Nonostante le richieste del Comitato e dei gruppi consigliari di centro-sinistra di rivedere la decisione dell’Ufficio di Presidenza sulla non ammissibilità dei quesiti referendari sulla normativa sanitaria regionale, la maggioranza del Consiglio tira dritto e rifiuta il confronto. Si tratta di un affronto nei confronti degli elettori lombardi e dei principi di base della democrazia” dichiarano i rappresentanti del Comitato Promotore, Marco Caldiroli – Medicina Democratica, Federica Trapletti CGIL, Vittorio Agnoletto Osservatorio Salute, Massimo Cortesi ARCI, Andrea Villa Acli.

Anziché una valutazione giuridica, come previsto dalla l.r. 34/1983, sono motivazioni politiche quelle che hanno orientato la maggioranza nell’impedire lo svolgimento di un’iniziativa di democrazia diretta come il referendum previsto dalla legislazione regionale. Assistiamo da parte della maggioranza a un uso strumentale del combinato disposto tra l.r. 33/2009 (legge sanitaria modificata da ultimo con la l.r. 22/2021) e la vetusta legge che regola i referendum. Attraverso un’interpretazione restrittiva dei cavilli e delle norme ormai superate dall’evoluzione legislativa rendono nei fatti impossibile il ricorso al referendum da parte dei cittadini.”

Domani, mercoledì 13 settembre alle ore 17.00, come comitato referendario, insieme alle tantissime realtà che vi hanno aderito, ci incontreremo al 1° piano del Pirellone in via Fabio Filzi per decidere i prossimi passi. In ogni caso non ci fermeremo, vogliamo che gli elettori possano esprimersi sulla deriva del servizio sanitario regionale e imprimere un cambio di direzione pena la distruzione delle strutture pubbliche e sempre maggiori diseguaglianze di accesso alle cure. Non può essere il reddito a stabilire la possibilità di curarsi. Utilizzeremo ogni strumento a disposizione, a partire da un ricorso amministrativo al TAR sulla decisione del Consiglio che coinvolgerà sicuramente anche l’assurda situazione normativa emersa da questa vicenda”.

Come è noto, la proposta referendaria abrogativa di tre passaggi della legge regionale sanità (L.R. 33/2009 e successive modifiche fino alla l.r. 22/2021) è stata depositata con oltre 100 firme di promotori, come prevede la legislazione, il 27 luglio scorso.

Un segno di paura e di debolezza, una decisione antidemocratica e in contrasto con la legislazione vigente è quella assunta oggi in Consiglio Regionale dalla maggioranza che ha deciso di impedire lo svolgimento del referendum per porre un freno alla privatizzazione della sanità lombarda.

Il Consiglio Regionale avrebbe dovuto limitarsi a valutare se nella richiesta di referendum vi fossero degli elementi che lo rendevano improponibile dal punto di vista giuridico; invece, esattamente come ha fatto l’Ufficio di Presidenza il 25 agosto, ha espresso un voto politico contro i contenuti del referendum.

Oltretutto a decidere sull’ammissibilità dei quesiti, secondo quanto previsto dallo Statuto del 2008 della Regione, avrebbe dovuto essere un Comitato di Garanzia indipendente, che non è stato, in quindici anni, mai nominato. La situazione è incredibile: con un palese conflitto d’interesse la maggioranza della regione blocca un referendum che metteva in discussione le sue politiche sulla sanità.

Hanno paura di sapere cosa pensano i cittadini lombardi delle scelte operate dalle loro maggioranze in tutti questi anni, scelte che hanno portato ad un progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Regionale a favore delle aziende private. Noi non ci fermeremo e ricorreremo al TAR” ribadisce Vittorio Agnoletto.