Il sabato appena trascorso ha visto la città di Messina inondata da una marea di manifestanti non solo costituita da cittadini peloritani: moltissime sono state le presenze dall’altra sponda dello stretto; così come pure diverse sono state le presenze registratesi dalle altre realtà territoriali regionali, intervenute con nutrite delegazioni; o soggettività venute a protestare anche da altri territori della penisola con significative rappresentanze.
Le cronache parlano di un successo straordinario, di un corteo enormemente cresciuto – qualitativamente e quantitativamente – rispetto alla partecipazione del presidio di Torre Faro, indetto lo scorso giugno per contestare la passerella politica del ministro delle infrastrutture, Salvini, invitato dalla CISL ad un vero e proprio spot-dibattito pro-ponte.
Ma questo dell’altro ieri, bisogna ribadirlo, è stato un vero grande successo che, così come ha commentato Corrado Speziale, in un suo articolo su scomunicando, «ha trasformato l’altrettanto importante corteo di Torre Faro, dello scorso 17 giugno, in un’ “anteprima” che ha dato il via ad una serie di manifestazioni in divenire, che assumeranno sempre più forza e consistenza nel tempo. Perché se il ministro Salvini e i suoi interlocutori interessati – scrive ancora Speziale – intendono rispettare quello che definiscono un cronoprogramma che porterà tra meno di un anno alla fatidica posa della prima pietra, in riva allo Stretto la protesta non tenderà affatto ad attenuarsi. Anzi, crescerà sempre di più».
La giornata è iniziata a Piazza Cairoli punto di concentramento del corteo, da cui i manifestanti – stimati nell’ordine di circa 5000 – hanno preso il via sfilando lungo le vie della città, per lanciare una massiccia campagna di resistenza e per dire – in modo chiaro e deciso – un grosso NO alla folle impresa di costruire il mega ponte sullo stretto.
Nella fase finale dell’iniziativa, a Piazza Unione Europea (dove il lungo serpentone si è sciolto) campeggiava lo slogan No al ponte – No alle grandi opere, proiettato dagli organizzatori sulla facciata municipale. Nel frattempo, diversi interventi si sono alternati poco prima della chiusura, la quale è stata affidata ad un concerto tenute da gruppi musicali dei territori di Scilla e Cariddi.
Vogliamo inoltre registrare un’importante rivendicazione, segnalata opportunamente anche da Speziale, portata all’attenzione dal gruppo “Disabili pirata” che – nel corso del corteo – si è fatto apprezzare per aver lanciato lo slogan originale Contro ponte e betoniere, abbattere tutte le barriere. Il predetto gruppo, «in virtù della sensibilizzazione per l’abbattimento delle barriere nell’ambito della difesa dei diritti delle persone con disabilità, ha promosso il prossimo Disability Pride che per la Sicilia, a conclusione del circuito nazionale di sette tappe, si terrà a Palermo il prossimo 22 ottobre».
Infine prendiamo nota di quanto ha dichiarato Luigi Sturniolo, da sempre attivista in prima fila delle battaglie NoPonte, sull’efficacia della manifestazione del 12 agosto: « la sua ricchezza, la sua pluralità, la gioia che ha trasmesso, ha scosso gli agit prop locali del ponte. Non sono tanti, ma sono influenti». Ed in modo ancora più incalzante continua: «Alcuni di loro ci guadagnano già col ponte e fanno parte di quel blocco sociale che trae vantaggio dal riavvio dell’iter progettuale. Sì, proprio così – sottolinea l’ambientalista -, non dalla costruzione del ponte, ma dall’attivazione del cronoprogramma. Noi gli stiamo rovinando i piani e loro reagiscono scompostamente».
Concludendo, ci dice Sturniolo: «Provano a “definirci”, a “classificarci”, ma lo fanno male, non sanno che quando i movimenti irrompono nella società cambiano tutti gli equilibri pre-esistenti. Non possono capirlo perché misurano il proprio tempo di vita con la partita doppia delle entrate e delle uscite. Con buona pace di coloro che disinteressatamente hanno una preferenza per il ponte, questi che si avvantaggiano attraverso il riavvio dell’iter non hanno alcun interesse a una polemica razionale. Promettono galera e cariche della polizia, ma verranno travolti dalla gioia della comunità che difende il proprio territorio. Ci dispiace tanto, ma non abbiamo tempo da perdere con loro».
Insomma, dalla Sicilia sembrano risvegliarsi nuove speranze resistenziali che richiamano alla mente le grandi lotte del passato e che, scorrendo lungo la dorsale appenninica, si collegano al conflitto delle comunità alpine della Val di Susa. Non a caso nel tripudio di bandiere fra le altre sventolavano quelle dei NoTav.