Eirenefest, Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza, si è concluso a Roma domenica 28 maggio dopo tre giorni intensi e partecipati, con decine di eventi – presentazioni di libri, tavole rotonde, laboratori per adulti e bambini, spettacoli e proiezioni di film – e stand di associazioni e case editrici. Il tutto realizzato grazie all’impegno generoso di tanti volontari. All’accogliente cornice del Giardino del Verano si sono aggiunte diverse location – la Biblioteca Tullio De Mauro, la Casa Umanista, la Sala Engim, la Libreria Antigone, l’Amka Social Hub e la Galleria delle arti, tutte situate nel vivace quartiere di San Lorenzo.
Impossibile dare conto di tutti gli eventi, spesso in contemporanea. Mi limiterò dunque a sintetizzare alcuni di quelli a cui ho assistito, che danno comunque un’idea della varietà e della ricchezza del programma riguardo a temi come i diritti umani, la lotta alla mafia, la libertà di stampa, la pace, le migrazioni, l’ecologia, l’educazione e la nonviolenza. L’elenco completo degli eventi, con tutti i relatori, si può trovare a questo link.
L’incontro “Diritti umani e società sostenibile” ha toccato temi diversi – i migranti morti per costruire gli stadi per i Mondiali di calcio in Qatar, le cui famiglie non hanno ricevuto alcun risarcimento, la dipendenza energetica da Stati che violano i diritti umani come l’Arabia Saudita e l’Egitto, le iniziative nelle scuole in particolare riguardo alla Shoah e alla discriminazione di Rom e Sinti, i progetti innovativi come il Progetto Gaia – concludendo con la necessità di basare la cultura dei diritti umani sull’attivismo e sullo smantellamento delle narrazioni false e tossiche.
L’intervista a Luigi De Magistris su “Mafia e corruzione”, condotta da Antonio Minaldi, ha trovato un’efficace sintesi in un’immagine che si può applicare anche ad altri ambiti: non si tratta di poche mele marce, ma di un intero frutteto contaminato che controlla pezzi di istituzioni e conta sul silenzio complice di parti importanti della politica, della stampa e della magistratura. Il quadro dipinto è inquietante, ma non disperato: la mafia si può sconfiggere con la conoscenza, con l’informazione e la partecipazione, come dimostrano numerosi esempi di ribellione e di impegno.
Rafael de la Rubia ha poi presentato la Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che inizierà in Costa Rica il 2 ottobre 2024 e, dopo aver fatto il giro del pianeta, vi tornerà il 5 gennaio 2025. Ha ripreso il discorso pronunciato il 21 maggio alla Marcia Perugia Assisi, soffermandosi sulla necessità di creare un’azione globale a partire da azioni esemplari che riescano a collegare il livello locale con quello mondiale. Se ad esempio il 10%, il 20% degli europei manifestasse con permanenza a favore della pace si potrebbe produrre un effetto psicosociale capace di cambiare la situazione. Un’iniziativa importante in particolare per l’Italia riguarda la parte via mare della Marcia, che punta a dichiarare il Mediterraneo Mare di pace, di incontro tra culture e libero da armi nucleari.
Sempre in tema di pace e nonviolenza, si è parlato della campagna Obiezione alla guerra, iniziativa di sostegno agli obiettori di coscienza, renitenti alla leva e disertori ucraini, russi e bielorussi promossa dal Movimento Nonviolento, con dichiarazioni congiunte, azioni concrete di solidarietà e supporto legale, carovane di pace, contatti con avvocati e difensori dei diritti umani e un obiettivo politico preciso: la richiesta al governo italiano e in generale all’Europa di concedere lo stato di rifugiato politico a disertori e obiettori russi, ucraini e bielorussi.
Con la proiezione del film “Julian Assange. Il prezzo della verità” si sono toccati temi scottanti come la persecuzione di un giornalista che ha svelato efferati crimini di guerra, la manipolazione dell’informazione e la libertà di stampa sotto attacco. Il video “Collateral Murder” diffuso da WikiLeaks, che mostra la spietata uccisione di civili innocenti in Iraq, mantiene il suo impatto sconvolgente, rafforzato dalla testimonianza di un soldato statunitense coinvolto nella strage e poi diventato attivista pacifista. Numerosi libri, mostrati durante l’incontro, possono aiutare a far conoscere la vicenda di Assange: “Free Assange” di Patrick Boylan, è disponibile solo sul sito www.left.it/libri/#47, mentre “Il potere segreto” di Stefania Maurizi, “Julian Assange. Niente è come sembra” di Germana Leoni, “Il processo a Julian Assange. Storia di una persecuzione” di Nils Metzer e “Distruggere Assange per farla finita con la libertà d’informazione” di Sara Chessa sono disponibili in libreria o in versione e-book.
La tavola rotonda “Diritto d’esilio” ha affrontato il tema epocale delle migrazioni attraverso la presentazione di libri molto diversi tra di loro – una favola moderna per ragazzi e adulti che si sviluppa attorno a un naufragio vicino alle coste tarantine, un manuale di educazione ai diritti umani contro l’islamofobia, gli stereotipi e i pregiudizi e un saggio con lo stesso titolo “provocatorio” dell’incontro. A questi si è aggiunta l’emozionante testimonianza di Abdelfetah Mohamed della Ong del soccorso in mare SOS MEDITERRANEE sul viaggio che lo ha portato dalla nativa Eritrea in Sudan, in Libia e infine in Italia.
Ecologia profonda, nonviolenza e decrescita sono stati al centro dell’incontro con Gloria Germani, che ha ricordato l’attualità del pensiero di Gandhi e della sua lotta per una società svincolata dal dio denaro e dal primato oppressivo dell’economia moderna, basata sulla divisione, la competizione, l’avidità di pochi e l’impoverimento di molti. L’interconnessione tra tutti gli esseri viventi e un’economia a misura d’uomo sono invece le basi su cui sviluppare la cultura e la pratica della pace e della nonviolenza.
Il festival si è concluso con l’evento “L’obbedienza non è più una virtù: l’insegnamento di Don Milani a cento anni dalla nascita”. L’effetto dirompente delle sue posizioni e della sua pratica riguardo alla guerra, alla patria, alla Costituzione e all’educazione – tutte avanzatissime – è emerso con chiarezza dai vari interventi. Bisogna cambiare rotta rispetto alla follia collettiva che minaccia la sopravvivenza dell’umanità e l’esempio di Don Milani può ispirarci in questo senso.