Le dimissioni di due donne dal vertice di potere dei loro rispettivi Paesi è un elemento di riflessione lanciato nello stagno del “tutto già acquisito e fermo”.
Nicola Sturgeon, prima ministra scozzese ha annunciato le proprie dimissioni il 15 febbraio come aveva fatto Jacinda Arden, prima ministra neozelandese qualche giorno prima di lei. Sono in tanti ad aver pensato (e non confessato) che si tratti di un segnale in più dell’inadeguatezza delle donne ai vertici del potere.
Al contrario credo che indichi piuttosto un vero segnale di forza. Ci vuole più forza a riconoscere che ci sono altre priorità nella propria vita, ci vuole più umiltà a decidere in faccia al mondo di considerare conclusa quell’esperienza, ci vuole più visione a rinunciare al “lavoro più bello del mondo”, come l’ha definito la Sturgeon nel discorso in cui annunciava le proprie dimissioni. Ascoltiamo le sue parole: “Sin dai primi momenti in cui ho ricoperto questo incarico, ho creduto che una parte del servire bene consista nel sapere quasi istintivamente quando è il momento giusto per lasciare il posto ad altri – ha detto Nicola Sturgeon. E, una volta arrivato quel momento, nell’avere il coraggio di farlo, anche se a molti nel paese e nel mio partito potrebbe sembrare troppo presto”.
E, ancora: “Sono da sempre convinta che nessun individuo debba essere dominante per troppo tempo in un qualunque sistema. Ma se è facile sostenere questa opinione in astratto, è molto più difficile viverla. Con questa decisione, sto cercando di farlo”.