In Francia oggi il tema politico del giorno è l’abaya, non le pensioni, non l’inflazione, non le violenze della polizia di stato.
L’abaya è un indumento femminile utilizzato in alcuni paesi musulmani. Si tratta di un lungo camice nero, di tessuto leggero, che copre tutto il corpo eccetto la testa, i piedi e le mani.
Di fatto, però, può essere, pari pari, ad un abito da sera normalmente indossato dalle donne europee.
In Francia, il governo di Emmanuel Macron e la sua burocrazia hanno deciso di vietarne l’uso a scuola: è ‟un abito religioso che offende la laicità del Paeseˮ, han detto.
Un profondo dibattito, anche sui social ne è scaturito.
Con la destra a favore del divieto – e si capisce perché – e la sinistra contro.
Mi è sembrata interessante la posizione espressa sul proprio blog da Jean-Luc Melenchon (LFI) [1] e ne voglio condividere una sintesi.
Jean-Luc Melenchon (LFI): i musulmani bersaglio di Macron
« È stata una misura politica o una misura educativa che dovrebbe essere presa? Quali sociologi, quali pedagoghi, quali etnologi sono stati consultati per prendere questa decisione di proibizione? ».
Questa domanda di Melenchon, a mio avviso è centrale per affrontare il dibattito sul tema.
Ma per il leader del raggruppamento della sinistra francese la risposta è semplice: la destra francese cerca un nuovo nemico per distrarre i cittadini.
« I musulmani stanno diventando di nuovo un bersaglio », avverte.
Ed, infatti, « il divieto dell’abaya non ha nulla a che fare con il laicismo. Al contrario, è un’altra aggressione contro di essa. Dal momento che il consiglio francese del culto musulmano ha detto che l’abaya non è un indumento religioso, a che diritto il governo lo assegna ai musulmani? », si domanda e domanda Melenchon.
Per concludere il merito con : « come può essere un crimine indossare un modello di abbigliamento? La polizia dell’abbigliamento è un’aberrazione ».
Tema che non è solo francese, ovvio. Ma proprio occidentale. Vedi il referendum in Svizzera sul velo.
Jean-Luc Melenchon (LFI): L’abaya per frammentare il popolo
E allora si torna al vero motivo per cui Macron e chi lo guida hanno aperto questo inutile dibattito politico: « il sistema politico dominante ha bisogno di questa frammentazione del popolo, su motivi che sono tanto più efficaci perché sono assurdi. Ma sono così complessi da respingere, una volta lanciati e ancorati alla partecipazione attiva d’un intero ambiente digitale ».
« Questa – insiste il leader della sinistra francese – è la funzione essenziale di questo tipo di “dibattito”: prendere il tempo di pensiero a disposizione di chi legittimamente “non ha che quello da fare” con emozioni collettive irrazionali. Quindi, impedisci di pensare. A seconda delle esigenze del momento, la classe dei media politico lancerà quanto ci vorrà per stordire la loro attenzione ».
I media di regime come arma di distrazione di massa; ecco che insiste Jean-Luc Melenchon.
Jean-Luc Melenchon (LFI), il problema dei media ufficiali: “produrre contenuti”
« Queste nuove forme di lotta mediatica sono un grosso problema per il modo in cui permeano i media ufficiali, data la necessità in corso di “produrre contenuti” », conclude la riflessione del nostro amico transalpino.
Che dire? Non ha ragione? E come affrontare questo problema delle «fake-news» del regime politico-mediatico?
Forse serve un’altra informazione? Indipendente ma più forte, meno frammentata ma anche più ampia sui temi del dibattito?
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Fonti e Note:
[1] Il blog di Jean-Luc Melenchon, 29 agosto 2023, «Abaya! la prise de tête de trop».