“Unisciti a un picchetto vicino a te!” è l’invito della California Federation of Labor che unisce 1.200 sindacati che operano nello Stato. Il menu dettagliato, leggibile sul suo sito, prevede date, luoghi e orari sia delle presenze informative (ad esempio di fronte all’aeroporto o allo stadio di baseball di San Francisco) sia degli scioperi di sceneggiatori e attori di Hollywood, infermieri del Garfield Medical Center, figuranti del parco tematico Medieval Times, assistenti di volo di United Airlines, autisti dei bus del Sequoia National Park, personale degli hotel.
Questi ultimi hanno già effettuato, da inizio luglio, 4 ondate di scioperi ed ora il loro Sindacato UNITE HERE local 11, che rappresenta 15.000 alberghieri, ha indetto il boicottaggio dei più di 60 grandi hotel della California meridionale coinvolti nella vertenza: “Il boicottaggio continuerà fino a quando il settore alberghiero non pagherà un salario dignitoso e porrà fine alla violenza contro i suoi membri in sciopero”.
In 3 strutture sono avvenute infatti intimidazioni o violenze verso i lavoratori, di cui avevamo parlato su Pressenza a luglio. Al boicottaggio stanno via via aderendo altri sindacati e associazioni ed incombe un impatto sui Mondiali di calcio del 2026 e sulle Olimpiadi del 2028, che si svolgeranno entrambi a LA e per i quali è iniziata l’organizzazione. Che di certo non è rasserenata dai problemi odierni di ospitalità nei grandi hotel cittadini.
Tre grandi convention sono state già rinviate o spostate, mentre quella dal 31 agosto a Los Angeles (LA) di 6.000 scienziati politici ha spaccato i partecipanti: mentre la dirigenza dell’Associazione di Scienze Politiche, richiesta dal Sindacato dei lavoratori alberghieri di annullare l’incontro o di svolgerlo on line, lo ha confermato, centinaia di partecipanti, soprattutto quelli latinoamericani, hanno annullato la loro presenza in solidarietà con le lavoratrici in sciopero. Il congresso è stato spostato da un hotel al centro congressi della città, ma ovviamente chi vi partecipa soggiornerà in hotel interessati dalla vertenza e si troverà di fronte alla politica in carne ed ossa, quella di che lotta per una retribuzione che consenta di affittare un alloggio per vivere in città e non lontano chilometri dal posto di lavoro.
La vertenza degli hotel di LA è in stallo, sia sul terreno economico, per cui il padronato alberghiero offre la metà della richiesta sindacale, sia sull’istituzione (attraverso una maggiorazione del 7% dei prezzi dei soggiorni in hotel) di un fondo abitativo a prezzi accessibili per i dipendenti del settore privi di casa, sia sul sostegno pubblico, richiesto dal sindacato al padronato alberghiero, del programma abitativo, il cui referendum i cittadini voteranno a marzo, di voucher per le camere d’albergo libere destinati ai senza alloggio. Una proposta che intende affrontare l’emergenza casa in una città come LA in cui l’affitto medio di un appartamento con due camere da letto è di 3.195 dollari al mese e ha sempre più numerose tendopoli.
Con questa strategia di “contrattare per il bene comune” il sindacato è uscito dall’aziendalismo e allarga la vertenza, non solo alle esigenze dei propri iscritti ma anche ai bisogni impellenti di una fascia numerosa di cittadinanza povera. Il vicepresidente sindacale Kurt Petersen del Sindacato ha infatti dichiarato: “Stiamo lottando per stabilire in che tipo di città vogliamo vivere, chi potrà viverci e chi sarà costretto ad andarsene”.
Il padronato ha risposto con una denuncia all’Agenzia federale NLRB perché non ritiene che questi ultimi argomenti siano di competenza della trattativa. Forse dalle finestre dei loro uffici non hanno il panorama sulle tendopoli o sulle auto dove dormono le persone (anche loro dipendenti tra un turno e l’altro).
Nel frattempo, il 18 agosto, il sindacato ha denunciato al NLRB un altro caso di intimidazione verso i lavoratori (provvedimenti disciplinari a 16 partecipanti al picchetto), avvenuto allo Sheraton Universal. A pochi passi da questo hotel, attori e sceneggiatori avevano picchettato gli studios della NBC Universal, anch’essa denunciata il mese scorso per ostacolo all’attività sindacale, che si sta svolgendo, sotto il sole cocente, coi soliti picchetti mobili.
Dopo quasi 150 giorni di sciopero ininterrotto, il sindacato degli scrittori ha dichiarato che la proposta economica del padronato non è sufficiente, soprattutto sulla remunerazione dello streaming (che ha sostituito una buona parte della proiezione nelle sale delle pellicole, regolamentata negli anni Sessanta da una remunerazione a chi aveva concorso a realizzarle) ed anche sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) nella realizzazione di lavori scritti e visivi, che potrebbe portare ad una progressiva scomparsa del ruolo umano degli sceneggiatori, degli assistenti di scena e degli stessi attori e generare prodotti iperstandardizzati, ben lontani dalla creatività e dalle sensibilità umane. Film a forte riduzione di personale in cui non sarebbero previsti sceneggiatori e in cui si potrebbero utilizzare anche, se non ci fossero regole in proposito, i visi di attori famosi, anche quelli defunti. Come ha documentato la professoressa Willis, insegnante di arti cinematografiche presso l’università della California del Sud, che in pochi minuti ha prodotto un breve film, peraltro per fortuna nostra di scarsa qualità, con l’uso dell’ IA.
La lunga estate calda degli scioperi in corso a LA sta sollevando anche interessi politici: la vice presidente Kamala Harris ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che i lavoratori (dagli scrittori, agli attori, ai lavoratori del settore alberghiero e municipale) stanno lottando e meritano di ottenere un contratto equo.
Ma il prolungamento dello sciopero potrebbe mettere a dura prova le risorse sindacali utilizzate per versare una diaria a chi perde lo stipendio. Anche per questo è in corso una discussione nel Parlamento californiano, sollecitata da esponenti della sinistra del Partito Democratico, per consentire anche ai lavoratori in sciopero di usufruire dell’indennità di disoccupazione, che decorrerebbe dopo 2 settimane di sciopero ed è di 450 dollari a settimana per 6 settimane. La proposta avrebbe la necessità di rimpinguare le risorse del Fondo, finanziato in modo modesto dalle aziende, anche e soprattutto nel caso di un possibile sciopero dal 1° ottobre di 85.000 operatori di Kaiser Permanente, la più grande struttura sanitaria del Paese, fornitrice di assistenza senza scopo di lucro.
Fonti:
https://www.unitehere11.org/hotels/
Holly Willis, What are Hollywood actors and writers afraid of? A cinema scholar explains how AI is upending the movie and TV business, The Conversation, 7.8
Mary Young, Los Angeles: hotel workers’ strike ignites backlash among academics, The Guardian, 14.8
Gary Baum, More Allegations of Picket-Busting at NBCUniversal Campus, The Hollywood Reporter, 21.6
Suhauna Hussain, Union calls for a boycott of Southern California hotels without contracts, Los Angeles Times, 24.8