Ieri al circolo la Poderosa Unione Popolare ha promosso un incontro di dibattito sul disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata delle Regioni
“Visto che la Resistenza ha scritto, col sangue dei suoi esponenti, la Costituzione, tutto ciò che contrasta la Costituzione è fascismo” ha dichiarato Nello Dal Bo (ANPI Grugliasco) ieri sera.
Prendo a prestito questa frase, una provocazione forte, netta, durissima, che Dal Bo ha pronunciato ieri sebbene in occasione di un altro evento.
Cos’è l’autonomia differenziata? E’ in parole molto semplici la possibilità di trasferimento di poteri alle Regioni molto superiore a quello attualmente possibile, che di fatto renderebbero le Regioni a statuto ordinario, molto simili a delle Regioni a statuto speciale.
E’ in linea con la Costituzione? Lo spiega molto bene Francesco Pallante:
“Sì, ma con una precisazione: nel testo originario della Costituzione del 1948, questa possibilità (l’autonomia delle Regioni, n.d.r.) non era prevista. E’ stata la riforma del titolo V – fatta negli ultimi giorni della prima legislatura dell’Ulivo, dal Governo Amato, a colpi di maggioranza, prima volta che questo accadeva – a modificare ampiamente il titolo V della Costituzione e a prevedere questa possibilità”. Una rottura costituzionale la definì Elia al tempo.
Nel Piano di rinascita democratica di Gelli (acquisito dalla Magistratura nel 1982), di cui suggeriamo la lettura, leggiamo: “riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco“.
Come funziona la sanità tedesca? Lo Stato centrale tedesco detta le regole del sistema e le condizioni generali per le cure mediche. Assicurazioni, ministero sanitario del Land e associazioni mediche operano in questo quadro, autogovernandosi a livello di lander in termini di servizi, qualità, finanziamenti e infrastrutture (fonte: Osservatorio CPI).
Com’è stato possibile portare avanti una “riforma” della sanità pubblica chiaramente nella direzione della sanità tedesca? Grazie alla riforma del titolo V della Costituzione fatta dal governo di centro “sinistra”.
L’attuale disegno di legge sull’autonomia differenziata è a firma Calderoli (Lega). Ma in questo documento sull’autonomia differenziata leggiamo:
“Il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, si è imposto al centro del dibattito a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017″.
Bonaccini (PD) si muove quindi di concerto con Zaia e Maroni (Lega).
Si chiama consociativismo: come lo si riconosce? Dal fatto che al cambio di colore di Governo non cambiano le politiche, cambia lo stile, cambiano gli annunci, si continua a far finta di litigare tra chi quel turno è al Governo e chi è all’opposizione, ma le politiche non cambiano, vengono, nella sostanza, attuate in continuità.
La riforma del titolo V ci ha portato dei vantaggi? sempre Pallante dichiara: “Sappiamo che (in materia di sanità, n.d.r.) le differenze tra le Regioni sono spaventose”, “La differenza di aspettativa di vita tra la Calabria e Bolzano è di 4 anni, quella di vita in salute è di 13 anni”.
Chiara Rivetti: “Le Regioni durante la pandemia Covid si sono mosse il modo caotico, disordinato, regioni con posti in terapia intensiva e rianimatori in numero adeguato, altre Regioni no, Regioni che avevano le mascherina da dare in dotazione, altre no, Regioni che hanno fatto una buona campagna vaccinale altre no. Noi tutti sanitari pensavamo che dopo il Covid, l’idea del regionalismo differenziato fosse definitivamente archiviata. Invece a quanto pare non è così”.
I diritti sono costituzionalmente sanciti, la solidarietà è costituzionalmente sancita, la redistribuzione, quindi, è costituzionalmente sancita. Ogni politica che vada nella direzione della concentrazione di ricchezza a scapito della redistribuzione, è una politica che contrasta la Costituzione.
Tutti gli indicatori ci dicono che da anni è in atto un irreversibile incremento dell’impoverimento, l’attuale indirizzo politico, nei fatti concordato tra tutte le forze cha vanno dal PD alle destre, è l’ulteriore autonomia delle Regioni, che non può che portare ad un’ulteriore concentrazione di ricchezza dov’è già presente e ad una mancanza di redistribuzione di risorse dove maggiormente servono, ovvero dove c’è meno ricchezza.
Tutto ciò come lo vogliamo chiamare? Postfascismo? Piduismo? Neoliberismo?
Nell’incontro sono intervenuti:
– Minuto 11:22; Francesca Frediani, consigliera Regione Piemonte, M4O-Unione Popolare
– Minuto 20:48; Francesco Pallante, ordinario di Diritto costituzionale, Università di Torino
– Minuto 43:59; Gianfranco Viesti, ordinario di Economia Applicata, Università di Bari
– Minuto 1:22:45; Chiara Rivetti, segretaria Regionale Anaao Piemonte (Sindacato Medici e Dirigenti Sanitari)
– Minuto 1:38:00; Lorenzo Giustolisi, USB scuola, Torino
Ha moderato Elisabetta Forni, Unione Popolare
La questione dell’autonomia differenziata è spinosissima, e riguarda la nostra qualità della vita futura come cittadini italiani. Consigliamo quindi la visione integrale degli interventi dei relatori: