Ci avviciniamo all’80° anniversario della deposizione di Benito Mussolini, 25 luglio 1943, e per l’occasione abbiamo deciso di intervistare l’autore Angelo M. Maddalena (presente all’EIRENEFEST con un suo stand), in merito al suo ultimo libro, un romanzo storico ambientato proprio in quel periodo:  Agitatevi con calma. Il romanzo di Angelo e di altri socialisti “vestiti di povertà”, (edizioni autoproduzioni Malanotte).

Il personaggio principale di questo romanzo è Angelo Di Gregorio, suo nonno, un socialista siciliano al tempo del fascismo. Può raccontarci brevemente la sua figura?

Grazie intanto, caro Andrea, per la tua generosità, ricordo che quando ti ho proposto di fare a cambio con il tuo libro a Eirenefest, pur potendo usare la scusa che le copie del tuo libro le vendeva solo lo stand della libreria Giufà, mi hai subito dato i soldi per comprare il mio libro, affinché io comprassi con quelli il tuo. Purtroppo devo dirti che non è una cosa così scontata tra scrittori e artisti che ho conosciuto, spesso poco curiosi e aperti verso le opere dei colleghi: lì ci sarebbe un discorso lungo da fare, che ho accennato nella mia canzone L’artista frustrato, ma andiamo avanti.

Allora, mio nonno Angelo, che non ho conosciuto perché è morto “giovane” nel 1960, è stata una figura che si è meritata il nome di una via a lui intitolata nel mio paese. Per me indagare sulla sua biografia è stato uno spunto per scoprire un’epoca che noi abbiamo perso, non solo in senso temporale (perché fa parte del passato), ma che soprattutto non concepiamo più nel nostro immaginario. C’è stato un mutamento antropologico a partire dalla seconda metà del secolo scorso, a cui già accennavano prima Erich Fromm e poi Pasolini; un esempio fra gli altri che si trova in una pagina del libro: quando mio nonno (o il personaggio a lui ispirato) da bambino vede Alfonso Cansio, un socialista di Barrafranca, mentre invoglia alcuni braccianti a occupare una terra che fa parte di un feudo, mio nonno pensa che vuole diventare come lui da grande, per aiutare quelli che non hanno neanche le scarpe a lottare. Non per avere un paio di scarpe, ma per conquistare giustizia e dignità per sé e per gli altri della stessa classe sociale. Ecco, lì c’è un esempio dello scarto fra i nostri nonni e noi: loro non pensavano a fare elemosina o a tappare un buco, ma a lottare per riscattarsi totalmente.

Questo volume è frutto di una grande ricerca presso documenti e atti ufficiali. Quanto tempo ha impiegato per scrivere il libro, vista la grande mole di ricerca? Quali sono state le sue fonti principali?

Come ho scritto nel taccuino del romanzo in corso d’opera, in appendice al libro, ho iniziato a prendere appunti nel 2005 e l’ho completato nel 2020. Se ci avessi pensato avrei detto a me stesso che non ce l’avrei mai fatta a mantenere una costanza nell’ispirazione e nella raccolta di documenti; poi ho capito che è davvero qualcosa che viene dall’alto, o da un oltre, qualcosa che non dipende da te, un comando e una guida che si fa spazio e si fa strada nel tempo, e quindi poi arriva a compimento, con i suoi tempi. Per esempio, un anno e mezzo fa ho iniziato a scrivere un nuovo romanzo storico su Gesù e Seneca, non ci crederai ma avevo cominciato a pensarci trent’anni prima, durante le lezioni di letteratura latina all’Università. Poi ho sentito o letto che l’ultimo romanzo di Pamuk ha avuto una gestazione di trent’anni… quindi siamo pari, o siamo a cavallo!

Le fonti principali le ho citate quasi tutte nella bibliografia, però devo dire che la “fonte” più importante è stata il tempo, cioè l’attesa paziente che dentro di me si definisse e si “svolgesse” una trama. All’inizio avrei voluto raccogliere più testimonianze orali, poi un po’ per la lontananza dalla Sicilia e un po’ perché molti che potevano dirmi qualcosa andavano scomparendo (perchè emigrati o deceduti). Allora ho capito che dovevo fare una ricerca di documenti, iniziando dal casellario politico centrale, però non sono mai andato all’archivio centrale di Roma, anche perché più passava il tempo più erano disponibili molti documenti su internet. Poi ho conosciuto Alberto Prunetti e il suo libro Potassa, e mi incoraggiavo a seguire quella linea, anche se il mio modello come romanziere storico è sempre stato Sebastiano Vassalli di cui ho letto, ovviamente, solo i romanzi storici (quelli più sperimentali non sono riusciti ad affascinarmi).

Come fu vissuta in Sicilia la deposizione di Mussolini e il successivo armistizio? Potrebbe raccontarci in particolare le rivolte dei siciliani del Natale 1944?

Della rivolta del Nonsiparte avevo sentito parlare già vent’anni fa o forse più, quando leggevo la rivista Sicilia libertaria. Maria Occhipinti di Ragusa me ne parlava e ne cantava Antonio Mainenti, cantautore ragusano. Poi ho trovato documenti nel libro di Vincenzo Consolo Le pietre di Pantalica. Mi è sembrato interessante perché è stato un movimento dal basso che in parte si è intrecciato con i movimenti separatisti siciliani, anche di questo ho accennato nel romanzo, in alcuni passaggi.

Ora parliamo di lei, cosa fa nella vita il nipote di Angelo Di Gregorio?

Ti ringrazio ancora perché mi dai modo di dirti che domande simili me le ha fatte Gabriele Perni, e da quelle domande (e dalle risposte) è nato il documentario Mi sembra di viaggiare con te, vita da Angelo, un artista e la sua ricerca di senso; ma c’è anche un libro allegato che presenterò in anteprima a Roma il 27 luglio alla libreria Errante. Il nipote di Angelo Di Gregorio nella vita fa l’artigiano come il nonno ma, come direbbe Cioran, è andato più avanti e quindi è artigiano del vago, in una parola l’artista eccentrico, anzi epilettico!

Credo di aver ripreso il filone “dimenticato” del socialismo di mio nonno – il vivere vestito di povertà -, ma nel nostro tempo, che è più facile e al tempo stesso più difficile di 80 anni fa. Però questo stile l’ho ripreso anche dal Vangelo, cioè da un cattolicesimo laico e sociale di cui mia madre è stata maestra. Quando ho cominciato a vivere da artista di strada che cerca la sua strada di artista, nel tempo mi sono spesso sentito dire che era uno stile da poveraccio, e poi ci ho scritto la canzone Pani picca e libertà. Successivamente, come si vede nel film e nel libro allegato (“Nè matto né scemo né ubriaco”) ho scoperto che Jerry Salz spiega che l’artista vero o comunque l’artista, quasi sempre tira a campare, ma se riesce a costruire una rete di sostegno dal basso mantiene la mente sempre viva, l’arte fresca e arricchisce sé stesso e chi lo segue e sostiene.

Io credo sempre di più che fare l’artista sia non solo una missione ma anche un servizio sociale, sempre partendo dalla povertà che genera creatività e autonomia, come spiego nel libro La disoccupazione creativa è ancora viva?, uscito qualche mese fa con lo pseudonimo Animo Mare. Quando sentivo dire da mia madre che mio nonno viveva in una casa di cui non sempre pagava l’affitto e che era considerato un fannullone perché si dedicava alla militanza e trascurava la bottega di sarto, allora capisco che la strada è quella giusta: per aspera ad astra, “ho seminato piangendo, raccoglierò cantando”, come dice il Salmo.

Può parlarci della sua casa editrice “autoproduzioni Malanotte”? Dove si trovano i suoi libri, tra cui questo di cui abbiamo parlato? E per il futuro ha già in mente un nuovo libro?

Allora, inizio dalla fine di questa domanda per specificare un dettaglio: questo libro non è il mio ultimo, bensì è il primo romanzo storico-politico, quindi dopo questo ne sono usciti almeno altri 5 tra il 2021 e il 2023, di cui Nè matto né scemo né ubriaco è l’ultimo (giugno 2023). Le autoproduzioni Malanotte, definite da Mauro Mirci (uno dei fondatori morali) “casa editrice che non c’è”, è nata nel cuore di una grande crisi economica, quella del 2008. Dopo pochi anni, nel 2013, ho iniziato a stampare i primi titoli. Nasce dal fatto che avevo pubblicato tre libri, di cui due con due case editrici importanti. Una di queste due, che viene da un percorso vicino all’autoproduzione, mi consigliò di lanciarmi nell’editoria autoprodotta: nel 2012, dopo anni di vagabondaggi tra nord e sud Italia, Francia e Belgio, andai ad abitare alla Casa dell’anima, una casa di campagna dei miei nonni paterni, che per un anno diventò una casa teatro. Si trova a pochi chilometri dal mio paese. Quando ripresi a viaggiare, nel 2013, mi inventai questa etichetta editoriale.

Un esperimento che continua con almeno tre titoli l’anno (nel 2023 questa cifra è già compiuta a metà anno!). Due perle di poesia e di filosofia sono: Più di ventuno poemetti di Maurizio Favaro e La roccia rotola ancora di Antonio Fiscarelli. I libri si trovano in una trentina di librerie in tutta Italia, tra queste devo citarne due che si trovano agli antipodi, anche perché tra le due più fedeli e “amiche” della Malanotte: la libreria Amico libro di Bordighera, di Doriana e Corrado, e la libreria Città aperta di Troina, della bellissima Concetta Rundo. Poi ci sono due librerie a Milano, due a Torino, una in Val di Susa, una a Bologna (o forse due), la libreria Alibù di Umbertide, unica libreria che ti offre da mangiare e da bere se vai a presentare un libro, e poi a Roma c’è Anomalia e credo a breve la libreria Errante. In Calabria c’è la Ubik di Cosenza e di Praja a mare, la libreria Pedullà di Locri e altre ancora…. in Sicilia la Ciofalo Mondadori a Messina, una piccola libreria a Palermo e due librerie a Enna, e un’erboristeria a Caltanissetta, della mistica e mitica Irma.

Purtroppo devo segnalare una mancanza da parte di alcune o molte librerie sedicenti indipendenti. Quando ho scritto Mondadori Ciofalo, temo che qualcuno potrebbe storcere il naso. Ebbene voglio confessare questa triste realtà: a Perugia, dove ho abitato per quasi quattro anni, l’unica libreria che ha tenuto per tre anni i miei libri è stata la Mondadori Store di Federica e Antonio, in corso Cavour. Purtroppo devo dirlo con amarezza: a Perugia ci sono almeno tre librerie sedicenti anarchiche, indipendenti e alternative, nessuna di queste librerie ha preso i miei libri; di una di queste librerie sono anche amico dei titolari, con cui ho un buon rapporto di sostegno reciproco informale per i libri, e di amicizia in generale.

Questo – parlo in generale – è uno degli aspetti più amari del nostro tempo, e cioè la mancanza di sostegno e supporto da parte di realtà sedicenti alternative… che quasi sono meno “alternative” di librerie come certe Mondadori, che a dispetto della loro storia si rivelano, nelle persone che le gestiscono, più aperte e alternative degli alternativi, e penso che ci siamo capiti. Al festival Eirene l’editore della casa editrice Sonda ha accennato a un discorso simile di striscio, e cioè che una volta c’erano spazi che accoglievano libri di letteratura resistente, di qualità, pubblicati dal basso, autoprodotti. Oggi, come diceva lui: “O entri nel giro di Messaggerie [uno dei più potenti distributori di libri che ha in mano una grossa fetta della distribuzione] o è meglio che fai da solo”. La Malanotte, forse senza volerlo, o senza saperlo, con la tecnica del calabrone che vola senza sapere che non potrebbe farlo in base alle leggi fisiche, fa da sé, e da dieci anni va avanti e comincia a essere “richiesta”.

Volevo rivelare anche che a settembre avrei in mente di ripubblicare il primo libro della Malanotte, San Giuseppe e San Pìopìo, per festeggiare il decennale dell’anno in cui mi sono vestito da San Giuseppe, e nello stesso anno apparve un altro santo! Non so se ce la farò perché in cantiere c’è tanto altro fiorire e pullulare di… attese di pienezza.