pubblichiamo un estratto dell’articolo di Alba Nabulsi sull’incontro svoltosi la scorsa settimana presso l’Università La Sapienza di Roma che ha riunito un centinaio di persone intorno al Comitato per la liberazione dello studente italo-palestinese Khaled El Qaisi
Centinaia di accademici, rappresentanti politici, membri di sindacati, studenti e attivisti si sono riuniti a Roma venerdì in solidarietà con Khaled El Qaisi, uno studente italo-palestinese detenuto da Israele dal 31 agosto senza accuse.
El Qaisi, che è traduttore e studente presso il Dipartimento di Lingue e Civiltà Orientali dell’Università Sapienza di Roma, si trovava in un viaggio di famiglia a Betlemme, ha dichiarato sua moglie Francesca Antinucci, per registrare il loro matrimonio e la nascita del loro unico figlio, Kamal, quattro anni, all’ufficio di registrazione dell’Autorità Palestinese, al fine di ottenere il diritto alla riunificazione familiare.
Il bambino ha assistito all’arresto del padre mentre veniva ammanettato dai militari israeliani al valico del ponte di Allenby, al confine giordano, durante il loro ritorno in Italia.
Khaled, membro fondatore del Centro di Documentazione Palestinese e attivista nel gruppo “Giovani Palestinesi”, è detenuto nel centro penitenziario di Ashkelon. Un tribunale a Rishon LeZion, non lontano da Tel Aviv, dove Khaled è stato condotto dopo il suo arresto, ha prorogato la sua detenzione il 14 settembre per un’altra settimana, citando generiche “minacce alla sicurezza nazionale”. Le autorità israeliane non hanno fornito ulteriori dettagli, né sono stati specificati i capi d’accusa.
El Qaisi è cittadino palestinese e italiano – un “privilegio” che gli ha permesso di evitare un processo militare invece di uno civile in Israele secondo i suoi sostenitori e la famiglia. Tuttavia, gli attivisti sostengono che i suoi diritti fondamentali secondo il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, istituito dalle Nazioni Unite nel 1966 e ratificato da Israele nel 1991, non siano stati rispettati.
È stato creato un comitato per la liberazione di Khaled per concentrarsi sui suoi diritti legali di fronte a un sistema giudiziario che consente la detenzione di sospettati senza accuse chiare e senza fornire adeguato supporto legale. Flavio Rossi Albertini, l’avvocato della famiglia El Qaisi, ha dichiarato che il team legale è riuscito a incontrare il suo cliente solo una volta – aggiungendo che in assenza di accuse dettagliate, è impossibile pianificare la difesa di Khaled e fornire un supporto ulteriore, oltre a quello morale.
In precedenza, Albertini ha esortato il governo italiano a intervenire, dichiarando ai media locali che “Israele non garantisce i diritti fondamentali per un processo equo”. Finora, Roma si è limitata a confermare l’avvenuto arresto e a menzionare l’attenzione del consolato, sotto pressione di alcuni parlamentari che hanno chiesto una interrogazione parlamentare.
leggi l’articolo integrale di Alba Nabulsi su Global Project