Negli ultimi anni i produttori di elettricità si sono precipitati sui terreni agricoli per installare pannelli solari. Chi sono gli attori coinvolti, e quali conflitti di interesse si manifestano nelle diverse fasi dei progetti? Decifriamoli.

“C’è una corsa all’espansione e al gigantismo”, osserva Valentine Grunwald, fino al 2022 prospettrice di terreni per progetti fotovoltaici al suolo in una compagnia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In meno di due anni ha visto quest’azienda quintuplicare la superficie minima ricercata per ogni progetto. Molti dei progetti prevedono decine di ettari di pannelli, e alcuni superano anche i 150 ettari (1).

Mentre in origine i progetti si concentravano principalmente su “terreni degradati”, come vecchie cave o aree industriali dismesse, oggi la maggior parte di essi riguarda terreni agricoli. Tuttavia, secondo l’Agenzia francese per l’ambiente e la gestione dell’energia (Ademe), ci sono ancora tetti e aree artificiali sufficienti per soddisfare gli obiettivi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (2). Allora perché minacciare terre fertili?

«Non è perché non ci sono più terreni degradati a disposizione, ma perché gli sviluppatori hanno nuovi criteri (di dimensioni, potere, redditività) che non vengono più soddisfatti» spiega Valentine Grunwald. «I progetti su terreni degradati sono più piccoli e più restrittivi. Richiedono tanto lavoro quanto i grandi siti agricoli, per molto meno denaro. Il fotovoltaico su terreni agricoli è molto più redditizio.»

Una manna finanziaria per i grandi proprietari

Se gli industriali presentano la produzione di energia elettrica fotovoltaica come un aiuto per gli agricoltori, fornendo loro un reddito aggiuntivo, questa manna finanziaria avvantaggia principalmente i proprietari terrieri più ricchi. «Questa industria fotovoltaica si rivolge a persone con il richiamo del profitto, così come ad agricoltori indebitati nei confronti di grandi aziende agricole convenzionali, che vedono così una soluzione ai loro problemi finanziari» osserva Valentine Grunwald. «Puntando solo alle grandi aziende agricole, questa industria incoraggia un modello di agricoltura poco virtuoso.»

«Più volte negli incontri sul campo mi sono trovata davanti un uomo d’affari in giacca e cravatta o un conte con l’orologio di lusso al polso» ricorda l’ex prospettrice. «In molti casi chi recupera i soldi è chi li ha già. Mi addolorava quando i piccoli agricoltori ci chiamavano per dire: ‘Ho 3.000 m2 di tetto, ho davvero bisogno di un aiuto finanziario!’ e ci rifiutavamo di installare i pannelli da loro perché non era abbastanza redditizio.»

Ricerca finanziata dall’industria

I produttori di elettricità promettono anche molti vantaggi agronomici per la crescita dell’erba, la protezione dai rischi climatici e il benessere degli animali. «È bello vantarsi degli studi fatti, ma li abbiamo iniziati solo di recente. In sostanza non abbiamo molti risultati» precisa Valentine Grunwald. «Gli studi usati come argomenti di autorità davanti ad agricoltori e funzionari eletti presentano conflitti di interesse e non sono verificati dalla comunità scientifica. Sono stati presentati come studi inconfutabili quando spesso erano imperfetti, parziali o incompiuti.»

E la ricerca accademica? Le ricerche condotte presso l’Istituto Nazionale di Ricerca per l’Agricoltura, l’Alimentazione e l’Ambiente (Inrae) sono svolte in collaborazione con gruppi privati, come Sun’R, PhotoSol o EngieGreen (3). Anche l’Istituto Mediterraneo di Biodiversità ed Ecologia Marina e Continentale (IMBE) partecipa a un programma di ricerca in collaborazione con… TotalEnergies Renouvelables! «Non solo si può mettere in discussione i loro risultati, ma selezionavamo anche ciò che faceva al caso nostro per procedere nel nostro discorso» testimonia la giovane ingegnere.

I pannelli solari nei campi sottopongono l’agricoltore a molti vincoli, con il rischio che egli riduca o addirittura interrompa la propria attività, dal momento che la produzione di energia elettrica gli fornisce un reddito sufficiente. È dunque particolarmente difficile conciliare pannelli e colture, in quanto ostacolano il passaggio delle macchine. «Non appena era necessario sforzarsi per adattare il progetto all’agricoltura, lasciavamo perdere» afferma Valentine Grunwald. «Agli agricoltori è stato detto di mietere altrove o di acquistare il fieno con i soldi del fotovoltaico per semplificare il progetto. Questa è l’agricoltura di garanzia. La nostra unica considerazione è economica. Nessun riguardo per gli agricoltori, a cui vengono rubati gli strumenti di lavoro.»

“Dobbiamo scendere a compromessi in molte fasi”

“Gli sviluppatori hanno a loro favore il potere economico” osserva Guillaume Schmitt, per due anni consulente presso un ufficio tecnico su progetti fotovoltaici. In modo articolato, l’agronomo ha potuto visionare alcuni progetti che ritiene abbastanza coerenti dal punto di vista agricolo, basati su un dialogo con l’agricoltore, anche se altri progetti non ne tengono assolutamente conto. Così, il progetto dell’azienda Cryo a Champvert, nella Nièvre, prevede di installare 189 ettari di pannelli su 4 potenziali siti, ma nessun agricoltore partecipa al progetto! Con l’appoggio della Camera dell’Agricoltura, la Prefettura ha rilasciato una concessione edilizia, senza la garanzia che un giorno gli agricoltori si possano effettivamente insediare su questi terreni che verranno coperti da pannelli.

Gli uffici tecnici hanno il compito di misurare l’impatto dei progetti sull’ambiente o sull’economia agricola, proponendo poi misure per evitare, ridurre e compensare gli effetti negativi dei pannelli solari sull’habitat o sulla produzione agricola. Se gli uffici tecnici generalmente si dichiarano “totalmente neutrali e indipendenti” perché hanno diversi clienti, restano pagati dalle industrie. «In una riunione è difficile smontare il progetto davanti al nostro cliente, titolare di questo stesso progetto» testimonia Guillaume Schmitt.

«Quando realizziamo lo studio dobbiamo scendere a compromessi in molte fasi.» Per esempio i consulenti possono aumentare o diminuire i raccolti di grano per modificare l’importo della compensazione agricola, a seconda della pressione del titolare del progetto o della Camera dell’Agricoltura. «L’obiettivo degli uffici tecnici è che il progetto riceva un parere positivo in commissione. Ci rallegriamo quando è il caso.»

Una volta realizzati gli studi, la Commissione Dipartimentale per la Conservazione degli Spazi Naturali, Agricoli e Forestali  (CDPENAF) emette un parere sul progetto, generalmente seguito dalla Prefettura competente per l’esame delle concessioni edilizie. Anche le Camere dell’Agricoltura, che generalmente guidano il parere della commissione, sono soggette a conflitti d’interesse. Spesso beneficiano, direttamente o indirettamente, di finanziamenti durante la realizzazione di progetti fotovoltaici. Per compensare i danni dei pannelli solari sull’agricoltura, i produttori di energia devono in particolar modo effettuare compensazioni agricole collettive”, ovvero versare una certa somma in un fondo gestito, il più delle volte, dalla Camera dell’Agricoltura locale per finanziare progetti agricoli sul proprio territorio, come i progetti di irrigazione. «Le Camere dell’Agricoltura vedono questi impianti solari come vantaggi economici che consentono loro di finanziare altri progetti» spiega Guillaume Schmitt.

Camere dell’Agricoltura soggette a conflitti di interesse

Il consulente ha potuto assistere a questi conflitti d’interesse mentre lavorava alla compensazione per un progetto realizzato da EngieGreen per un impianto a terra su 20 ettari a Volgelsheim, nell’Alto Reno, nel 2020. Poco prima che la commissione incaricata dia il suo parere sul progetto, Guillaume Schmitt viene a sapere che gli accordi stretti sulla compensazione agricola sono stati modificati all’ultimo minuto. La condizione per monitorare l’effetto dei pannelli sull’allevamento è stata rimossa e il suo importo portato al massimo, ovvero 117.000 euro. La ragione? Una settimana prima, un membro eletto della camera e un alto funzionario di EngieGreen avevano cenato insieme. «Mi hanno spiegato di essersi accordati tra loro» ricorda l’agronomo. «Durante le commissioni, tutti parlarono di questa cena come se niente fosse. Questa è corruzione!» La commissione, di cui fa parte la Camera dell’Agricoltura, ha espresso parere positivo sul progetto.

Il caso della Camera dell’Agricoltura della Nièvre è particolarmente emblematico. Per ogni progetto chiede all’azienda fotovoltaica un compenso per effettuare un audit e monitorare il progetto al suo avvio (4). E non finisce qui. Ha inoltre negoziato la “compensazione agricola” per contribuire a un fondo chiamato Gufa (5), con il quale finanzia direttamente i propri progetti agricoli. Con tali interessi finanziari, la Camera dell’Agricoltura della Nièvre nel febbraio 2021 ha votato a favore dell’installazione di pannelli solari su non meno di 2.000 ettari di terreno agricolo!

I servizi statali di fronte alla vaghezza delle normative

«È abbastanza difficile posizionarsi su progetti senza una definizione precisa di agrivoltaismo» osserva Jules Rouhaut*, funzionario di una Direzione dipartimentale dei territori (DDT), incaricato dello studio di progetti agrivoltaici” in modo che la prefettura possa decidere se concedere il permesso di costruire. Finora la normativa ha consentito progetti fotovoltaici su terreni agricoli, a condizione che “mantenessero un’attività agricola significativa”. Ma cosa si intende per “significativa”? A ognuno la sua interpretazione! «Abbiamo ricevuto molti progetti poco seri, con ‘pseudo-imprenditori’ assolutamente non formati in agricoltura» testimonia Jules Rouhaut.

Non solo i prezzi dei terreni agricoli stanno aumentando vertiginosamente, ma anche gli importi degli affitti pagati dalle compagnie elettriche possono dissuadere i proprietari terrieri dall’affittare o vendere i propri terreni agli agricoltori. Jules Rouhaut ha potuto osservare questa situazione in uno dei progetti ricevuti: «Partiamo dal presupposto che il proprietario attendesse l’urbanizzazione dell’area o la realizzazione di un progetto fotovoltaico. Si è rifiutato di concedere un affitto rurale a un agricoltore perché questo contratto è molto protettivo. Abbiamo espresso parere negativo perché il contrario avrebbe inviato agli altri proprietari un segnale favorevole alla conservazione della proprietà.»

Verso un’accelerazione dell’energia fotovoltaica sui terreni agricoli

Questa vaga regolamentazione lasciava molto spazio all’interpretazione dei dipartimenti, spesso influenzati dalla posizione della Camera dell’Agricoltura locale. Inizialmente riluttante ad accettare questo tipo di progetto, il DDT dove lavora Jules Rouhaut ha sempre più difficoltà a resistere a questo fenomeno, sotto l’effetto delle pressioni degli sviluppatori, che presentano sempre più progetti su terreni agricoli, e del nazionale, che cerca di raggiungere i propri obiettivi di produzione di energie rinnovabili.

Adottata a marzo 2023, la legge per accelerare la produzione di energia rinnovabile, ha appena dato il via libera al potenziamento del fotovoltaico sui terreni agricoli (6). Oltre a legittimare il termine “agrivoltaismo”, la legge autorizza anche progetti fotovoltaici su terreni cosiddetti “incolti”. La Confederazione rurale della Valle della Loira denuncia questo concetto utilizzato dagli industriali, perché ritiene che l’allevamento del bestiame si sia ampiamente sviluppato su terreni poveri. «In alcuni territori autorizzare il fotovoltaico a queste condizioni equivale a condannare un’agricoltura che stenta a sopravvivere, anche se virtuosa come quella mista policoltura-allevamento» avverte il sindacato.

Inoltre, le tariffe di riacquisto per l’energia elettrica fotovoltaica sono cambiate. Finora lo Stato acquistava l’energia elettrica prodotta sui tetti o sui cosiddetti terreni “degradati” a tariffe garantite per 30 anni, ma non acquistava quella prodotta su terreni agricoli o forestali (7). Da ottobre 2023 l’energia elettrica prodotta sui terreni agricoli potrà beneficiare della stessa tariffa incentivante di quella prodotta sui tetti, garantita per 30 anni, rappresentando così una sicurezza estremamente allettante per i produttori!

Con prospettive politiche ed economiche così incoraggianti, sempre più grandi gruppi, anche se molto lontani dal campo della produzione di energia elettrica, stanno avviando progetti fotovoltaici su terreni agricoli, che possiedono o acquistano. È il caso del gruppo Casino, con la sua controllata Greenyellow, o del gruppo di trasporti Malherbe, con la sua controllata Samsolar. Di fronte a un tale boom di pannelli solari su terre fertili, collettivi e organizzazioni di contadini, abitanti ed ecologisti si stanno mobilitando a livello locale in tutta la Francia.

Lola Keraron

* Il nome e il cognome sono stati cambiati per motivi di riservatezza; questa persona rischia di essere danneggiata nel suo lavoro all’interno dei servizi dello Stato.

Note:

(1) A titolo indicativo, i progetti fotovoltaici sostenuti dall’ufficio tecnico CETIAC coprono in media 22 ettari.

(2) Secondo Ademe, i pannelli solari potrebbero produrre 123 GW su grandi tetti e 49 GW su terreni incolti industriali, che è al di sopra dell’obiettivo di produrre 44,5 GW di elettricità solare entro il 2028, fissato nel programma energetico pluriennale (PPE).

(3) Cfr. Nella fanghiglia agrivoltaica”, nel dossier di S!lence n° 524, “Agrivoltaismo, non cadiamo nella trappola”.

(4) La Camera chiede tra i 15.000 ei 20.000 euro a progetto per effettuare l’audit, poi 50 euro per ettaro e all’anno per il monitoraggio del progetto una volta avviato, oltre a 1.500 euro per megawatt prodotto in compensazione agricola. Cfr. l’articolo “Dare vita al dibattito pubblico e ribaltare gli equilibri di potere”, Campagnes solidaires, n° 384, giugno 2022.

(6) La legge tiene conto di diversi criteri per studiare un impianto agrivoltaico: deve essere reversibile, fornire uno o più servizi alla produzione agricola e l’attività agricola deve rimanere l’attività principale. Come viene giudicato il rispetto di quest’ultimo criterio? Per reddito? In base all’impronta dei pannelli a livello del terreno o dell’azienda agricola? Persiste una grande ambiguità, e questo criterio dovrà essere specificato in un prossimo decreto.

(7) Ad eccezione dei progetti “agrivoltaici innovativi”.

Traduzione dal francese di Enrica Marchi. Revisione di Thomas Schmid.

L’articolo originale può essere letto qui