Zeynab Jalalian, 41 anni, è un’attivista curda iraniana che si batte per l’emancipazione delle donne e delle ragazze della sua minoranza oppressa.
A causa delle sue attività sociali e politiche è detenuta ingiustamente già da 15 anni. Sta scontando l’ergastolo nella prigione di Yazd, lontana migliaia di chilometri dalla sua famiglia.
È stata arrestata arbitrariamente nel 2008 e giudicata colpevole del reato di “inimicizia contro Dio” (moharebeh) in relazione alle sue attività nell’ala politica del Partito per la vita libera del Kurdistan (Pjak). La condannata a morte non è stata mai eseguita anche grazie a una grande mobilitazione internazionale. Nel 2011 la Guida suprema ha commutato la pena capitale in ergastolo.
Durante la sua detenzione i funzionari dell’intelligence l’hanno sottoposta a torture e maltrattamenti, tra cui frustate sulle piante dei piedi e colpi allo stomaco; l’hanno colpita alla testa così forte da provocarle una frattura al cranio con conseguente emorragia interna e danni alla vista. Da quando è in carcere soffre di diversi problemi di salute.
Zeynab Jalalian è una delle donne detenute da più tempo per motivi politici.
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