L’assemblea nazionale della Campagna Per il Clima fuori dal Fossile, svoltasi a Sulmona, ha deciso di rilanciare in tutta Italia la mobilitazione per una rapida dismissione delle fonti energetiche fossili, tra le principali responsabili del cambiamento climatico, le cui tragiche conseguenze si sono viste nella alluvione che ha colpito recentemente l’Emilia – Romagna, e precedentemente Ischia e Senigallia.

All’assemblea hanno preso parte i rappresentanti dei comitati e delle associazioni che nel nostro Paese sono impegnati da anni nel contrasto agli impianti e ai progetti fossili: da Ravenna a Piombino, da Cagliari a Brindisi, da Taranto a Falconara, da Civitavecchia a Bologna, da Napoli a Venezia, da Roma a Pescara, da Ancona a Termoli.

Non a caso è stata scelta Sulmona come sede dell’incontro nazionale perché la cittadina abruzzese è uno dei luoghi decisivi di opposizione alla folle politica di sviluppo delle infrastrutture fossili portata avanti dal governo nazionale. E’ da qui che dovrebbe partire la cosiddetta Linea Adriatica della Snam, un mega gasdotto di 430 chilometri la cui destinazione è Minerbio, in provincia di Bologna. Un’opera inutile e dannosa che correrebbe lungo l’Appennino centrale, in territori tra i più altamente sismici d’Italia e nello stesso tempo di grande valore ambientale. Un enorme spreco di denaro, pari a 2 miliardi e 400 milioni di euro, che invece potrebbe essere utilizzato utilmente per mettere in sicurezza il territorio italiano.

Prima dell’assemblea, in località Case Pente, dove la Snam ha avviato il cantiere per la realizzazione della centrale di spinta a supporto del metanodotto, gli ambientalisti hanno dato luogo al flash mob Scateniamo le Rinnovabili. Una iniziativa attuata in varie Regioni d’Italia per evidenziare il differente e scandaloso trattamento riservato dal governo alle due diverse fonti energetiche: generosi finanziamenti e procedure semplificate per le fossili e ostacoli burocratici e tempi biblici per le fonti pulite e sicure.

I comitati cittadini di Sulmona, che da 15 anni si oppongono al progetto Snam, alcuni giorni fa hanno reso noto la scoperta, nel sito della centrale, di una necropoli risalente ad oltre 2000 anni fa, ed hanno chiesto alle autorità preposte di apporre sull’area il vincolo archeologico e di bloccare comunque il cantiere perché i lavori vengono portati avanti con una autorizzazione decaduta e senza che la Snam abbia adempiuto alle prescrizioni ante operam previste dalla legge.

L’assemblea, con dati ufficiali tratti dai piani Snam e ministeriali, ha ribadito la totale inutilità dei nuovi impianti fossili, come i rigassificatori di Piombino e Ravenna e gli altri in programma in Sardegna e Calabria, nonché i nuovi metanodotti e i nuovi serbatoi di Gnl, il potenziamento degli stoccaggi di metano e l’aumento delle trivellazioni in mare e sulla terraferma. Il consumo di gas, infatti, è in continua diminuzione: si è passati dai 76 miliardi di metri cubi del 2021 ai 68,5 miliardi del 2022, e nei primi 4 mesi di quest’anno si è registrata una ulteriore diminuzione di circa il 13 per cento.

E’ stato messo in evidenza il nesso molto stretto tra fonti fossili e guerra. Ne sono prova evidente non solo la guerra in Ucraina ma anche molte guerre del recente passato: dalla crisi petrolifera mondiale del 1973 (che trae origine dalla guerra del Kippur) alla guerra tra Iran e Iraq, dalle due guerre del Golfo alle guerre in Nigeria e nel sud Sudan. Al centro di questi conflitti c’è sempre il controllo geo-strategico di aree ricche di petrolio e gas. Per questo, quella per la pace e quella contro il cambiamento climatico sono due facce di una stessa lotta.

La difesa del pianeta dalla catastrofe climatica non può, tuttavia, essere attuata con efficacia senza mettere in discussione il capitalismo predatorio, privato e di Stato, e senza un radicale cambiamento del modello economico imperante fondato sulla crescita infinita di produzione e consumi in un mondo le cui risorse hanno invece limiti invalicabili.

Considerato il completo asservimento del governo e della stragrande maggioranza dei media agli interessi delle multinazionali del fossile, la criminalizzazione del dissenso e la militarizzazione dei territori “ribelli”, la Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile ritiene che sia necessario alzare il livello della lotta, anche attraverso forme di disobbedienza civile nonviolenta, e dichiara la propria disponibilità ad una manifestazione nazionale a Roma, secondo un percorso da costruire insieme alle altre organizzazioni ambientaliste.

Una parte dei lavori è stata dedicata all’organizzazione interna della Campagna. Due punti su cui sono state prospettati concreti impegni di lavoro sono quello del rafforzamento del sistema di comunicazione e quello della sperimentazione di una scuola di formazione per attivisti del clima e dell’ambiente. Tra le prossime iniziative in cantiere la più importante è il Climate Camp 2023 che si terrà a Costa Merlata, Ostuni (BR) dal 1° al 6 agosto.