto di emancipazione e guarigione, come sottolinea Massimo Cozza, direttore del dipartimento psichiatria dell’Asl Roma2, occorre non solo un investimento economico ingente ma anche una promozione di tipo culturale. Investendo non solo di più in senso lato, ma lavorando continuamente, assiduamente sul problema culturale di inclusione sociale.

Per la Giornata Mondiale della Salute Mentale anche il Giffoni Film Festival organizza una giornata molto speciale in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale dell’Asl di Salerno. La Multimedia Valley aprirà le sue sale a proiezioni e dibattiti dedicati al tema dell’identità, del disagio, della felicità. Sarà una giornata interattiva in cui le ragazze e i ragazzi  saranno chiamati a raccontare e a raccontarsi, godendo dell’opportunità di confrontarsi con i professionisti del settore: https://giffoni.it/a-giffoni-la-giornata-mondiale-della-salute-mentale-il-10-ottobre-levento-organizzato-in-collaborazione-con-lasl-di-salerno/.

Qui per approfondire: https://www.epicentro.iss.it/passi-argento/.