Chiunque segue attentamente il riscaldamento globale sa che l’Artico è stato colpito 2 o 3 volte di più rispetto all’impatto medio sul pianeta. Secondo fonti affidabili, quel che succede al Polo Nord non rimane al Polo Nord. Dopotutto, per millenni il ghiaccio artico è stato saldamente al primo posto delle superfici che riflettono le radiazioni solari, rinfrangendo tra l’80 e il 90% della luce solare verso lo spazio.
E se il ghiaccio sparisse? Dove andrebbe tutto il calore?
Questo è un problema che minaccia le nostre vite. Assieme alla guerra nucleare, questa è una delle maggiori minacce per le civilizzazioni da quando, nei tempi antichi, gli esseri umani si raggruppavano attorno al fuoco ardente in caverne buie e umide.
Basandoci su studi scientifici e considerando il fatto che quanto segue è già in atto, ecco un elenco degli impatti dell’assenza di ghiaccio nella zona artica:
- Perturbazione delle correnti a getto nella troposfera tra i 6.000 e i 9.000 metri di altitudine; questo a sua volta modifica l’andamento meteorologico nell’emisfero boreale poiché le durevoli correnti occidentali non sanno dove andare o vengono bloccate, e ciò causa improvvise inondazioni, piogge torrenziali, siccità torrida e violente ondate di freddo mai viste prima. Tutte condizioni imprevedibili con cicli estremi che frustano la società, come i dati climatici del 2022 per il 2023-2024.
- Intensificazione del dissolversi della Groenlandia, che sta già mostrando considerevoli tracce di debolezza e fragilità mentre l’aumento del livello del mare a circa 7,4 metri rimane appena appena intrappolato nel ghiaccio. Gli scienziati, come il dott. Jason Box dell’Istituto di ricerca geologica della Danimarca e della Groenlandia, hanno già messo la Groenlandia in stato di allerta.
- Accelerazione dello scioglimento del permafrost in Siberia, Alaska e Canada, dove stanno spuntando a migliaia i laghi termocarsici, quasi a velocità giornaliera; da questi laghi scaturiscono bolle di metano, secondo la dottoressa Katey Walter Anthony, ecologista dell’Aquatic Ecosystem e professoressa dell’Università dell’Alaska. Ahimè, il metano stimola il riscaldamento globale in modo più prepotente della CO2.
Sfortunatamente coloro che ricoprono ruoli di potere fraintendono completamente l’assenza di ghiaccio nell’Artico.
Parecchi leader rimangono ingenui riguardo le informazioni scientifiche e l’impatto significativo dell’assenza di ghiaccio nell’Artico; per esempio, l’ex Segretario di Stato Mike Pompeo che ne festeggiava la prospettiva (rif. discorso “Looking North: Sharpening America’s Arctic Focus” tenuto a Rovaniemi in Finlandia nel maggio 2019). Allo stesso modo, nel maggio 2022 Vladimir Putin ha lanciato “Rossiya”, una nave rompighiaccio nucleare super potente, oltre a una centrale nucleare galleggiante. (Ma il ghiaccio spesso è quasi sparito. E poi, il nucleare nel Circolo polare artico, è davvero il caso?) Loro si immaginano le leccornie prelibate della scoperta di nuovi giacimenti di combustibili fossili, delle rotte commerciali più semplici e del controllo sulle latitudini all’estremo nord che eclisserebbero il Nord America, l’Asia e l’Europa.
Tuttavia, sembra già preannunciato che l’assenza di ghiaccio nell’Artico porterà a una serie di circostanze difficili, forse fatali, per la Russia, l’America e il mondo. La ricerca scientifica si trova in disaccordo con la scoperta di combustibili fossili nell’Artico. Sarebbe necessario l’opposto per evitare che la Russia e l’America si pestino i piedi. L’Artico dev’essere protetto, non esplorato per trovare minerali e petrolio. Una nuova vita è possibile. E, infatti, un gruppo di scienziati se ne sta attualmente occupando.
La Titanic Lifeboat Academy ha di recente ha pubblicato un articolo (in inglese) del dott. Guy McPherson, professore emerito dell’Università dell’Arizona, in cui viene spiegato il sapere relativo all’assenza di ghiaccio nell’Artide: On the Rate of Environmental Change, Titanic Lifeboat Academy, 27 gennaio 2023.
Quanto segue è una sintesi parziale dell’analisi perspicace del dott. Guy McPherson, con dei commenti aggiuntivi a parte.
Per contestualizzare, è importante riconoscere il fatto che «Gli esseri umani hanno sempre e solo vissuto in un mondo ricoperto di ghiaccio». (Fonte: Mark C. Urban, “Life Without Ice”, Science, 14 febbraio 2020). Secondo il dott. Urban, biologo e professore di ecologia/biologia evolutiva presso l’Università del Connecticut, la specie umana si è evoluta in un mondo ghiacciato che ha determinato «la stabilità climatica, ecologica e politica». Quell’innata stabilità, data per scontata, è a rischio per la prima volta nella Storia: «Riflettendo la luce solare, il ghiaccio artico funge da condizionatore d’aria della Terra. Nel momento in cui l’acqua scura sostituisce il ghiaccio brillante, la Terra potrebbe scaldarsi in modo sostanziale, equivalente al riscaldamento scatenato da un rilascio aggiuntivo di un bilione (cioè mille miliardi) di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera.
Il ghiaccio determina anche dove piove. La perdita del ghiaccio artico può far piovere in Spagna, prosciugare l’energia idroelettrica in Scandinavia e dar fuoco alla California». Il dott. Urban ritiene che l’Artico potrebbe rimanere senza ghiaccio nell’arco di trent’anni e forse anche prima se continuano le tendenze in corso.
È impressionante la sua affermazione sulla produzione dell’equivalente di un bilione di tonnellate di CO2 causata dal riscaldamento dovuto allo scioglimento dei ghiacci; equivale a 25 anni di emissioni attuali, cioè niente che abbiamo mai vissuto o che potremmo immaginare. Non c’è nulla di positivo al riguardo, proprio nulla. Anzi, un bilione di tonnellate di anidride carbonica è così enorme che fa girare la testa per sempre, senza freno.
In aggiunta, il dott. McPherson riporta le considerazioni di scienziati famosi, secondo cui l’Artico rimarrà senza ghiaccio molto a breve, addirittura nei prossimi anni. Ecco una citazione di James Anderson, professore dell’Università di Harvard, risalente al 2018 in Forbes: «La probabilità che ci sia permafrost nell’Artide dopo il 2022 è essenzialmente inesistente. Per gli effetti completi aspettiamo l’anno prossimo (2024)». Un’analisi dettagliata della zona artica si trova in Addio ai ghiacci: rapporto dall’artico (trad. it. Maria Pia Casarini, Bollati Boringhieri, 2019), testo scritto da Peter Wadhams, uno degli esperti mondiali sulla calotta polare.
Esistono varie scuole di pensiero riguardo le tempistiche per arrivare all’assenza di ghiaccio nell’Artico. Alcuni pensano che non avverrà fino al prossimo decennio o fino al 2065 (da Carbon Brief; presupponendo che si contenga il riscaldamento a 1,5°C, ma buona fortuna!) oppure fino al 2035 (da un articolo del National Geographic).
Solo di recente, contemporaneamente all’inizio della COP27, il summit dell’ONU sul clima tenutosi a Sharm el-Sheikh nel novembre 2022, la rete di ricerca dell’Iniziativa Internazionale per il Clima e la Criosfera (ICCI) ha fornito nuove informazioni sulla zona artica. «A seguito degli otto anni più caldi mai registrati nel pianeta, ci sono sempre più prove a sostegno dello scioglimento a ritmi accelerati delle regioni ghiacciate del mondo; è più veloce di quanto si aspettavano gli scienziati». (Fonte: “COP27: Loss of Arctic Summer Sea Ice ‘Inevitable Within 30 Years”, report di Reuters del novembre 2022) «Proprio come non esiste più un percorso credibile per mantenere il riscaldamento globale a un massimo di 1,5°C, non esiste un percorso credibile per evitare estati senza ghiaccio», ha dichiarato il coautore Robbie Mallett, un ricercatore dei ghiacci marini presso l’University College di Londra. «Un ambiente particolare della Terra si estinguerà», ha detto Mallett.
Ma i sostenitori dei combustibili fossili come Pompeo e Putin si entusiasmano all’idea dell’assenza di ghiaccio al Polo Nord. Parlando seriamente, Putin vuole sprecare qualche miliardo di rubli per una nave rompighiaccio nucleare super potente. La questione è seria… gli orsi polari faticano a trovare appoggi di ghiaccio stabili.
Nel frattempo, purtroppo, gli scienziati sostengono che i desideri più grandi di Pompeo e Putin saranno all’ordine del giorno: Artico senza ghiaccio… quando? E cosa succede se Urban, Anderson e la MacKinnon avranno ragione? Ovvero, non ci sarà più ghiaccio nell’Artico entro pochi anni?
Secondo Urban, innanzitutto sarà sparito il condizionatore d’aria più grande del pianeta. In altre parole, il mondo andrà quasi certamente allo scompiglio, peggio dello scorso 2022 quando l’energia idroelettrica planetaria ha scricchiolato (lago Powell negli USA) e i maggiori corsi d’acqua commerciali si sono quasi seccati (Reno, Po, Mississippi), mentre la Francia e l’Italia trasportavano acqua potabile in autobotte a moltitudini di cittadini assetati, mentre la California bruciava. Ma c’è molto altro, come alluvioni oltre ogni immaginazione (in Pakistan e Cina). Tutto ciò è avvenuto prima dell’assenza di ghiaccio nell’Artico.
All’ordine del giorno, dietro le quinte, c’è un meccanismo pronto a scatenare una rapidissima perdita del ghiaccio marino artico. Si tratta del Niño, che suona innocuo finché viene preso in esame nel dettaglio. È come un lupo travestito da agnello.
La minaccia di El Niño.
Mentre la quantità di calore mondiale latente contenuto negli oceani, che ne assorbono l’80-90%, si combina con la fine dell’attuale La Niña, una corrente fredda dell’oceano Pacifico equatoriale (che ha raffreddato l’anno più caldo, il 2022 – non molto utile, eh!), essa si trasforma in El Niño e le acque del Pacifico equatoriale diventano più calde con un impatto esteso al pianeta. Questa combinazione scalderà tutto oltre le aree di comfort, particolarmente nell’estremo nord artico. Ciò che rimane del ghiaccio marino potrebbe sparire più velocemente di prima; ciò significa che il trio Urban, Anderson e MacKinnon avrebbero “fatto centro”. Il risultato potrebbe essere un super ciclo di meteo impazzito in tutto il mondo, con periodi di siccità torrida seguiti da alluvioni come quella dell’Arca di Noè, uragani che radono al suolo intere città e chissà cos’altro. Un meteo folle che lascerebbe l’umanità senza fiato.
Speriamo che gli scienziati si sbaglino sulle tempistiche dell’assenza di ghiaccio nell’Artico e che ciò accada più avanti. Ma per decenni la scienza è rimasta qualche passo indietro rispetto alla questione del riscaldamento globale. Presupponendo che Urban, Anderson e MacKinnon facciano centro, quali saranno le raccomandazioni di Pompeo (probabile candidato presidenziale degli Stati Uniti) e di Putin (presidente a vita seduto su una nave rompighiaccio nucleare arrugginita)?
Cosa ancora più importante è la domanda fantasma: perché le più grandi nazioni non stanno riversando tutto quello che possono nella riparazione più grande della storia mondiale, sommergendo gli scienziati con tutti i finanziamenti e gli strumenti tecnici necessari a capire come far rivivere la zona artica? Si veda: Refreeze the Arctic (fonte consultata il 9 dicembre 2022). Dopotutto, potrebbe essere possibile. Altrimenti è solo una questione di tempo prima che un bilione di tonnellate di CO2 ci colpisca. Secondo Statista, le emissioni globali di CO2 dovute ai combustibili fossili e all’industria hanno raggiunto nel 2021 il record annuale di 37,12 miliardi di tonnellate.
Cosa ne pensate di un altro bilione (1.000.000.000.000)?
Traduzione dall’inglese di Mariasole Cailotto. Revisione e adattamento di Thomas Schmid.