A causa del maltempo quest’anno Equalafesta si è dimezzata: tra acquazzoni e schiarite sabato c’è stato spazio per il dibattito “I nuovi confini della cooperazione”, la cena equa-etnica-solidale e il concerto dei Sanzamamu, ma purtroppo gli organizzatori sono stati costretti a cancellare tutte le attività della domenica.
Introdotto da Gabriella Colli del GIM, l’incontro di sabato pomeriggio ha visto la partecipazione di Maria Vittoria Lanella, presidente del GIM (Gruppo di Impegno Missionario), attivo da 40 anni con progetti in Uganda, Sudan, Congo, Togo e Camerun e iniziative nel Luinese, Antonella Freggiaro, presidente dell’associazione Abareka, che opera in Mali da oltre vent’anni con diversi progetti sociali e sviluppa attività anche in Italia e Mah Aissata Fofana, scrittrice e mediatrice culturale di origine maliana. Era presente all’incontro anche Suor Aster, giovane missionaria comboniana di origine eritrea che opera in Uganda e attualmente studia in Italia.
E’ stato un incontro insolito e speciale, diviso in due parti: la prima si è incentrata sul racconto degli interessanti progetti in campo educativo, sanitario, agricolo, di sostegno alle donne vittime di violenze e altri temi ancora realizzati in Africa dal GIM e da Abareka, senza nascondere i tanti punti critici (dalla mancanza di sostegno dei governi, alla difficoltà, per gli africani, ad applicare il principio della reciprocità – chi riceve aiuto lo dà ad altri – e abbandonare la tendenza a vedere i bianchi come quelli che arrivano e a cui chiedere soldi), al generale problema del giogo colonialista che in diverse forme l’Europa e soprattutto la Francia continua a esercitare sull’Africa.
Una questione importante emersa dall’ultimo viaggio dei volontari del GIM in Uganda riguarda le reali esigenze delle popolazioni locali: non il benessere occidentale, ma il semplice desiderio di restare in pace e poter seguire il proprio stile di vita.
Mah Aissata Fofana ha iniziato il suo intervento mostrando su una cartina del continente la posizione del Mali, un paese con una cultura e una popolazione miste, un ponte tra l’Africa subsahariana e il Nordafrica e presentando una zucca riempita d’acqua come segno di benvenuto per gli ospiti (un gesto significativo in un Paese in cui l’acqua ha un’importanza fondamentale). Ha poi ricordato il fondamentale – e poco conosciuto – contributo ai diritti umani dato dalla Carta di Manden, redatta grazie al re maliano Sundiata Keita, che già nel XIII secolo affermava l’uguaglianza, l’abolizione della schiavitù, la parità di genere, la libertà di espressione e la protezione dell’ambiente.
La seconda parte, dedicata alla questione della cooperazione in Italia, è partita dal concetto che per cooperare bisogna conoscere. Insomma, dialogo e vicinanza. Da qui è iniziata un’interessante panoramica di esperienze concrete, come i corsi d’italiano per stranieri, le attività di mediazione culturale, soprattutto come aiuto per le donne in particolare nelle scuole e negli ospedali, le varie iniziative di supporto legale, lavorativo, di orientamento e i momenti di ascolto. In tutto questo è fondamentale sviluppare un atteggiamento di interesse per l’essere umano, che contribuisca a superare diffidenze e barriere.
C’è molto bisogno di iniziative sul territorio per rispondere alle esigenze di chi si sta integrando e ha difficoltà anche solo a trovare una casa. L’incontro si è concluso con un invito ai presenti a esprimere proposte e disponibilità, facendo emergere iniziative già in atto (come una rete di famiglie per l’accoglienza dei minori non accompagnati, un fenomeno in enorme crescita) e altre, come il supporto legale e i corsi d’italiano, da mettere in moto. E per finire, un’emozionante poesia letta da Mah.
Dopo una cena che presentava tra l’altro un piatto tipico eritreo, lo ziginì, Valentin Mufila e Antonio Testa hanno coinvolto il pubblico in un travolgente concerto con canzoni, percussioni e racconti africani.