“Incontreremo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky venerdì 16 giugno a Kiev e poi, il giorno successivo, a San Pietroburgo, Vladimir Putin”: a parlare, in un’intervista con l’agenzia Dire, è Jean-Yves Ollivier, già “monsieur Jacques” per i servizi francesi, negoziatore di pace insieme con sette capi di Stato dell’Africa.
In missione, conferma al telefono, andrà con Cyril Ramaphosa, Hakainde Hichilema, Azali Assoumani, Sassou Nguesso, Yoweri Museveni, Macky Sall e Abdel Fattah Al-Sisi.
Tra gli aspiranti mediatori di pace in Ucraina non ci sono dunque solo il Vaticano, la Cina o l’Indonesia ma anche questo ex imprenditore e broker petrolifero di 78 anni, nato ad Algeri, con passaporto francese e pure tante vite. È stato consigliere del presidente della Repubblica Francois Mitterand e anche di Jacques Chirac, all’epoca sindaco di Parigi. La sua passione resta però la “diplomazia parallela”, che ha coltivato così bene da riuscire a ottenere riconoscimenti dai governi del Sudafrica sia durante che dopo il regime di apartheid. Nel frattempo, ha trattato una liberazione di ostaggi in Libano, un accordo tra il governo del Congo e i ribelli o la pace in Namibia, presenziando alla firma del protocollo di Brazzaville che nel 1988 portò al ritiro di militari cubani e sudafricani.
E proprio a Brazzaville è intitolata la sua fondazione, che tornerà sui notiziari internazionali nei prossimi giorni: sarà Ollivier ad accompagnare infatti i capi di Stato africani a Kiev e a Mosca con l’obiettivo di favorire l’avvio di una trattativa diretta tra le parti. “Cominceremo parlando dei fertilizzanti russi, del grano ucraino e dello scambio dei prigionieri di guerra” sottolinea il mediatore nell’intervista: “Un aspetto importante è che della delegazione fanno parte leader che rappresentano diverse regioni dell’Africa e che nei loro rapporti con i belligeranti hanno posizioni tra loro molto diversificate”.
Alla missione parteciperà il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, ritenuto sensibile alle ragioni di Mosca, ma anche Hakainde Hichilema, che sarebbe più dalla parte di Kiev. Con loro Azali Assoumani, capo di Stato delle Comore ora alla guida dell’Unione Africana, poi il congolese Sassou Nguesso, l’ugandese Yoweri Museveni, il senegalese Macky Sall e l’egiziano Abdel Fattah Al-Sisi.
C’è, secondo Ollivier, un punto essenziale. “Il continente sta soffrendo molto a causa di una guerra che non ha provocato e che lo colpisce direttamente, in particolare con l’aumento dei prezzi del cibo e dei fertilizzanti” sottolinea monsieur Jacques. “I suoi rappresentanti oggi non possono restare in silenzio senza impegnarsi in negoziati in grado di portare a una tregua o magari, speriamo, a una cessazione delle ostilità”.
Secondo il mediatore, a ogni modo, la strada sarà lunga.
“Chiamiamo questa iniziativa ‘Road to Peace’ proprio per questo, perché siamo consapevoli delle difficoltà del tentativo” sottolinea Ollivier. Che dalla sua ha però sia l’esperienza sia i contatti. Prima di volare a Kiev e Mosca, Ollivier è stato a Washington e a Londra per incontri con esponenti di governo.
Ma Zelensky e Putin, li conosce personalmente? “Ho contatti ai massimi livelli” si limita a rispondere il presidente della Fondazione Brazzaville. Alcuni quotidiani di Parigi si sono chiesti se monsieur Jacques abbia mai avuto legami con il Kgb, mentre altri lo hanno definito come “l’uomo della Francafrique”: esponente, dunque, del cartello politico e affaristico che per decenni ha promosso gli interessi d’Oltralpe nelle ex colonie sahariane e subsahariane. A questa etichetta Ollivier però si oppone: “Non ho contatti con il governo francese né con il presidente Emmanuel Macron; giornali come Le Monde o radio come Rfi hanno confermato che sono un negoziatore indipendente”.
Ma c’è competizione con le altre iniziative diplomatiche?
“Assolutamente no” protesta Ollivier, per i servizi francesi “monsieur Jacques” già negli anni Ottanta, al tempo delle trattative con il Sudafrica: “Non ci interessa l’esclusività, ma solo la pace”.