Colombia
In quanto “partner globale” della NATO, la Colombia gode di un’attenzione privilegiata da parte dell’alleanza guerrafondaia. Come sua espressione, in tempi recenti, gli Stati Uniti stanno compiendo grandi sforzi per insediare una base navale nell’isola Gorgona nell’Oceano Pacifico colombiano e non si fermano nonostante la grande opposizione degli scienziati e delle organizzazioni civili della regione, che hanno l’obiettivo di salvaguardare un insieme di diritti altrimenti violati.
Secondo queste organizzazioni i finanziatori dei lavori della base (Ufficio internazionale per i servizi antidroga e Procura della giustizia degli Stati Uniti) genererebbero una perdita di sovranità, poiché l’isola sarebbe sotto il potere di un altro Stato.
In accordo con il Dipartimento di Stato, l’amministrazione Biden contempla inoltre l’acquisto di motori navali per un ammontare di 2,6 milioni di dollari allo scopo di migliorare la capacità operativa della Guardia Costiera nell’isola.
Piedad Córdoba, senatrice del partito di coalizione “Pacto Histórico”, si è pronunciata all’inizio di dicembre contro qualunque ingerenza degli Stati Uniti in Colombia, tramite l’insediamento di basi militari o lo spiegamento delle sue forze armate e ha sollecitato il presidente Petro a cancellare il progetto. Secondo Córdoba, la grande attenzione degli Stati Uniti per un’opera come questa sarebbe strana, se non si considerasse l’importanza strategica per gli Stati Uniti della regione del bacino del Pacifico, cosa che si «esprime attraverso lo spiegamento della Quarta Flotta e del Comando Sud con l’insediamento di basi militari, fra le altre, nell’isola Gorgona»,
Contemporaneamente, secondo la senatrice l’insediamento alla Gorgona della nona base militare degli Stati Uniti in Colombia potrebbe provocare danni simili a quelli avvenuti nelle Filippine, a Panama e Porto Rico, dove Washington è riuscita a stabilire basi militari.
Inoltre, all’inizio del mese di dicembre, il presidente colombiano ha invitato le forze armate degli Stati Uniti e della NATO in Amazzonia a cooperare nella salvaguardia del territorio e nella lotta al narcotraffico. I macchinari, le attrezzature e il personale da introdurre per realizzare i lavori potrebbero essere riutilizzati come “polizia per proteggere” l’ambiente cambiando la logica tradizionale di lotta alle droghe. Così ha proposto l’utilizzo dell’elicottero statunitense Black Hawk per spegnere gli incendi, argomentando che tale azione sarebbe il simbolo di un «cambiamento completo di ciò che è sempre stato l’aiuto militare degli Stati Uniti».
Già durante il governo di Gustavo Petro alla fine di agosto dell’anno scorso, le forze armate degli Stati Uniti e della Colombia avevano compiuto esercitazioni congiunte nell’ambito della NATO. In tale contesto, Petro aveva ricevuto la generale Richardson, la quale aveva visitato il Paese per cinque giorni. Richardson si è profusa in lodi, dicendo addirittura: «E’ il nostro partner numero uno in tema di sicurezza nella regione», descrivendo la Colombia come «il fulcro di tutto l’emisfero sud», che secondo lei era «libero e sicuro grazie agli sforzi di stabilizzazione della Colombia».
A tal riguardo Petro ha affermato (non si sa se con ingenuità o finta ignoranza) di aver «ottenuto alcune cose: il dialogo con la NATO – di cui siamo membri, non so, è uno status rarissimo, però comunque è così, credo siamo l’unico Paese latinoamericano – per portare quest’alleanza verso la cura della foresta amazzonica, offrendo una collaborazione tecnologica».
La lotta per la difesa dell’Amazzonia come motivazione di un intervento militare
L’idea di utilizzare la lotta per l’ambiente come strumento di intervento militare è abbastanza vecchia. Già nel 1989 Al Gore aveva sentenziato: «L’Amazzonia non è di vostra proprietà. Appartiene a tutti».
Nel 2019 nel bel mezzo degli incendi in Amazzonia, il presidente francese Emmanuel Macron aveva sollecitato l’intervento dei Paesi del G7: «È una crisi internazionale». Queste parole echeggiarono fino al Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, richiamando alla memoria la sua epoca di leader di un Paese membro della NATO. La piattaforma forum di domande e risposte “Quora” chiese retoricamente «Perché la NATO non invade il Brasile per salvare l’Amazzonia?»
Però il presidente Petro non è tanto ingenuo da supporre che gli Stati Uniti e la NATO abbiano buone intenzioni in Amazzonia. Ha criticato pubblicamente la politica di guerra contro le droghe degli Stati Uniti, indicando i loro obblighi in quanto maggiore consumatore al mondo. Petro ha affermato: «Cerco di portare il dialogo con gli Stati Uniti in una direzione differente, ovvero la questione della crisi climatica e da lì, all’importanza della foresta amazzonica. Con gli Stati Uniti siamo già riusciti a creare la prima unità militare con elicotteri Black Hawk».
La visita di Richardson in Colombia ha fatto parte di un tour per vari Paesi della regione, con il fine esplicito di fronteggiare l’influenza della Cina e della Russia e di promuovere l’isolamento di Nicaragua, Cuba e Venezuela.
In novembre, Petro ha annunciato che il presidente francese Emmanuel Macron gli aveva offerto “aiuti” per conservare l’Amazzonia. Va ricordato che la Francia possiede un dipartimento d’oltremare confinante con il Brasile (la Guyana Francese), a meno di 500 chilometri dalla foce del Rio delle Amazzoni. In questo territorio è ubicata la base di lancio delle navi spaziali usata da Francia ed Europa. Senza conoscere il contenuto dell’offerta né le prestazioni che la Colombia avrebbe dovuto concedere in cambio, l’accordo tra i due Paesi pone la Francia in una posizione d’influenza su entrambi gli estremi dello strategico bacino.
Ecuador
Lo scorso dicembre gli Stati Uniti hanno approvato una legge orientata a rafforzare la cooperazione con l’Ecuador in materia di difesa. Tale strumento, denominato Legge di Associazione Ecuador-Stati Uniti 2022, fa parte della Legge di autorizzazione delle Spese per la difesa nazionale degli Stati Uniti e arriva dopo l’accordo approvato recentemente riguardo ai cieli aperti, con l’obiettivo di ridurre tariffe, aumentare viaggi e commerci e stimolare la creazione di impieghi collegati ai ponti aerei tra i due Paesi.
Tutto questo vuole essere inteso come una strategia di stimolo commerciale, ma le risorse promesse dagli Stati Uniti (858 miliardi di dollari) saranno sotto la giurisdizione del Dipartimento della Difesa, quindi si capisce chiaramente qual è il vero orientamento.
Nel settembre dello scorso anno, la generale Richardson aveva visitato anche l’Ecuador, dove si era riunita con il presidente Lasso e per due giorni aveva diretto la Conferenza Sudamericana di Difesa Southdec 2022, al fine di coordinare «meccanismi per la lotta contro il crimine organizzato e il narcotraffico».
Uruguay
Lo scorso 3 febbraio il rinomato analista politico uruguaiano Julián González Guyer ha pubblicato nella rivista Brecha de Montevideo un articolo in cui parlava della nave US Coast Guard Cutter (USCGC) Stone, la più moderna della Guardia Costiera statunitense, che sarebbe entrata nel porto di Montevideo per 10 giorni. Secondo l’articolista, la nave sarebbe rimasta dieci giorni nelle acque uruguaiane con la scusa di «portare a termine esercitazioni di addestramento in operazioni di ricerca e soccorso in mare e di controllo delle acque territoriali con la Marina Militare». In realtà, gli obiettivi della USCGC Stone sono altri, ossia «ottenere informazioni sull’Atlantico meridionale e in particolare sull’attività dei pescherecci cinesi nella zona».
Questo è il secondo viaggio nella nave in Uruguay; il primo era avvenuto due anni fa per attività di «pattugliamento e sostegno alle attività d’interdizione della pesca illegale nelle acque della Guyana, del Brasile e dell’Uruguay», sebbene la visita programmata per l’Argentina fosse stata cancellata.
In questa occasione, come in quella precedente, la spiegazione pubblica riguardo gli obiettivi della visita è stata circondata da contraddizioni tra le informazioni diffuse dal governo nazionale e dall’ambasciata degli Stati Uniti a Montevideo.
González Guyer conclude segnalando che, mentre le conoscenze ottenute la Marina uruguayana sarebbero insignificanti, la nave statunitense avrebbe raccolto «un volume significativo di informazioni sulle nostre coste, acque territoriali e zone adiacenti e anche sulla nostra Marina e i suoi ufficiali».
Per vari decenni la Marina Militare uruguayana è stata addestrata dagli Stati Uniti per agire come forza dedicata alla protezione dello sbocco del Rio della Plata, dando uno spazio privilegiato all’esercito statunitense in questo aspetto. A questa logica si possono ascrivere le due visite della Stone in Uruguay in un periodo così breve.
Oltre a ciò, la Stone ha sviluppato missioni di pattugliamento dell’Atlantico meridionale assieme ad altre tre navi, esercitando in pratica un maggiore controllo su un triangolo strategico nella regione e nello stretto di Magellano tra Montevideo, le Malvine e la terza zona navale dell’esercito del Cile con sede a Punta Arenas.
Sergio Rodríguez Gelfenstein
Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto.
Revisione di Anna Polo