Pressenza ha deciso di essere parte attiva nella campagna per la liberazione di Alex Saab, il diplomatico venezuelano sequestrato dagli Stati Uniti sull’isola di Capo Verde il 12 giugno del 2020, e poi tradotto arbitrariamente a Miami, dove si trova in attesa di processo, nel 2021. In questo contesto, la casa editrice Multimage ha pubblicato il libro Alex Saab, lettere di un sequestrato, a cui abbiamo partecipato con una nostra nota, insieme all’avvocato penalista Davide Steccanella. Il libro è a cura della giornalista e scrittrice Geraldina Colotti, che coordina il capitolo italiano del movimento Free Alex Saab e che abbiamo sentito per questa intervista.
Sappiamo che Alex Saab ha avuto un tumore allo stomaco, come sta ora?
Qualche mese fa, la moglie, l’italiana Camilla Fabri, che può sentirlo telefonicamente per qualche minuto, ha denunciato che il marito, sopravvissuto a un tumore allo stomaco, aveva ripreso a vomitare sangue. Un sintomo allarmante, tanto più in quanto al diplomatico non vengono prestate cure mediche adeguate e che, anzi, la sua situazione sanitaria viene usata dal governo statunitense come ulteriore pressione affinché dichiari il falso, avallando le accuse contro il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, e diventi così un altro “testimone della corona”.
Saab ha resistito a numerose torture e privazioni, prima durante la sua arbitraria detenzione nelle carceri di Capo Verde, e poi successivamente, quando è stato nuovamente sequestrato e portato in un carcere di Miami. Alex Saab è un ostaggio e un monito, come lo è Julian Assange. Una situazione per molti versi simile a quella sofferta dai Cinque agenti cubani che sono stati messi in carcere per aver cercato di sventare attentati degli anti-castristi basati a Miami, che avrebbero fatto vittime anche fra i cittadini statunitensi. Alex Saab, come inviato speciale del governo bolivariano, ha messo a disposizione le sue relazioni internazionali per spezzare l’assedio imposto al popolo venezuelano con le misure coercitive unilaterali illegali decise dagli Stati Uniti. Un ruolo che, come pochi sanno, svolse anche Maradona.
Quali sono le prospettive attuali della sua liberazione?
Subito dopo il secondo sequestro e l’arrivo di Saab a Miami, la difesa ha dimostrato la falsità delle accuse rivolte al diplomatico e sostenute da una poderosa campagna stampa, tesa a screditare la sua immagine e quella del governo bolivariano. E anche della moglie Camilla, contro la quale sono stati usati stereotipi di genere per minarne la credibilità. Sette capi d’imputazione su otto, sono caduti. È rimasta in piedi solo l’accusa di “cospirazione”.
Ben sapendo che ha violato la convenzione di Vienna, sequestrando e torturando un diplomatico, Washington procrastina l’udienza per riconoscere lo statuto di diplomatico di Saab e la relativa immunità che gli è stata violata. L’assurda motivazione è che il governo Usa non “riconosce” il presidente legittimo del Venezuela, Nicolas Maduro, mentre ha “riconosciuto” un “presidente” virtuale che nessuno ha eletto, quel tal Guaidó, risultato alla fine impresentabile anche per i suoi padrini occidentali.
Quello di Alex Saab è evidentemente un caso politico che il governo bolivariano sta cercando di risolvere a livello politico, chiedendo ripetutamente di scambiare la libertà del suo diplomatico con quella di alcuni mercenari nordamericani, arrestati in Venezuela. Ma finora senza esito. Intanto, la “giustizia” Usa si è presa altro tempo per pronunciarsi sul nuovo ricorso della difesa di Saab per il riconoscimento dell’immunità diplomatica. L’anno scorso ha respinto il ricorso praticamente alla vigilia di Natale, per fare un “regalo” alla famiglia, e ai figli piccoli di Alex che chiedono di vedere il padre. Dopo il peggioramento delle condizioni di salute del marito, Camilla Fabri ha chiesto almeno una soluzione umanitaria, ma quale sia l’umanità dell’amministrazione Usa è dimostrata dal fatto che una persona come Leonard Peltier sia detenuto, innocente, da 47 anni.
Come procede la campagna internazionale e quali sono i prossimi passi?
Nonostante il silenzio dei media e la disinformazione che circonda questo caso, il Movimento Free Alex Saab sta crescendo, e per questo anche la pubblicazione del libro di Alex in italiano è importante per rompere il muro della disinformazione. Se solo lo si conosce, questo caso risulta emblematico del livello di sopraffazione a cui arriva l’imperialismo quando non trova un freno determinato dalla coscienza popolare nei paesi del “nord”.
È nei paesi capitalisti, infatti, che si decide il costo del lavoro, è da lì che s’impone l’ipocrisia di una democrazia (da esportare persino con le armi), basata su una disuguaglianza d’origine, che già Marx evidenziava: perché la nozione astratta di cittadino, che sarebbe uguale davanti alla legge, ignora la differenza di classe. Un sistema che utilizza anche la magistratura per fini politici, il lawfare, in modo sempre più palese, per scavalcare la sua stessa legalità quando questa impone dei vincoli agli interessi dei padroni del mondo.
Cosa si può fare per contrastare l’uso politico e strumentale della magistratura e per ribadire le convenzioni internazionali sui diritti umani, la protezione diplomatica eccetera?
Il 24 di settembre, il Venezuela ha presentato all’Onu la Mappa geopolitica delle sanzioni. Un progetto di studio iniziato cinque anni fa che monitora, a partire dall’Osservatorio venezuelano antibloqueo, l’impatto delle misure coercitive unilaterali illegali sulla vita dei popoli colpiti, sull’economia, sui diritti umani e anche sul complesso delle relazioni internazionali.
I paesi perseguiti da queste misure criminali, illegali perché non decise dall’Onu, ma dall’imperialismo Usa e dai suoi subordinati dell’Unione europea e non solo, e imposte con criterio di extralegalità, sono una trentina nel mondo. In America Latina, in primo luogo c’è Cuba, poi il Venezuela e il Nicaragua.
Intanto, sarebbe importante leggere e diffondere i dati contenuti nella piattaforma dell’Osservatorio e farne materia di lotta politica per collegare quel che accade da noi, in Europa, con quel che accade nel mondo: a partire dai paesi che hanno cercato di mettere in questione l’egemonia Usa a 200 anni dalla Dottrina Monroe, cercando di costruire il proprio destino. L’ipocrisia sulle “sanzioni” smaschera anche la falsa generosità dei paesi imperialisti nei confronti dei “migranti venezuelani”, a fronte del vergognoso comportamento che l’Europa adotta verso altri migranti provenienti dal sud globale: prima si affamano i popoli e li si priva delle risorse, obbligandoli a scappare, poi li si caccia via dalla “fortezza Europa”. Prima si blocca lo sviluppo di un popolo che, come il Venezuela, con Chávez aveva raggiunto nella metà del tempo gli Obiettivi del millennio decisi dalla Fao; prima si convincono le persone che nei paesi capitalisti troveranno l’eldorado, poi si accusa il governo socialista di essere all’origine dell’”esodo” dei propri cittadini. E quando un uomo buono come Alex Saab, che non aveva bisogno di denaro, e avrebbe potuto voltare la testa dall’altra parte, decide di mettere in gioco tutto per aiutare il popolo venezuelano a rompere l’assedio delle “sanzioni”, lo si sequestra e lo si mette in galera, facendone un ostaggio e un monito. È allora importante, dire un no deciso a tutto questo, dimostrando, ogni giorno, da che parte della barricata ci si vuole situare.