E’ iniziata oggi la Privacy Week 2023, ospite dell’Aula Magna del Liceo classico Beccaria di Milano.
Nella prima giornata dell’evento, in particolare, s’è parlato di “minori e mondo digitale”.
Guido Scorza, componente dell’autorità Garante per la protezione dei dati, ha legato il tema della libertà di scelta a quello tutela della privacy. Ha sostenuto quindi la necessità di raggiungere una consapevolezza nelle conseguenze dal diffondere i propri dati personali. « Ciò che oggi non è mantenuto segreto, potrebbe pregiudicare un’opportunità di lavoro domani », ha spiegato ai ragazzi presenti nell’Aula.
Privacy Week, in arrivo l’age verification per i minori: E la Privacy?
In tale ambito, ha rivelato come i governi mondiali sono d’accordo nell’affrontare il tema del “age verification” per poter accedere in certi ambiti social di internet.
Alcuni contenuti o servizi in rete possono essere inappropriati ai minori di 13, o 16 o 18 anni, vedi ad esempio i contenuti a sfondo sessuale, – ha sostenuto Guido Scorza – e il sistema attuale di autodichiarazione non verificata dell’età del fruitore del servizio va superata per una maggiore tutela dei minori.
Il dibattito sull’introduzione di un sistema di identificazione verificabile per l’accesso ai contenuti in rete è piuttosto aperto seppure contenuto tra gli “esperti”, con le istituzioni che premono per attivarlo e le organizzazioni per i diritti umani che lamentano i rischi che soggiaciono a tale scelta [1] [2] [3] [4].
Rispetto alle regole di “age verification”, ha concluso però Scorza, « all’inizio tutti storceranno la bocca, ma poi ci abitueremo ».
Privacy Week: Per Anna Arnone il pericolo sul web? è la vanità!
In merito alla sovraesposizione dei minori sul web, e sui social in particolare, nel successivo webinar di Privacy Week, Anna Arnone, direttore responsabile di Scienza dell’Amministrazione Scolastica, ha espresso delle accuse anche verso i genitori dei minori.
« La vanità, il desiderio di valorizzare i risultati, sportivi o scolastici dei propri figli – ha spiegato la Arnone -, conduce all’esposizione dei dati [immagini, NdR] dei ragazzi ».
« Perché siamo spinti a pubblicare informazioni personali? C’è un nucleo di fragilità, di debolezza dei soggetti, collegato al narcisismo della personalità », ha invece sostenuto Angelo Leone amministratore delegato di EuService, società di formazione romana.
Dare peso al DeepWeb – cosa diversa dal DarkWeb, quello finalizzato ad attività criminali -, è quanto ha chiesto ancora Leone. Il DeepWeb, ha spiegato, è ciò che è fuori dai motori dai ricerca, che è sui nostri PC, nelle intranet, nel cloud. Occorre imparare a proteggere tali dati, ha concluso.
Privacy Week: La sfida tra studenti a “Debate”
La giornata di lavori si è concluso con una sessione di Debate, il “gioco” con il quale due squadre di studenti espongono l’una i pro e l’altra i contro di un dato tema davanti ad una giuria che poi valuta chi ha è stata più convicente [5]. Il tema del dibattito era, naturalmente, in tono con l’iniziativa. In particolare: “ L’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe portare alla scomparsa di molti posti di lavoro”.
Per la cronaca, la giuria di docenti e studenti universitari ha ritenuto più valide le ragioni esposte dalla squadra “pro”, ovvero quella che ha espresso timori per la scomparsa di posti di lavoro a causa dell’impiego e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale.
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Fonti e Note:
Credits: Foto di Nate Johnston su Unsplash
Sul tema dell’Age Verification:
[1] Commissione Europea, “Eludere le misure di verifica dell’età sui social media è un gioco da ragazzi”.
« Le misure impiegate dalle più diffuse applicazioni di social media per verificare l’età dell’utente durante il processo di iscrizione sono fondamentalmente inefficaci. Secondo una ricerca sostenuta dai progetti CyberSec4Europe e ASAP, finanziati dall’UE, i bambini di tutte le età possono eludere completamente tali meccanismi semplicemente mentendo sul proprio anno di nascita. Analizzando le procedure di verifica dell’età di Discord, Facebook, Houseparty, Instagram, Messenger, Skype, Snapchat, TikTok, Viber e WhatsApp, hanno scoperto che tutte queste applicazioni permettono a un utente di creare un account se afferma di avere 16 anni al momento della registrazione ».
[2] Giornalettismo, 7 novembre 2022.
« Per certificare di avere più di 18 anni, su Facebook e su Instagram, si dovrà caricare la carta d’identità o un video-selfie. Quest’ultimo, grazie a sistemi di intelligenza artificiale, potrà indicare a Meta se l’utente avrà effettivamente superato i 18 anni. Meta ha annunciato la collaborazione con Yoti e ha spiegato che in Europa e in Italia ci saranno nuovi metodi di age verification ».
[3] The Verge, 15 marzo 2023, “Online age verification is coming, and privacy is on the chopping block”.
« Negli Stati Uniti e all’estero, i legislatori vogliono limitare l’accesso dei bambini a due cose: i social network e i siti porno. Tutti coloro che hanno utilizzato Internet – comprese le principali piattaforme come YouTube e Facebook – hanno selezionato una casella per accedere a contenuti per adulti o inserito una data di nascita per creare un account. Ma non c’è quasi nulla che impedisse loro di fingerlo. Di conseguenza, i legislatori chiedono metodi di verifica più rigorosi. I servizi di riconoscimento facciale sono meno affidabili per le persone di colore e pongono una serie di rischi per la privacy, in quanto le aziende che acquisiscono i dati di riconoscimento facciale dovrebbero garantire che questi dati biometrici non vengano rubati da cattivi attori. D’altro canto, molti ragazzi di età compresa tra 16 e 19 anni potrebbero non avere un documento di identità emesso dal governo, come la patente di guida, che possono utilizzare per verificare la loro età online. Tuttavia, la Electronic Frontier Foundation, un gruppo per i diritti digitali, sostiene allo stesso modo che le soluzioni di verifica di tutte le età sono “sistemi di sorveglianza” che “ci condurranno ulteriormente verso un Internet in cui i nostri dati privati vengono raccolti e venduti per impostazione predefinita” ».
[4] Repubblica, 14 febbraio 2023, Andrea Monti, “Il “non-problema” della age-verification”.
« La necessità di verificare l’età di chi stipula un accordo esiste, in Italia, dal 1942 cioè da quando è stato emanato il Codice civile. Vale per ogni contratto, e dunque anche per offre servizi tramite reti di comunicazione elettronica e per chi li usa. Dunque, per risolvere il rapporto problematico fra minori e servizi basati su contenuti inappropriati basta applicare (possibilmente in italiano) una normativa già esistente. È, dunque, amaro constatare che il dibattito pubblico sulla “age verification” sta riguardando questioni relative alla “privacy” o al “free speech” ».
[4] Debate Italia,“Che cos’è il Debate”.
« Il Debate è un confronto di opinioni, regolato da modalità specifiche, tra interlocutori che sostengono una tesi a favore e una contro su un tema assegnato. Le regole del “gioco” prevedono che la posizione a favore o contro possa essere anche non condivisa dai debaters » [l’essere pro o contro è scelto per sorteggio, NdR].