Giovedì 3 agosto, si sarebbe dovuta discutere in Campidoglio, la mozione riguardante il conferimento della Cittadinanza Onoraria di Roma a Julian Assange. Ci auguriamo che alla ripresa dei lavori a settembre ci sia una larga condivisione della mozione in Aula Giulio Cesare in un momento cruciale.
È ritenuto infatti imminente il verdetto della Alta Corte britannica presso cui i legali di Assange hanno presentato istanza d’appello contro l’estradizione verso gli Stati Uniti, ovvero, come accertato, verso il Paese che aveva progettato di farlo rapire e assassinare. Forse, per un vizio di forma, la sentenza di estradizione non sarà emessa prima della sospensione feriale, ma le previsioni in ogni caso non sono rosee.
Solo attraverso la pressione popolare e l’impegno delle organizzazioni e associazioni democratiche che hanno a cuore la vicenda di Assange e la difesa delle libertà d’informazione, sia a livello mondiale che nazionale, si potrà arrivare alla sua liberazione.
Ed è per questo che migliaia di attivisti in giro per il mondo si stanno spendendo per Assange, facendo pressione presso i loro politici. Gli attivisti a Roma non sono stati da meno: 11 municipi su 15 (2 devono ancora esprimersi) hanno già approvato una mozione per chiedere al Sindaco Gualtieri di conferire ad Assange la cittadinanza onoraria di Roma e di attivarsi per la sua liberazione, così come a suo tempo si fece per Patrick Zaki. Nel frattempo altre amministrazioni comunali hanno votato all’unanimità la cittadinanza per Assange, l’ultima in ordine temporale a Riano, in provincia di Roma.
Siamo certi che al loro rientro alla prima occasione metteranno in cima alle priorità la votazione della mozione per Julian Assange e potremo quanto anche noi a Roma, come a Bologna per Zaki, festeggiare la ritrovata libertà del giornalista australiano, anche grazie a questo gesto simbolico.