Dell’idiosincrasia di una parte rilevante dei cittadini del nostro Paese a pagare le tasse si scrive da tempo. E da tempo non si contano propositi e proposte per cercare di ridurre l’evasione e l’elusione. Tuttavia, nonostante sia un’allergia più che nota e nonostante i ripetuti e autorevoli richiami alla legalità e all’eguaglianza dei cittadini, a partire dalle “Prediche inutili” di Luigi Einaudi (per dire che l’evasione fiscale  accompagna la Repubblica fin dalla sua nascita), vale sempre la pena snocciolare i dati che ci producono qualche “rossore di vergogna” di troppo in giro per l’Europa per colpa di un’anomalia dovuta ad una quasi evasione di massa.

Ogni anno  non possiamo contare su quasi 79 miliardi di euro di tasse, un importo straordinariamente elevato, anche se grazie soprattutto alla digitalizzazione, alla fatturazione elettronica e all’invio telematico dei corrispettivi, l’anno scorso l’erario ha incassato, rispetto al 2021, 68,9 miliardi in più di entrate tributarie e contributive, ha recuperato 20,2 miliardi di evasione e ha “bloccato” 9,5 miliardi di frodi. Un trend positivo che è proseguito anche nella prima parte del 2023.

E come sottolinea l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, anche sull’evasione abbiamo però una profonda differenza territoriale: “Nelle varie aree del Paese, il sommerso economico ha una diversa incidenza sulla ricchezza prodotta: del 9,2 per cento a Nordovest, del 9,8 per cento a Nordest, sale al 12 per cento al Centro e raggiunge il 16,8 per cento nel Mezzogiorno”. Aggiungendo che: “A livello regionale la situazione più critica la scorgiamo nel Sud: nella classifica di euro evasi ogni 100 euro incassati, in Puglia se ne “perdono” 19,2 euro, in Campania 20 e in Calabria 21,3. Si tratta di cifre doppie rispetto a quelle che si registrano in Friuli Venezia Giulia (10,6 euro), in Provincia di Trento (10,2 euro) e in Lombardia (9,5 euro). Il territorio nazionale più fedele al fisco è la Provincia di Bolzano che presenta un’evasione di 9,3 euro ogni 100 incassati”.

C’è un dato, emerso in una recente ricerca di Eumetra dal titolo “Gli italiani e le tasse: al di là dei luoghi comuni” che vale la pena di considerare. Lo studio fa emergere, tra le tante altre cose, un sentimento di scarsa solidarietà civile, almeno all’interno di una parte della popolazione: solo metà degli intervistati, infatti, afferma che è giusto pagare le tasse perché così si aiutano i più deboli, aderendo quindi al concetto della “redistribuzione” (principio sancito negli ordinamenti fiscali). Questo atteggiamento “egoriferito” (inteso come più centrato su di sé e meno sugli altri) è più concentrato tra i segmenti “meno istruiti”. Non solo, ma nei piccoli centri e, specialmente nel meridione, scrivono i ricercatori di Eumetra, gli intervistati sono relativamente più d’accordo sul fatto che, “alcuni cittadini sono costretti ad evadere le tasse per mantenere la propria attività e il proprio stile di vita”. Emerge quindi un atteggiamento di maggiore giustificazione dell’evasione delle tasse, che può essere indice di una sorta di “egoismo” o maggiore attenzione su se stessi e a ciò che è loro più vicino, anche fisicamente (dimensione locale).

Un sentimento di  scarsa solidarietà civile alimentato anche da chi non fa che strizzare l’occhio all’evasione- definita spesso e volentieri “di necessità”- o paragonare le tasse addirittura al “pizzo di Stato”  e non trova di meglio che ricorrere appena possibile ai condoni, vanificando sull’altare del consenso quei tratti di legalità, che seppur con fatica si è cercato di percorrere. Va certamente perseguita una maggiore semplificazione del sistema e reso il fisco “più amico”. Va presa di petto la grande evasione e vanno considerate le oggetttive difficoltà di imprese e famiglie, soprattutto quando sono state costrette –come è capitato negli ultimi anni– a far fronte a ripetute crisi. Vanno senz’altro evitate ipotesi di riforme fiscali che- stravolgendo il principio di progressività -si allontanano dal dettato costituzionale e dal traguardo dell’uguaglianza. E vanno prioritariamente rafforzati ed affinati gli strumenti (soprattutto quelli digitali) di lotta all’evasione, oltre che le dotazioni organiche a ciò preposte. Ma senza un rafforzamento del senso di solidarietà civile, che deve spingere tutti ad occuparsi del bene comune e a pagare al fisco quanto gli spetta, temiamo che tutti gli  sforzi messi in campo, per quanto utili, non saranno  mai esaustivi. Con il rischio che a rimetterci non saranno soltanto i servizi essenziali (dalla scuola alla sanità), che proprio sulle tasse si mantengono, ma l’intero Paese o Nazione, che dir si voglia. E la stessa tenuta democratica.

Qui per approfondire la ricerca Eumetra: https://www.eumetra.com/society-politics/gli-italiani-e-le-tasse-al-di-la-dei-luoghi-comuni/.