L’idolatria è il peccato originale da cui derivano tutti gli altri. La tentazione di diventare Dio che ci arriva dagli idoli, che esigono il sacrificio altrui nella folle ricerca di ricchezza, fama o potere. Ma l’idolo finisce sempre per richiedere il sacrificio di sé, lasciandoci morire sugli altari intrisi di sangue che abbiamo eretto per gli altri.
Poiché gli imperi non possono essere soppressi, si suicidano ai piedi degli idoli da cui sono dominati.
Siamo qui oggi per denunciare i sommi, non eletti, e irresponsabili sacerdoti dell’Impero, che incanalano i corpi di milioni di vittime, insieme a trilioni della nostra ricchezza nazionale, nelle viscere della nostra versione di Moloch, l’idolo cananeo.
La classe politica, i media, l’industria dell’intrattenimento, i finanzieri e persino le istituzioni religiose perseguono come lupi il sangue dei musulmani, dei russi o dei cinesi, o di chiunque l’idolo abbia demonizzato come indegno di vivere. Non c’erano obiettivi razionali nelle guerre in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia e Somalia. Non ce ne sono in Ucraina. La guerra permanente e l’industria del massacro sono la loro stessa giustificazione. Lockheed Martin, Raytheon, General Dynamics, Boeing e Northrop Grumman guadagnano miliardi di dollari in profitti. Le ingenti spese richieste dal Pentagono sono sacrosante. Opinionisti, diplomatici e tecnocrati guerrafondai, che si compiacciono di declinare qualsiasi responsabilità per la serie di disastri militari che orchestrano, sono una cricca proteiforme, si spostano abilmente a seconda delle correnti politiche, passando dal Partito Repubblicano al Partito Democratico e viceversa, presentandosi di volta in volta come implacabili combattenti, oppure neoconservatori, o interventisti liberali. Julien Benda ha definito questi cortigiani del potere “i barbari dell’intellighenzia che si sono fatti da soli”.
Questi fanatici della guerra non vedranno mai i cadaveri delle loro vittime. Io li ho visti, compresi i bambini. Ogni corpo senza vita che ho visto come reporter in Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Palestina, Iraq, Sudan, Yemen, Bosnia o Kosovo, mese dopo mese, anno dopo anno, ha rivelato la loro bancarotta morale, la disonestà intellettuale, la malata sete di sangue e le loro fantasie deliranti. Sono marionette del Pentagono, uno Stato nello Stato, e dei produttori di armi che finanziano lautamente i loro think tank. Ecco l’elenco: Project for the New American Century, Foreign Policy Initiative, American Enterprise Institute, Center for a New American Security, Institute for the Study of War, Atlantic Council e Brookings Institute. Come un ceppo mutante di un batterio resistente agli antibiotici, non possono essere sconfitti. Non importa quanto si sbaglino, quanto siano assurde le loro teorie di dominio globale, quante volte mentano o denigrino altre culture e società come incivili, o quante ne condannino a morte. Sono puntelli inamovibili, parassiti vomitati negli ultimi giorni di tutti gli imperi, pronti a venderci la prossima giusta guerra contro chiunque abbiano deciso sia il nuovo Hitler. La mappa cambia. Il gioco resta lo stesso.
Pietà per i nostri profeti, che vagano in questo paesaggio desolato gridando nell’oscurità. Pietà per Julian Assange, sottoposto a un’esecuzione al rallentatore in una prigione di massima sicurezza a Londra. Ha commesso il peccato mortale per l’Impero: ha denunciato i suoi crimini, i suoi meccanismi di morte, la sua depravazione morale.
Una società che proibisce la capacità di dire la verità estingue la capacità di vivere nella giustizia. Alcuni che sono qui oggi possono pensare di essere dei radicali, addirittura dei rivoluzionari. Ma ciò che stiamo chiedendo allo spettro politico è, in realtà, conservatore: il ripristino dello Stato di Diritto. È semplice e basilare. In una repubblica degna di questo nome, non dovrebbe essere una richiesta incendiaria. Ma vivere nella verità in un sistema dispotico, quello che il filosofo politico Sheldon Wolin ha definito “totalitarismo al contrario”, diventa sovversivo.
Illegittimi sono gli architetti dell’imperialismo, i signori della guerra, i rami legislativo, giudiziario ed esecutivo del governo controllati dalle multinazionali e dai loro ossequiosi portavoce nei media e nel mondo accademico. Pronunciate questa semplice verità e sarete banditi, come è toccato a molti di noi, messi ai margini. Dimostrate questa verità, come ha fatto Julian Assange, e sarete crocifissi.
“Ora è sparita anche la Rosa rossa. Dov’è sepolta non si sa. Siccome disse ai poveri la verità, i ricchi l’hanno spedita nell’aldilà” scrisse Bertolt Brecht della socialista Rosa Luxemburg, quando venne assassinata.
Abbiamo subito un colpo di stato da parte del sistema corporativo, per cui i poveri e le donne e gli uomini che lavorano, la metà dei quali non ha 400 dollari per coprire una spesa di emergenza, sono ridotti a una cronica instabilità. La disoccupazione e l’insicurezza alimentare sono endemiche. Le nostre comunità e città sono in uno stato desolante. La guerra, la speculazione finanziaria, la sorveglianza costante e la militarizzazione poliziesca che funziona come un esercito interno di occupazione sono le uniche vere preoccupazioni dello Stato. Persino l’ habeas corpus non esiste più. Noi, come cittadini, siamo merce usa e getta per i sistemi aziendali di potere. E le guerre infinite che combattiamo all’estero hanno generato le guerre che combattiamo in patria, come ben sanno gli studenti ai quali insegno nel sistema carcerario del New Jersey. Tutti gli imperi muoiono nello stesso atto di autoimmolazione. La tirannia che l’impero ateniese imponeva agli altri, nota Tucidide nella sua storia della guerra del Peloponneso, alla fine la imponeva anche a se stesso.
Opporsi, tendere la mano e aiutare i deboli, gli oppressi e i sofferenti, salvare il pianeta dall’ecocidio, denunciare i crimini interni e internazionali della classe dominante, chiedere giustizia, vivere nella verità, distruggere gli idoli, significa portare il marchio di Caino.
Dobbiamo far sentire la nostra collera a coloro che detengono il potere, mediante azioni costanti di disobbedienza civile nonviolenta e di sabotaggio a livello sociale e politico. Il potere organizzato dal basso è l’unico che può salvarci. La politica gioca sulla paura. È nostro dovere far sì che chi è al potere abbia molta, molta paura.
L’oligarchia al potere ci tiene chiusi nella sua morsa mortale. Non può essere riformata. Oscura e falsifica la verità. È alla ricerca maniacale di accrescere la sua oscena ricchezza e il suo potere incontrollato. Ci costringe a inginocchiarci davanti ai suoi falsi dei. E quindi, per citare la Regina di Cuori, metaforicamente, ovviamente, dico: “Via le teste!”.
Chris Hedges, giornalista vincitore del Premio Pulitzer, è autore di numerosi libri antimilitaristi e attivista.
Traduzione dall’inglese di Daniela Bezzi
Revisione di Anna Polo