Ha provocato indignazione l’arresto a Marsiglia della giornalista Ariane Lavrilleux, autrice di un’inchiesta che aveva rivelato la complicità dell’intelligence francese in una serie di esecuzioni extragiudiziali commesse dalle forze di sicurezza dell’Egitto al confine con la Libia.

La giornalista aveva condotto un’inchiesta intitolata “Egypt Papers” per la rivista online Discolse (QUI).

I documenti divulgati online raccontano di missioni militari, bombardamenti, vendita di strumenti di spionaggio di massa e armi, e chiamano in causa l’operato dell’Eliseo. Secondo l’inchiesta, alcune delle armi vendute sarebbero state utilizzate per colpire i civili e non soltanto per portare avanti azioni di contrasto al terrorismo.

I colleghi della giornalista affermano che i servizi di intelligence interni francesi stanno cercando di capire quali siano le fonti che hanno consegnato a lei i documenti classificati che hanno dato vita all’inchiesta. Un chiaro tentativo di limitare la libertà di stampa di una giornalista che, negli ultimi anni, ha portato avanti inchieste che hanno fatto luce sugli affari economici dell’industria militare francese.