Iniziamo col racconto di un fatto realmente accaduto.
Tre persone che prendono il treno per Palermo dalla stazione centrale di Messina. Sono tre amici in viaggio , andata e ritorno, da Palermo a Messina. Facendo il biglietto on line hanno scoperto che c’è un aumento di prezzo perché a Santa Agata di Militello bisognerà scende dal treno e continuare in pullman. Quindi (inspiegabilmente) un costo maggiorato.
Di parte puntuali dalla stazione di Messina e si arriva puntuali a Santa Agata di Militello. Si scende e si va insieme sotto quello che era stato indicato dal capotreno come il nostro pullman per Palermo .
Qui inizia il calvario. Un via vai dalla stazione al pullman. Scene quasi inverosimili, con il capotreno che telefona alla centrale operativa di Roma per sollecitare la partenza del Pullman, mentre l’autista dello stesso continua a chiamare la sua azienda con una serie di telefonate molto accorate.
Alla fine nulla di risolto. L’autista infine essendo esaurito il suo orario di lavoro mette in moto e se ne va. Oltre a noi ci sono altri 5 passeggeri nelle nostre condizioni. Otto persone abbandonate su un marciapiede mentre incombe la notte. Intorno il deserto. Anche l’ ultimo treno si ferma. Tutti vanno via e noi restiamo li soli e senza risposte.
Perché accade che otto persone sono costrette a scendere dal treno che avrebbe dovuto portarle a Palermo? È normale che dal 17 giugno al 1 luglio ci siano lavori nella strada ferrata che va da S. Agata a Cefalù? (almeno così ci dicono).
A questo punto una di noi comincia a sentirsi male. Non vede bene e perde le forze.
Decidiamo di chiamare la polizia ferroviaria, ma nessuno risponde. La polizia è fuori servizio? Chiamiamo allora il commissariato di Santa Agata di Militello. Spieghiamo che siamo in otto con regolare biglietto per Palermo; che ci hanno fatto scendere dal treno e che siamo ora in piena notte ad attendere qualcuno che ci dica qualcosa su come proseguire il nostro viaggio. È già molto tardi e una persona sta male. Veniamo tranquillizzati. Viene infine attivato il centro operativo delle ferrovie di Palermo, e soltanto dopo altre tre ore di lunga attesa, animata da ulteriori brevi telefonate, finalmente giunge un pulmino, pare contattato addirittura dal centro operativo di Roma! Finalmente andiamo a casa.
La nostra disavventura è solo un esempio di quello che può succedere nella disastrata linea ferroviaria a binario unico tra Messina e Palermo.
Ma di questo nessuno si preoccupa mentre si fanno previsioni di spesa a suon di miliardi per il ponte nello stretto, col pretesto di migliorare la mobilità tra la Sicilia e la Calabria, invece di occuparsi di ciò che già non funziona.
Le ferrovie in Sicilia sono un disastro. Vetture vecchie che andrebbero ammodernate. Varie tratte che sono interrotte, come quella per raggiungere la splendida città di Ragusa penalizzata da un ponte non più agibile.
Qui non vogliamo neppure dilungarci sui grandi disastri paventati dai tanti studi relativi ai danni d’impatto ambientale legati alla realizzazione del ponte sullo stretto.
Chi vi scrive è da sempre impegnata in questa dura e fondamentale battaglia di cui la manifestazione No Ponte del 17 giugno 2023 è al momento solo l’ultimo episodio.
Il ponte renderà impossibile la vita tra le due sponde dello stretto. il paesaggio ne risulterà offeso e deturpato, in evidente contrasto con quanto previsto dall’art 9 della nostra costituzione. Ricordiamolo a futura memoria delle dure battaglie che ci attendono.