Il vertice di domani sull’immigrazione, promosso dall’Italia e a cui parteciperanno i Paesi affacciati sul Mediterraneo, non è altro che un’ulteriore tappa della strategia di esternalizzazione a Paesi terzi del controllo delle frontiere dell’Europa. Peccato che “l’approccio olistico sulla migrazione”, garbata formula diplomatica utilizzata nel Memorandum con la Tunisia, non tenga assolutamente in considerazione le conseguenze sulla vita delle persone che transitano nei Paesi con cui si stringono le intese, dove sono sistematicamente esposte al rischio di sfruttamento, violenza, tortura e altre gravi e ben documentate violazioni dei diritti fondamentali, incluso il diritto alla salute.
“Siamo di fronte a una storia già vista. La retorica securitaria che muove l’intesa con Tunisi ha portato a un ripugnante accordo fotocopia di quelli già siglati con Turchia e Libia, che hanno solo moltiplicato violazioni e sofferenze” dichiara Marco Bertotto, direttore dei programmi di MSF Italia. “Si aggiungono altri chilometri a un muro già in costruzione lungo tutto il Mediterraneo, su cui si infrangono migliaia di vite”.
Le conseguenze umanitarie di questi accordi sono documentate da rapporti ufficiali e dalle innumerevoli testimonianze che in questi anni MSF ha raccolto dalle persone assistite nei progetti in Italia, Grecia, Libia, lungo la rotta balcanica, sulle navi di soccorso.
A Ventimiglia curiamo persone con vissuti drammatici in Tunisia; qui sotto due testimonianze raccolte dai team di MSF lungo il confine tra Italia e Francia*.
Marie, originaria della Guinea Conakry, ha raccontato ai team di MSF che “in Tunisia c’era violenza ovunque, ma ho dovuto far nascere lì mia figlia. In ospedale – continua Marie – se sei nera, ti lasciano entrare solo se sei incinta o hai avuto un grave incidente. Durante il parto l’ostetrica mi urlava contro e siccome mia figlia non voleva uscire mi è salita sulla pancia con le ginocchia per spingerla fuori. Ora ho una grossa cicatrice e mi fa male la pancia anche quando tossisco”.
Joseph ha vissuto sei anni in Tunisia con sua moglie, ma di recente sono dovuti fuggire perché “la vita lì è impossibile per le persone con la pelle nera. Ho perso prima il lavoro, poi la polizia mi ha sequestrato tutti i miei averi. Alla fine, sono finito anche in prigione senza motivo e per 28 giorni non ho nemmeno potuto chiamare mia moglie. Ecco perché abbiamo deciso di venire in Europa”.
* I nomi sono di fantasia. Testimonianze raccolte a maggio 2023.