Così alcuni media hanno ricordato mons. Luigi Bettazzi:” Accanto agli studenti della Fuci, la vicinanza ai lavoratori dell’Olivetti, della Lancia e del cotonificio Vallesusa, lo scambio epistolare con il segretario del Partito comunista italiano Enrico Berlinguer, sostenne l’obiezione di coscienza quando ancora si rischiava il carcere, partecipò alla marcia pacifista a Sarajevo, favorevole al disegno di legge sui “diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi” comprese le coppie omosessuali, ha partecipato a tutte le Marce della pace fino agli ultimi mesi di vita.”

” E’ morto il 16 luglio a 99 ani di età, è stato voce di pace e testimone del rinnovamento conciliare, e il più giovane dei Vescovi italiani, voluto nel 1963, come Ausiliare dal Cardinale Giacomo Lercaro, Arcivescovo di Bologna, e Padre conciliare fino alla conclusione.

Nominato Vescovo di Ivrea nel 1966 è stato anche presidente nazionale, e poi internazionale, di Pax Christi.
Il Concilio e la pace sono stati sempre l’impegno di tutto il suo servizio alla Chiesa e alla società. Ha conservato con Bologna, dove abitano i suoi famigliari, uno stretto rapporto di affetto e di condivisione, intensificatosi negli ultimi anni.

Bettazzi, nato a Treviso nel 1923, avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 26 novembre. Il 4 ottobre 1946 fu ordinato sacerdote a Bologna, poi nominato ausiliare di Bologna e il 4 ottobre 1963 ordinato vescovo. Dal 1966 al 1999 fu Vescovo di Ivrea. Partecipò al Concilio Vaticano II, accanto al cardinale Giacomo Lercaro, per tre sessioni dal 29 settembre 1963. All’interno di Pax Christi fu presidente nazionale dal 1968 al 1985 e internazionale dal 1978 al 1985.

Profondo rimase il suo legame con Bologna. Nel 2016 ricevette dal Comune di Bologna la cittadinanza onoraria. Una delle sue ultime visite, il 14 dicembre dello scorso anno, fu per una serata di dialogo con il Card. Zuppi al Museo Olinto Marella su “Profezia e liberazione: l’eredità del Concilio Vaticano II”.
Mons. Bettazzi, il Padre conciliare italiano vissuto più a lungo, è stato promotore di pace e di dialogo con tutti.

Vi riproponiamo il testo e il video di una breve intervista da noi realizzata con lui sull’esperienza delle marce della pace e del dibattito in Concilio sulla guerra, in cui vi sono notizie per molti poco note.
(video intervista https://www.youtube.com/watch?v=a_BYAFbLS8E )

“La Marcia di Capodanno fu voluta dai giovani di Pax Christi i quali volevano che l’anno cominciasse non soltanto con lo spumante e il panettone, ma che cominciasse in preghiera, con una marcia di riflessione antecedente.

Il Papa Paolo VI nel 1968 aveva lanciato la Giornata mondiale per la pace e l’anno successivo il 31 dicembre noi facemmo la Marcia, e quindi abbiamo un anno in meno delle Giornate mondiali. Nacque proprio per sensibilizzare, noi di Pax Christi per primi, e poi per sensibilizzare al tema della pace le città che via via abbiamo girato.

Cominciammo con l’obiezione di coscienza, che allora era una cosa di cui non si parlava, siamo andati nelle zone in cui c’era stato il terremoto, in Sicilia poi in Friuli, a Sarno dove c’era stata l’alluvione, si cercava di alternare Sud e Nord, cercando delle città che ci accogliessero, andavo a chiedere ai vescovi, qualcuno non era tanto dell’idea, ma quando nel 1981 diventai il Presidente di Giustizia e Pace, la Commissione della CEI, ci si mise d’accordo, da allora potemmo andare anche nelle grandi città, si andò a Roma, a Palermo, a Firenze, perché allora la CEI dava il valore, anche se poi toccava a Pax Christi fare la parte organizzativa.

Credo che abbiamo seminato, e in molte città hanno poi continuato a fare nel tempo iniziative locali. La Marcia della Pace si è diffusa come un tema significativo, noi come Pax Christi avevamo già le Routes in giro per il mondo.

Credo che le Marce siano state utili per seminare, abbiamo parlato di armi, di disarmo, di costruire meno armi, oppure di solidarietà in situazioni particolari, credo che sia stato efficace.

Avevamo pensato nel 1975 di venire a Bologna, per onorare il cardinal Lercaro, ma poi andammo a Torino.
Si andava a Brescia o a Varese dove facevano delle armi, il vescovo locale ci diceva di tener conto che tanti lavoravano in quelle aziende, ma si cercava di seminare le idee della pace, di diminuire la distruzione delle guerre, credo che per la grazia del Signore siano state iniziative utili non solo per Pax Christi ma anche per le città in cui le marce di sono svolte, qualche volta per il 1° dell’anno, non avendo altre notizie più importanti, la mettevano nelle televisioni e la cosa serviva a richiamare anche concretamente il cammino della pace.”

A Bologna in questi giorni si è ricordato Lercaro e Dossetti. Lei in quegli anni era vescovo ausiliare di Lercaro: quali ragionamenti facevate ai tempi del Concilio sulla pace?

Nel Concilio c’era un movimento che, partendo dal Vangelo, voleva che si dichiarasse che un cristiano non può far la guerra.

Per questo don Dossetti non condivideva tanto che nella Gaudium et Spes si fosse partiti dalla teologia, la guerra giusta, la guerra di difesa; ricordo che alcuni vescovi americani, mentre gli USA stavano facendo la guerra in Vietnam, dicevano che era una guerra di difesa della civiltà cristiana.

Però nel Concilio, nella Gaudium et Spes, si riuscì a condannare la guerra totale, quella che coinvolge le città e le popolazioni civili, dicendo che è contro Dio e contro la stessa umanità. Non se ne sarà forse tenuto molto conto, ma è un passo in avanti .

Paolo VI ha parlato della pace come sviluppo dei popoli, Giovanni Paolo II ha parlato della pace come solidarietà, Papa Benedetto XVI nella Caritas in veritate comincia ad auspicare la nonviolenza attiva, Papa Francesco parla di nonviolenza attiva e creativa per la giornata della pace 2017.

Anche il movimento ecumenico cristiano a Ginevra ha fatto una riunione mondiale sul cammino della nonviolenza, che non vuol dire rassegnarsi ma metter in atto tutte le possibilità diplomatiche, di embarghi e altro, prima di arrivare alla guerra.

Purtroppo la guerra invece rende molto – pensiamo alla vendita delle armi – e quindi si preferisce portare le situazioni fino all’estremo, fino allo scoppio delle guerre, mentre la guerra non risolve niente, lo stiamo vedendo in Africa, nel Medio Oriente.

Occorre arrivare ad una nonviolenza attiva e creativa; credo che sia questo il grande messaggio che ci dà Papa Francesco con questa giornata mondiale della pace.

A Bologna, che nel Medioevo è arrivata ad abolire per prima la schiavitù dei servi della gleba, che ha attuato il diritto delle soluzioni pacifiche, credo sia bello si parli della nonviolenza attiva e creativa.