Come dimenticare il discorso per la fiducia alla Camera della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quando rimarcò con enfasi l’abbattimento del “soffitto di cristallo”, in quanto prima presidente del Consiglio donna della storia italiana? Qualcuno già a suo tempo per la verità si era smarcato dal coro degli entusiasmi suscitati dalla Prima Ministra con il ricorso alla metafora coniata nel 1978 da Marilyn Loden. La filosofa politica Giorgia Serughetti sottolineò, per esempio, come quello di Giorgia Meloni fosse “un modello individualista”. “Quando Meloni – argomentò Serughetti – parla di donne che l’hanno sostenuta, parla delle donne della sua famiglia, non mostra mai un legame politico con altre donne. Quel tipo di leadership non fa avanzare le altre donne, non promuove nessun empowerment collettivo. Non dobbiamo cadere in questa trappola. Se no ci resta solo l’alternativa di una Meloni di sinistra. E non ci serve”: https://www.casadonnemilano.it/giorgia-meloni-una-novita-o-no/. E non sono pochi i fatti e i dati che dimostrano che per tutte le “altre donne” il “soffitto di cristallo” non è stato affatto rotto e che anzi continuano ad arretrare sempre più. Nel recente report 2023 del Global Gender Gap l’Italia precipita di 13 posizioni rispetto all’anno precedente fermandosi al 79° posto su 146 Paesi, dopo Georgia, Kenya e Uganda. La partecipazione e la rappresentanza delle donne in politica risulta, in particolare, drasticamente peggiorata e dal 40° posto nella classifica generale per questo sub-indice siamo finiti al 64° posto. Il ranking tiene conto sia della percentuale di donne in parlamento sia di quella nel governo, nelle posizioni di ministri.
Qui per scaricare il Global Gender Gap Report 2023: https://www.bollettinoadapt.it/global-gender-gap-report-2023/.
D’altra parte, come evidenziato da Openpolis, i numeri in questo senso non danno adito a dubbi: la quota di donne in posizioni apicali nei ministeri o presso la presidenza del consiglio è pari al 30,3%; da fine 2019 il dato (41,4%) è calato di oltre 11 punti percentuali; la presenza femminile nelle posizioni di vertice si è ridotta in 9 strutture fra ministeri e presidenza del consiglio; in quasi tutti i ministeri in cui è rimasta stabile o è cresciuta, la presenza femminile resta comunque molto limitata. Scrive Openpolis che: “Meno di un terzo delle posizioni più importanti della pubblica amministrazione è occupato da una donna. Questo dato è in buona parte conseguenza di scelte compite dal governo Meloni, ma non completamente. In linea generale infatti i segretari generali e i capi dipartimento sono sottoposti a spoils system. La scelta sul loro incarico dunque ha in ogni caso riguardato il nuovo esecutivo, che si sia trattato di una nuova nomina o di una conferma. Questa disciplina però non si applica ai direttori generali. La loro sostituzione o conferma avviene in modo più graduale, mano a mano che i loro incarichi arrivano a scadenza. Discorso un po’ diverso riguarda i ministeri dell’interno, degli esteri e della difesa. Qui infatti non si applica lo spoils system ma, se il ministro lo ritiene necessario, i dirigenti di queste strutture possono sempre essere ricollocati. In ogni caso attualmente sono 72 gli incarichi tra quelli descritti che hanno ricevuto una prima nomina o una conferma dopo l’entrata incarica del governo Meloni”. Un fenomeno quindi che ha riguardato almeno gli ultimi tre esecutivi ma che ha accelerato nel corso dell’ultimo anno.
Qui per approfondire: https://www.openpolis.it/la-parita-di-genere-al-vertice-dei-ministeri-si-e-ridotta/.
Disparità di genere che attraversano tutti i settori e tutta la vita delle donne, come evidenziato dal rapporto di Asvis, presentato in occasione del Festival dello sviluppo sostenibile 2023. Disparità che si rinvengono nel tessuto imprenditoriale, istituzionale, politico e sociale, tuttora impermeabili all’integrazione delle donne in posizioni apicali, così che le amministratrici delegate e direttrici generali nei settori produttivi non raggiungono nemmeno il 7% del totale. Per non parlare del divario occupazionale e di quello retributivo medio annuale delle donne che è al 43,7% in Italia contro il 39,6% della media europea (Rapporto Bes dell’Istat).
Ed è di queste ore la notizia che per il Tavolo ministeriale finalizzato a “rafforzare l’integrazione tra ospedale e territorio”, il ministro Schillaci su 18 componenti non abbia previsto neppure una donna. Una situazione grave che ha fatto dire a Lara Ghione, segretaria confederale Cgil con delega alle politiche di genere che “il ministro Schillaci pur facendo parte di un governo guidato da una donna, pare non essersene reso conto e costituisce un organismo tecnico composto da soli maschi, attingendo a criteri discriminatori rispetto alle competenze di genere e anche a quelle sindacali dal momento che non ha indicato nessun rappresentante dei sindacati confederali che pure in Italia sono quelli maggiormente rappresentativi delle lavoratrici e dei lavoratori ”. Una tale opzione non fa che rafforzare la convinzione che quel “soffitto di cristallo” evocato dalla presidente Meloni in fondo non sia stato altro che un caso marginale di leadership femminile.
Giorgia Serughetti concludeva l’intervista concessa a Grazia Londoni affermando: <<A me interessa il potere come poter fare, capacità di azione collettiva, di una politica trasformativa. Il potere è anche responsabilità. Dobbiamo ragionare su come costruire strutture adeguate che consentano di non ricorrere solo alla competizione individuale. Se no basterebbe imbarcare le più capaci. Ma questo non fa fare passi avanti per tutte le donne>>.