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“Giù le mani dal reddito. Il Sud si ribella”.  Appello della “Rete dei comitati x la difesa e l’estensione del Reddito”  a tutti i percettori, ex-percettori, disoccupati/e, precari, realtà e movimenti: «IL 28 DA NAPOLI ALLE PIAZZE DI TUTTA ITALIA!»

Dopo la manifestazione nazionale di Roma “ci vuole un reddito” del 27 maggio 2023 e la  manifestazione del 9 agosto, con centinaia di persone scese in piazza a Napoli per protestare contro il taglio del reddito di cittadinanza, il 28 agosto 2023, si replica. 

Appello – È il momento del contributo di tutte e tutti per alimentare e moltiplicare la partecipazione alle piazze unitarie contro il taglio del Reddito di Cittadinanza. Le ultime iniziative di lotta a Napoli hanno dimostrato che c’è la possibilità di costruire un movimento ampio che – partendo da Sud e dalla rivendicazione della difesa e dell’estensione del Reddito di Cittadinanza – sia in grado di costruire l’opposizione generale e sociale contro il Governo Meloni, contro l’economia di guerra e le politiche di sfruttamento che alimentano la guerra tra poveri. C’è tanta rabbia dinanzi all’aumento dei finanziamenti alla guerra, ai regali tramite condoni fiscali, ai soldi per i vitalizi mentre si taglia il reddito di cittadinanza e ci si scaglia contro il salario minimo.

Ritroviamoci insieme:

-Contro l’economia di guerra: tagliare le spese militari non il reddito!

-Contro privilegi e profitti: tassare i grandi patrimoni, tagliare i vitalizi non il reddito di cittadinanza!

-Per lavorare tutti e lavorare meno, per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario!

-Lavoro o non lavoro dobbiamo campare: un reddito con cui campare ed un salario garantito intercategoriale!

-Contro i lavori ed i salari di fame e di merda: per il lavoro utile e necessario ai bisogni della società e dei territori!

Chiediamo a tutte e tutti di lavorare per la massima agitazione e diffusione dell’appuntamento del 28 Agosto alle h 11:00 a Piazza Garibaldi e di costruire nello stesso giorno in ogni parte d’Italia mobilitazioni ognuno secondo le sue possibilità.

Gettiamo le basi per una grande mobilitazione a settembre a Roma per mandare a casa questa banda di fascisti al governo.

Per maggiori informazioni delle iniziative di “Giù le mani dal reddito” clicca qui

 

Lo scarto didattico per i nostri giovani sulle competenze digitali (58,3%) rispetto alla media dei coetanei-UE (69,2%): raggiungono con minore frequenza un livello adeguato. Il ruolo di scuola e comunità educante è centrale per migliorare la situazione, ma nelle periferie e al centro-sud si registrano meno aule informatiche

La centralità delle competenze digitali Dall’acquisizione diffusa delle competenze digitali passerà una parte significativa dello sviluppo degli stati europei nei prossimi anni. Per questo è cruciale l’investimento nella diffusione di abilità digitali di base, a partire dalle scuole. In modo da superare i gap territoriali, sociali, di genere che oggi spesso gravano nell’acquisizione delle competenze informatiche. Il ruolo della scuola e della comunità educante nell’apprendimento delle competenze digitali è fondamentale. Oggi alle istituzioni educative, in una società sempre più tecnologica, si richiede una vera e propria alfabetizzazione di massa, fin dai primi anni, al pensiero logico e computazionale, ai linguaggi di programmazione, ai principi base della robotica, solo per fare alcuni esempi. Per andare in questa direzione è necessario un insieme di interventi, che coinvolgono tanto la scuola quanto la comunità educante nel suo complesso. Azioni che riguardano aspetti diversi, come i dispositivi digitali presenti nelle scuole, la formazione di docenti ed educatori, l’adeguamento degli edifici scolastici, l’adozione di strumenti e modelli didattici innovativi.  La dotazione di aule di informatica nelle scuoleSu oltre 40mila edifici scolastici presenti nel paese, in media circa uno su 3 (32,4%) è dotato di aule di informatica, in base a quanto comunicato dagli enti proprietari delle scuole per l’anno scolastico 2021/22. In oltre un caso su 4 (26,2%) non sono presenti, mentre l’informazione non è stata dichiarata per il 41,4% degli edifici. La dotazione di aule informatiche varia ampiamente sul territorio nazionale. È stata dichiarata per quasi il 50% degli edifici scolastici piemontesi (49,9%) e liguri (49,2%). Supera il 40% anche in Valle d’Aosta, Marche e Toscana. Mentre non raggiunge un quarto del totale in Abruzzo (23,3%), Calabria (18,1%), Campania (17,8%) e Lazio (16,8). Nella città metropolitana di Torino, così come nelle province di Imperia, Alessandria, Genova, Novara e Savona risulta dotato di aule computer almeno un edificio su 2. Sono soprattutto i territori del centro-sud e le aree interne a dichiarare una minore dotazione di aule di informatica nelle scuole. In particolare in 14 province meno del 20% del patrimonio scolastico dispone di un’aula informatica. Si tratta di Teramo (19,8%), Rieti (18,1%), Siracusa (17,9%), L’Aquila (17,7%), Catania (15,6%), Crotone (15,5%), Catanzaro (15,1%), Matera (14,5%), Roma (13,7%), Napoli (13,6%), Cosenza (13%), Latina (12,3%), Salerno (11,9%) e Benevento (10,4%). Le dotazioni informatiche, tra città e aree interne Per quanto riguarda le aree interne, se in media circa un terzo degli edifici scolastici statali è dotato di aule informatiche, la quota scende attorno a un quarto nei comuni periferici (26,3%) e in quelli ultraperiferici (25,1%). Parliamo delle aree del paese da cui – per raggiungere la città polo di servizi più vicina – servono almeno 40 minuti nel primo caso e oltre un’ora nel secondo. Le aree interne sono i territori del paese più distanti dai servizi essenziali (quali istruzione, salute, mobilità). Parliamo di circa 4.000 comuni, con 13 milioni di abitanti, a forte rischio spopolamento (in particolare per i giovani), e dove la qualità dell’offerta educativa risulta spesso compromessa.

Inchiesta Openpolis.

 

Bilancio di Goletta Verde e Goletta dei Laghi 2023. Il 32% di coste è inquinato: fiumi, canali e corsi d’acqua che sfociano a mare o nel lago i punti più critici. Crisi climatica ed inquinamento la minaccia principale. “Lotta alla maladepurazione, tutela della biodiversità, sviluppo dell’eolico offshore” le proposte di Legambiente

Tre le proposte che lancia l’associazione ambientalista all’esecutivo e che hanno al centro i temi chiave delle due campagne: lotta alla maladepurazione, tutela della biodiversità, sviluppo dell’eolico offshore. Sul fronte mala depurazione  è fondamentale che il Governo Meloni nomini il nuovo commissario per la depurazione per dare continuità rispetto a quanto fatto dal precedente commissario, si completino gli interventi sulla rete impiantisca prevedendo più risorse. Ad oggi pesano sull’Italia quattro procedure di infrazione per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue (91/271/CEE); l’ultima (2017/2181) è ancora in fase di istruttoria, le prime tre sono già sfociate in sentenza di condanna e in particolare la prima, risalente al 2004, è giunta fino alla sanzione pecuniare. Dal punto di vista economico, il nostro Paese l’Italia ha già pagato sanzioni pecuniarie per oltre 142 milioni di euro. Sul fronte tutela biodiversità si acceleri il passo nella istituzione di nuove aree protette per raggiungere gli obiettivi della Strategia della UE sulla biodiversità che propone il 30% di territorio e di mare protetto entro il 2030: ci sono inspiegabilmente in stallo da anni decine di Parchi e di Aree marine protette come quella della Costa di Maratea, in Basilicata, o quelle della Costa del Monte Conero e della Costa del Piceno, nelle Marche. Ad oggi la copertura nazionale di superficie protetta, al netto delle sovrapposizioni tra aree naturali protette e siti natura 2000, è pari all’11,2% ed è ancora insufficiente a proteggere adeguatamente la biodiversità che nel contesto euromediterraneo registra l’81% degli ecosistemi ancora a rischio. Sul fronte dell’eolico off-shore – si accelerino le procedure autorizzative dei 72 progetti ancora in attesa di valutazione statale. I progetti sono principalmente situati lungo le coste di Sicilia, Sardegna e Puglia, seguite da Lazio, Calabria, Emilia-Romagna e Molise.

approfondimenti su lanuovaecologia.it

 

FIRMADAY il 16 settembre promosso dal Comitato regionale E-R  contro ogni autonomia: «Tutto scorre ma le pre-intese sono sempre lì dal 2019». L’Emilia Romagna (E-R) si differenzi da Veneto e Lombardia ritirandole: «È troppo facile dire che la maggioranza degli emiliano-romagnoli è favorevole perché nessuno protesta senza fare un referendum!»

L’Emilia-Romagna quando articola le 16, anzi 15+1, materie in sottomaterie non si ” differenzia ” da Veneto e Lombardia. L’Emilia-Romagna è contro il DDL Calderoli ma non ritira gli accordi siglati nel 2019 e userà lo stesso DDL per rendere quelle intese definitive, per coerenza dovrebbe ritirarle. Campania, Puglia e Toscana, anche loro contro il DDL Calderoli, stanno per iniziare i negoziati, per coerenza non dovrebbero iniziarli. Ma se non possiamo fare niente per quest’ultime in Emilia-Romagna è in corso la raccolta firme per una Legge regionale di Iniziativa Popolare, LIP E-R. Se non sei residente informa tutte e tutti i tuoi amici o parenti etc. che risiedono in Emilia-Romagna e se poi risiedi in Campania, Puglia o Toscana, ecco, provateci anche voi… si chiama ” massa popolare”!

Il “Comitato regionale E-R  contro ogni autonomia” ha presentato una Legge d’Iniziativa Popolare per il ritiro delle pre-intese siglate con il governo nel 2019 e che potrebbero diventare definitive con il DDL Calderoli. La Legge regionale d’iniziativa popolare E-R rappresenta:  – un atto dovuto verso tutte e tutti i 3224 firmatari della Petizione Popolare, mai discussa, per il ritiro della Risoluzione del 2018 che dava mandato al Presidente di Giunta a negoziare con il governo ulteriori e particolari forme di autonomia per l’art.116 c. 3, Cost.; richiesta di coerenza da chi ostenta contrarietà al DDL Calderoli, ma trasformerà con questo in definitive le pre-intese  del 2019; sprone a cittadini e cittadine delle regioni che hanno espresso parere negativo al DDL  per impedire ai Presidenti, con strumenti di partecipazione popolare, negoziati grazie alle sue norme; I Presidenti di queste 4 regioni non possono arrivare alle intese definitive (E-R) o addirittura iniziare i negoziati per ulteriori e particolari forme di autonomia con il DDL Calderoli sul quale hanno espresso contrarietà. E’ troppo facile dire che la maggioranza degli emiliano-romagnoli è favorevole perché nessuno protesta senza fare un referendum! TOCCA A NOI –   Il 16 settembre ci sarà il firmaday in ogni capoluogo di provincia ed in alcuni comuni più grandi. Cerchiamo contatti nei piccoli comuni che si mettano a disposizione per 1 ora, il tempo di portare il modulo di raccolta firme nel loro comune perchè sia quest’ultimo a offrire il servizio come strumento di Democrazia partecipata. Esiste legge e regolamento ma abbiamo già costatato che ogni comune interpreta la Democrazia “a suo modo”. Si passa da esempi virtuosi di comuni servitori della popolazione a chi invece sperimenta qualsiasi cavillo per scoraggiare tale pratica. In attesa del 16 settembre stiamo organizzando altre occasioni per firmare la LIP. Intanto per la provincia di Modena e per i suoi residenti si potrà firmare tutte le sere a Spilamberto dal 17 agosto al 3 di settembre alla Festa di Liberazione (area Panarock) e per i non residenti sarà un utile punto info. Il 26 agosto dalle 09,00 alle 11,30 si potrà firmare a Faenza in Piazza del Popolo (fronte Duomo) con un banchetto organizzato da PaP. È in costruzione un banchetto del Comitato contro ogni autonomia di Ravenna per il 4 ottobre dalle ore 18,00 alle 20,00, ve ne daremo conferma. Passata questa settimana di ferragosto sarà nostra cura fissare in alto il post con l’elenco di date e sedi aggiornato. Ribadiamo la richiesta di disponibilità di contatti  nei piccoli comuni. L’E-R ha circa 330 comuni che se moltiplicate per una media di 15 o 10 o anche 5 firme a comune… Firma e fai firmare!

NO Autonomia Differenziata Comitato Emilia-Romagna

 

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