Cospito in carcere può parlare solo con mafiosi.
Con chi parla? Con loro.
Di cosa parlano? Della loro situazione.
Se sono caduto in un pozzo e con me c’è un altro individuo caduto nel pozzo, di che parliamo? Di calcio? Di fotosintesi clorofilliana? Del collezionismo di mappamondi? No, parliamo del pozzo.
Se sono stato sequestrato da un probabile serial killer e mi ritrovo in un antro buio con un’altra vittima nell’attesa angosciosa di terribili sofferenze, di che parliamo? Di fumetti? Di pornoattori? Del rapporto tra la commedia scollacciata degli anni Settanta e i cinepanettoni del decennio successivo? Oppure parliamo del pericolo che corriamo?
Se ho raggiunto un riparo dopo un cataclisma naturale e mi ritrovo con un gruppo di persone nell’attesa di soccorsi, di che parliamo? Del declino di Dario Argento come regista di film horror?
Ecco, Alfredo Cospito può parlare solo con mafiosi, perché non ha altri esseri umani a cui rivolgersi, perché non può fare altro, e molto probabilmente parlano del suo sciopero della fame e del 41 bis. Cioè parlano della loro vita quotidiana. È una cosa del tutto naturale e comprensibile.
Reazione politica e mediatica: «Visto? Parla con i mafiosi del 41 bis. C’è chiaramente un’alleanza!».