Il Movimento Internazionale della Riconciliazione (organizzazione nonviolenta italiana aderente allo International Fellowship of Reconciliation) esprime preoccupazione per l’ulteriore surriscaldamento del clima conflittuale internazionale in seguito allo svolgimento del Vertice della NATO a Vilnius, capitale di uno stato confinante con la Federazione Russa e con la Repubblica di Bielorussia. In quella stessa delicata area, inoltre, appena un mese fa si sono concluse le imponenti esercitazioni congiunte delle forze armate della NATO nel mar Baltico (BALTOPS 23), che hanno impegnato 20 nazioni, 50 navi, più di 45 aerei e 6.000 uomini. Questa serie di clamorose manovre militari marittime ed anfibie su larga scala era guidata dalla 6^ Flotta della Marina statunitense e controllata dalle forze navali d’attacco e di supporto ‘alleate’ (STRIKFORNATO), con base in Portogallo, ma il suo ambito strategico più generale ricade nella Città Metropolitana di Napoli, dove ha sede il Comando Congiunto NATO (JFC Naples), con a capo un Ammiraglio che è anche al vertice della 6^ Flotta E Comandante delle Forze Navali degli Stati Uniti in Europa e in Africa (USNFEA).
«La nostra associazione, ispirandosi ad una spiritualità interreligiosa, da oltre 70 anni, opera per il disarmo, la pace e la riconciliazione, nell’ottica della promozione della nonviolenza attiva e d’un conseguente modello alternativo di difesa, civile non armato e nonviolento – dichiara il presidente Ermete Ferraro – Il MIR si batte da sempre per l’affermazione del diritto universale all’obiezione di coscienza alla guerra ed alla sua preparazione. Constatiamo però che, complice la poca informazione, la sensibilità internazionale alle sue continue violazioni è ancora scarsa.
La tragica e devastante realtà del conflitto armato in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e le sue pesanti conseguenze sul piano umanitario ed ambientale sono da troppo tempo sotto gli occhi di tutti e richiederebbero reali azioni diplomatiche ed una mediazione internazionale autorevole. Purtroppo prevalgono invece deleterie logiche di schieramento e narrazioni belliciste e militariste, per cui anche l’Italia è di fatto diventata un paese cobelligerante e a rischio, in quanto fornisce armamenti ad un paese in guerra».
L’appartenenza all’Alleanza Atlantica – a suo tempo motivata come contraltare difensivo nei confronti dell’ormai inesistente Patto di Varsavia – impedisce da decenni una politica estera autonoma e ha notevoli costi politici ed anche economici per gli stati appartenenti alla NATO, fra cui l’Italia, continuando a sottrarre preziose risorse investibili in ambiti civili e sociali per scopi militari e potenzialmente di guerra.
Il trentennale allargamento ad Est dell’Alleanza Atlantica, inoltre, provoca sempre nuove tensioni ed alimenta irresponsabilmente una conflittualità che sta minando la pace e la sicurezza mondiale.
«Il crescente rischio di un terrificante incidente alla centrale nucleare di Zaporižžja e dello sciagurato impiego in questa guerra di armi tattiche nucleari – aggiunge Ferraro – ci interpella profondamente come credenti, nonviolenti ed ecopacifisti. Il MIR, con altre organizzazioni, sta occupandosi anche di proteggere ed assistere disertori ed obiettori russi, bielorussi ed ucraini che rischiano il carcere ed anche la pena di morte. In tale ambito, va denunciato che la Lituania, che ospita il vertice NATO, invece di accoglierli come rifugiati, ne impedisce l’accesso alla U.E. e minaccia di riconsegnarli a chi li condannerebbe inesorabilmente».
Il MIR fa appello al governo italiano perché aderisca al trattato per la proibizione degli armamenti nucleari e tenga conto della volontà della maggioranza degli Italiani, contrari all’invio di armi e ad un ulteriore coinvolgimento del nostro Paese nella micidiale (e incostituzionale) logica di uno scontro bellico, deprecabile (e di fatto impossibile) risoluzione di questa e di tante altre controversie internazionali.
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