Non capita quasi mai di aver voglia di recensire un programma sentita per radio, magari all’ora di cena, quando la voglia di prestare attenzione è ai minimi.
Ma nel caso dello Speciale Viva Don Gallo andato in onda su varie emittenti radio, nell’occasione del decennale della morte di Don Gallo il 22 maggio, dobbiamo fare un’eccezione.
Perché si tratta di Don Gallo, certo: prete di strada amatissimo, genovese, partigiano, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto https://www.facebook.com/ComunitaSanBenedettoAlPorto), “una vita dalla parte degli ultimi e delle ultime, a contatto con i movimenti politici, con il sogno di un mondo diverso possibile…”
E perché il podcast (eccolo qui su Spreaker), concepito come un album di fotografie significative innanzitutto per il giornalista, Andrea Cegna, che presentava il tutto, merita di essere riascoltato e senz’altro condiviso, ben oltre quel pool di emittenti coinvolte nella commemorazione.
Giornalista di Radio Onda d’Urto, collaboratore di diverse testate tra cui Il Manifesto, Altreconomia e Radio Popolare, Andrea Cegna è partito dal suo personale ricordo di Don Gallo: “Quel giorno, il 22 maggio del 2013, ero in manifestazione contro lo sgombero del Zam, un centro sociale di Milano. Don Gallo avrebbe voluto essere con noi, ma iniziò a stare male. Ci invitò nel suo studio, per registrare un messaggio video, tra gli ultimi della sua vita. E così questo Album di Ricordi del Gallo inizierà proprio dalla fine, e con la mia emozione di averlo incontrato a pochi giorni dalla sua morte: con quel messaggio che volle mandare a me che ero un ragazzo, e ai miei compagni…”
Nel podcast, che fa parte di un ciclo di iniziative promosse dalla Comunità San Benedetto al Porto per ricordare il suo formidabile prete di strada, ci sono i ricordi e le parole di artisti/musicisti come Caparezza, Moni Ovadia, Assalti Frontali, ma anche di Haidi Giuliani, Giorgio Moroni, Nicoletta Dosio, Daniele Farina, Manila Ricci, Paolo Languasco, Paolo Maggioni e di colui, Domenico “Megu” Chionetti, che fu portavoce del Gallo tra il 2003 e il 2013. Tra le altre iniziative della Comunità segnaliamo anche la graphic novel di Cladio Calia intitolata “ Allargo le braccia e i muri cadono – Don Gallo e i suoi ragazzi” (Feltrinelli Comics) (https://www.facebook.com/ComunitaSanBenedettoAlPorto/photos/a.404734766307452/6177993148981556/)
Particolarmente sentita la rievocazione di Nicoletta Dosio (dal min 19.35 ca):
“Siamo andati al suo funerale e quel cappello con quella sciarpa rossa che avevano messo sulla bara noi li abbiamo visti tante volte nella nostra valle, in particolare ricordo un bellissimo incontro a Bussoleno nel 2010 al Teatro Don Bunino, dove la ‘conferenza’ era diventato davvero un dialogo, sincero e totale con la popolazione. Lui che rivendicava il suo essere partigiano con noi, che per lui eravamo ‘i nuovi partigiani’, in continuità con i valori della resistenza, contro l’ingiustizia, contro la prevaricazione dell’uomo sull’uomo e sulla natura.
(…) Era venuto a trovarci varie volte, e la prima era proprio nel 2010, con le prime occupazioni dei terreni e l’inizio della repressione. Poi nel 2011, dopo l’invasione (addirittura!) di Bussoleno, da parte delle Forze di Polizia. (…) Nella sua totale adesione al Vangelo dei Poveri, riusciva ad essere fratello e compagno anche di chi non era credente, come me. Perché il suo concetto di fratellanza era il nostro di solidarietà sociale. (…) Il suo grande pregio era il fatto non solo di parlare, ma soprattutto di agire e di fare e di stare dalla parte degli ultimi…”
Ma la testimonianza più preziosa, attualissima più che mai oggi, è senz’altro la sua, del Gallo, come tutti lo chiamavano (dal min 24,49):
“Alla domanda perché da sempre sono NoTav, ecco la risposta. Risposta di un vecchio, di un marinaio, partigiano, prete, soprattutto uomo. Rispondo che sono fiero, anzi orgoglioso di essere NoTav perché dalla Val di Susa ho sentito arrivare un vento, fin dagli anni ’90: quando i cittadini e le cittadine sovrani (lo dice la Costituzione, lo dice la Scienza, sovrani!) si organizzano, approfondiscono, per difendere la loro Valle. Perché la Valle deve rimanere a misura umana, e allora è la coscienza del popolo che si organizza, sulle tradizioni della Valle, tradizioni di lotte operaie, contadine, partigiane (…) La Chiesa stessa predicava un cattolicesimo evangelico, cattolicesimo aperto, che guarda alla solidarietà, che guarda ai diritti di tutti. E allora che cosa c’è di più bello che difendere la Madre Terra, che è per tutti, immagina per i credenti…
(…) Ma è mai possibile che questa Valle con due strade, con la ferrovia, con un fiume che scorre… questa Valle in cui venivamo quando io ero bambino, dove sembrava di entrare nell’anticamera di un paradiso terrestre… E’ mai possibile accettare che arrivino degli avvoltoi, e poi per cosa…? Per il Capitale… per andare a Lione, Kiev, Parigi… E no! Prima di tutto viene il rispetto della Grande Madre Natura! E quello che mi ha colpito del Movimento della Val Susa, in tutte le sue elaborazioni, è il fatto di essere un Movimento Non Violento. E’ il cuore del popolo… ecco perché ci si trova la vecchia, il vecchio, i giovani, i ragazzi, i bambini, tutta una Valle…
Io li definisco veramente gli eredi dei valori della Resistenza, Una Resistenza che unisce, e da cui emerge un obiettivo prioritario, che è il Bene Comune. E il Bene Comune si difende partendo dalla difesa dell’ambiente, del paesaggio, della terra, contro ogni inquinamento non solo atmosferico, ma inquinamento del capitale, per i suoi scopi, per i suoi fini di egemonia e di oppressione. Quindi io quando incontro uno della Val Susa, spontaneamente devo abbracciarlo… Quando è il popolo che si muove, diventa un fatto di democrazia: il governo del popolo. (…) E qui in Val di Susa c’è un pensare e un agire locale, ma non per chissà quali secessioni, ma perché la Valle è di tutti, per l’Italia e per chi ci abita… E’ il pianeta stesso che riscopre veramente i suoi valori. Quindi pensa quante motivazioni hanno i Valsusini… Anzi, vi invidio, cari Valsusini, per essere la conferma che la resistenza è possibile, quando il popolo prende coscienza. E nella resistenza Val Susina c’è già il domani, cioè il futuro. (…) Lascerete un messaggio, e tutt’ora è un messaggio di liberazione.”
Sono poco più di tre minuti, tratti da una più lunga e imperdibile registrazione video, che trovate (non a caso) sul canale YouTube de “La Valle che Resiste”: postata nel 2011, ovvero negli anni rievocati da Nicoletta Dosio, si intitola proprio “Perché sono NoTav”, decisamente da rivedere. (https://www.youtube.com/watch?v=xLrzLuvlU20).
Chissà come avrebbe tuonato il Gallo, se gli fosse toccato assistere a tutto quello che è successo dopo la sua scomparsa: la vergogna dei mancati soccorsi in quel Mare Nostrum ridotto a cimitero, lo smantellamento di tanti settori in nome della globalizzazione, la macelleria sociale… E la crescente devastazione in Val di Susa, il polmone verde di San Didero espugnato manu militari in piena notte e completamente spiantato ora di alberi. Per non dire dello scempio che ha raggiunto ormai la bassa valle, a Caselette, nei dintorni di Rivalta, che si aggiunge a quello che già da tempo ha sconvolto il sito di Chiomonte, in quel che era la meravigliosa Val Clarea….
E chissà come sarebbe stato contento di pronunciarsi in sostegno delle giovani generazioni, che davvero, nonostante le misure sempre più repressive, non si arrendono e anzi rilanciano le loro sacrosante rivendicazioni in tutti i modi possibili – e in modalità sempre più transnazionali. Il prossimo importante appuntamento per il movimento NoTav (e più in generale per tutti gli ecopacifisti) sarà come sappiamo il 17 giugno e per l’appunto Oltr’Alpi, in quella Maurienne devastata non meno che sul nostro versante, dove i ‘nuovi resistenti’ valsusini tanto cari al Gallo, si daranno convegno con i Soulevaments de la Terre francesi.
Possiamo essere certi che, se fosse ancora vivo, ci sarebbe stato anche lui: dritto in piedi sul suo furgone, come me lo ricordo alla manifestazione del NoDalMolin del 2007, con il sempiterno sigaro. A vigilare.