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Gli attivisti napoletani di Freessange invitano a partecipare, sotto la sede del Consiglio Comunale partenopeo, al presidio per il conferimento della cittadinanza onoraria di Napoli a Julian Assange
Napoli, martedì 31 ore 10,30 – Conferenza stampa ore 12:00 (via Giuseppe Verdi)
Il Consiglio sarà chiamato a votare un ordine del giorno con il quale chiede al Sindaco della città di Napoli, prof. Manfredi, il conferimento della cittadinanza onoraria a Julian Assange. L’ordine del giorno (testo OdG) – che ha come primo firmatario Sergio D’Angelo e che ha trovato l’adesione di tutti i rappresentanti dei gruppi consiliari – aderisce all’appello promosso al Consiglio Comunale il 28 dicembre 2022 dagli attivisti di #freeassangenapoli e sottoscritto da autorevoli rappresentanti napoletani del mondo dell’università, della cultura, del giornalismo e dello spettacolo. Julian Assange, dopo un esilio di sette anni nell’ambasciata ecuadoriana in Inghilterra, è detenuto dall’11 aprile 2019 in condizioni disumane (rinchiuso in una cella di 3mt per 2mt, con un regime assimilabile al nostro 41bis) nel carcere speciale di Belmarsh nel Regno Unito , in attesa di essere estradatato negli Stati Uniti dove lo aspetterebbero 175 anni di prigionia. La sua colpa sarebbe l’ aver rivelato, attraverso il sito Wikileaks, numerosi crimini di guerra perpetrati dagli eserciti statunitensi e inglesi soprattutto in Irak e Afghanistan. La cittadinanza onoraria per Julian Assange, aderendo all’appello lanciato dal premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, sarà l’ulteriore dimostrazione dell’avveduta civiltà di Napoli nel difendere con Assange più in generale la libertà d’informazione, aggredita non soltanto nelle cosiddette dittature, ma anche in molte nazioni che si fregiano di essere democratiche, come gli Stati Uniti, il Regno unito o la stessa Italia, scesa purtroppo al 58° posto nell’annuale graduatoria riguardante la libertà di stampa.
comunicato
comunicato Free Assange Napoli
Assemblea NoGuerra Palermo: “GETTIAMO LE ARMI. Organizziamo le mobilitazioni contro la guerra”
Palermo, mercoledì 1 alle ore 18:00 – Laboratorio Andrea Ballarò (via Rodrigo Pantaleone)
Ci prepariamo ad organizzare le Mobilitazioni contro la Guerra ad un anno dell’invasione dell’Ucraina. il 24 febbraio ci sarà a Palermo una giornata di lotta contro il Militarismo, non vogliamo più l’invio delle armi, fermiamo il massacro alle porte dell’Europa. il 25 febbraio a Niscemi in corteo, nel Territorio devastato dal Muos che uccide ogni giorno. Queste iniziative saranno precedute il 15 febbraio da una assemblea cittadina sulla repressione per la liberazione Alfredo Cospito. Di tutto questo ne parleremo mercoledì 1 febbraio al laboratorio Andrea Ballarò.
comunicato Assemblea NoGuerra Palermo
Incontro con il criminologo critico Vincenzo Scalia sul 41 bis: dal circuito dei camosci a Cospito + assemblea
Venerdì 3 ore 18:30 – Arci Porco Rosso (Casa Professa, 1)
Lo sciopero della fame di Alfredo Cospito ha messo in discussione l’utilità e legittimità della misura prevista all’art. 41 bis dell’ordinamento penitenziario già settimane fa, quando all’improvviso è stato arrestato Matteo Messina Denaro. La cattura del boss mafioso cambia qualcosa su come percepiamo la dura lotta dell’anarchico? Che posizione può prendere la nostra comunità? Vincenzo Scalia spiegherà le origini dei carceri speciali e della misura 41 bis, criminologo critico nato e cresciuto a Palermo. Attualmente, Scalia, è docente all’università di Firenze ed è autore di ‘Le filiere mafiose: criminalità organizzata, rapporti di produzione, antimafia’ (Edeisse, 2016); suoi contributi sono stati pubblicati su Palermograd e Jacobin Italia. I lavori seguiranno con un dibattito aperto alle quale tutti i membri della comunità del Porco Rosso sono chiamati a partecipare.
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Dopo la manifestazione di sabato scorso l’impegno del movimento etneo per il reddito di cittadinanza e il lavoro dignitoso senza il ricatto del bisogno
Sabato 28 gennaio, dicono dall’associazione Disoccupazione Zero: «abbiamo voluto organizzare il secondo corteo a difesa del lavoro e del reddito di cittadinanza per le strade di Catania. Abbiamo dato la possibilità ai percettori di scoprire che la piazza è un luogo di confronto, di lotta civica, dove portare avanti la battaglia per i propri diritti». Come Disoccupazione Zero, dichiarano gli attivisti del movimento – guarda il video del loro intervento alla manifestazione -, « iniziamo un percorso che non termina nella sola difesa del RdC, ma che vuole organizzare i disoccupati, i lavoratori in nero, poveri, sfruttati che non vedono riconosciuti i propri diritti di dignità e stabilità, portando avanti anche la nostra “legge” che garantisce un lavoro nell’amministrazione pubblica a ogni cittadino». Precisiamo che la proposta elaborata da DZ per l’occupazione nella P.A. definisce non solo una nuova e diversa organizzazione del lavoro, ma anche una gestione diretta dei servizi pubblici così come del patrimonio comune, a cominciare dalle grandi reti infrastrutturali: beni della collettività che vengono aggrediti sistematicamente dagli interessi imprenditoriali capitalistici, con il beneplacito di tutti i governi – sia di destra sia di sinistra -, in nome della privatizzazione neoliberistica. Insomma, dopo la manifestazione di Piazza Cutelli assieme ai percettori di Reddito, continuerà la mobilitazione sociale dei movimenti. In questo senso segnaliamo la presa di posizione di Officina Rebelde Catania, la quale – con una nota – ha espresso l’intento di proseguire l’impegno politico per costruire un’opposizione di massa alle politiche governative, contro il disagio sociale che colpisce intere fasce di popolazione sempre più alla deriva, date le loro condizioni di sussistenza che hanno oramai raggiunto i limiti della povertà assoluta. Pertanto, attraversando i luoghi ed i territori nei quali sono presenti, Officina Rebelde si propone nel corso dei prossimi mesi di lanciare una campagna duratura, “per ribadire il diritto al reddito ed al lavoro”. Reddito, lavoro, dignità! Questo il tema unificante della manifestazione di piazza a Catania, su cui si vuole fondare la campagna vertenziale, cominciando « a costruire una opposizione sociale alle misure del governo Meloni per ribadire il diritto al reddito ed al lavoro ». Sulla stessa lunghezza d’onda, registriamo, infine, l’iniziativa già annunciata dall’USB per il prossimo 4 febbraio, con la convocazione di un presidio a Piazza Stesicoro alle ore 10,00, nell’ambito di una giornata di mobilitazione che si svolgerà in tutta Italia per dire stop al carovita e rivendicare: salario minimo, pensioni minime a mille euro, case popolari e reddito di base.
Per uscire dal paradigma lavorativo Reddito di base incondizionato generale: In Sicilia il sussidio ha interessato quasi 700 mila persone nel 2022, con Palermo e Catania in testa tra le città italiane con più percettori, dopo le metropoli Napoli e Roma. Inoltre, a seguito della spirale di rincari sui beni di prima necessità, su affitti e utenze energetiche, le richieste di accesso continuano ad aumentare
Il tema dell’abolizione del reddito di cittadinanza, che per settimane ha colmato lo spazio del dibattito mediatico, ha assunto sempre più le forme dello scontro tra parti sociali (e politiche) contrapposte. Da un lato, il blocco compatto degli imprenditori, dei datori di lavoro, quelli efficienti, che producono, che trainano il paese, dall’altro i percettori, gli “occupabili” definiti fannulloni e parassiti. Peccato che a scagliare questo attacco e dettare le condizioni sul terreno dello scontro tra capitale e lavoro, sia proprio quel blocco di potere che detiene i mezzi di produzione che in nome del profitto, sacrifica la sicurezza e la salute di chi lavora; che proprio per questa necessità di perpetrare il ricatto dello sfruttamento, adesso accusa i percettori di reddito di stare sul divano a poltrire piuttosto che rimboccarsi le maniche e contribuire a portare avanti l’economia del paese. Peccato che il paradigma dell’occupazione totale sia un’illusione impraticabile: perché richiedere di creare impiego tramite grossi investimenti e piani di sviluppo in Sicilia, all’interno della gestione del governo centrale del nostro territorio – già area marginale della rete produttiva capitalistica – significherebbe sottostare maggiormente al ricatto tra lavoro e diritto alla salute in impianti o agglomerati industriali; impianti nocivi che già esistono, come le raffinerie e i petrolchimici e grandi opere inutili, come ad esempio il Ponte sullo Stretto tanto caro ai Ministri di Roma. Oggi per risolvere la disoccupazione strutturale (destinata ad aumentare) del sistema economico vigente non serve più “occupabilità”, ma al contrario serve porre le condizioni per una redistribuzione della ricchezza che permetta a tutti di campare lavorando meno, mettendo fine ai turni di 12 ore e al costante calo dei salari. L’obbiettivo da raggiungere è quello di alimentare le contraddizioni in seno al binomio lavoro/non lavoro, bisogni e necessità da una parte, condizioni di sfruttamento e precarietà dall’altra. Per queste ragioni c’è bisogno di reclamare un reddito di base universale generale che vada oltre il lavoro, che ponga la questione dell’aumento dei salari, della riduzione dei ritmi lavorativi, della possibilità di rovesciare i meccanismi di estrazione di forza lavoro a basso costo.
comunicato integrale.antudo.info
«A culo a Ponte» sullo Stretto: la Grande opera della Propaganda torna a occupare i media nazionali e, soprattutto, locali ignorando studi e denunce. Nella maggioranza dei casi i media ne parlano con entusiasmi ingiustificati e una serie incredibile di fake news
«A culo a Ponte», così il titolo del “numero zero” di ‘‘bizzòlo. Periodico liberatorio’. Da più di duemila anni il Ponte è un’ossessione da queste parti, e lo è soprattutto per chi qui non ci vive. Tutto il potere si è inchinato davanti a sua maestà il Ponte sullo Stretto. Un’opera irrealizzabile, inutile, dannosa, che però torna periodicamente a sollecitare l’interesse dei governi. Un miraggio fortemente oneroso e speculativo, che avrebbe rilevanti impatti sul territorio e sull’economia. Solo un governo aveva fatto eccezione alla tiritera che va avanti da decenni, quello guidato dal liberista Mario Monti che nel 2013 cancellò l’opera e liquidò la società Stretto di Messina. Quella decisione era stata presa a seguito di una valutazione tecnico-scientifica che aveva giudicato il progetto «allo stato non realizzabile» ed era già costato ai contribuenti italiani 1,2 miliardi di euro. L’idea scorretta che un’opera possa risollevare le sorti di un territorio è sbagliata almeno quanto l’idea che un uomo solo possa risolvere le nostre vite. Il periodico liberatorio’‘bizzòlo’ prova a smontarle nel suo numero zero, con l’aiuto di Domenico Gattuso (ordinario di Tecnica ed Economia dei Trasporti all’ Università Mediterranea di Reggio Calabria), le ragioni dei sostenitori del ponte sullo stretto, proponendo di considerare diverse altre alternative equo-sostenibili meno impattante e di veloce realizzazione: « un’alternativa c’è anche se non viene presa in considerazione: una nuova flotta navale strutturata e ben dimensionata. Un traghetto a doppio portellone di ultima generazione costa 50-60 milioni di euro, un catamarano capace di accogliere 250 passeggeri 8-10 milioni. In un traghetto dotato di binari può trovare posto un intero treno regionale senza necessità di scomposizione. Perciò, una flotta nuova di zecca di 20 traghetti e 10 catamarani costerebbe al massimo 1,2 miliardi e consentirebbe l’aumento delle frequenze di viaggio e la creazione di nuove rotte. E permetterebbe una tariffa equa paragonabile a quella di un pedaggio autostradale (0,20 €/km)».
nota
Occupazione simbolica della Cappella Palatina a Palazzo dei Normanni per il diritto alla casa: “l’abitazione non è un privilegio!”
Lo scorso 26 gennaio, la CUB – Palermo ha dato vita con un’azione simbolica all’occupazione della Cappella Palatina per rivendicare – dicono – “quello che un diritto di tutti: il poter continuare a vivere tra quelle mura che fungono da nido da più di dieci anni a decine di famiglie che, con un procedimento di sfratto pendente, rischiano di ritrovarsi abbandonati per strada nei giorni più freddi dell’anno”. L’occupazione simbolica della Cappella Palatina “vuole essere una risposta al silenzio e all’indifferenza dimostrata dalle istituzioni competenti, totalmente proiettate verso politiche gentificatrici, a scapito delle esigenze di famiglie e singoli individui sempre più soli nella lotta alla sopravvivenza”. Per il blocco immediato di tutti i procedimenti di sgombro; per una soluzione dignitosa e strutturata dell’emergenza abitativa – vera e propria piaga del tessuto sociale di questa città –; contro politiche di sradicamento del tessuto popolare dal proprio contesto abitativo, fonte di alienazione sociale e fenomeni di crisi sociali, la Cub chiede “l’istituzione di un tavolo permanente tra Prefettura, Comune, Regione, Curia e Parti Sociali che possa affrontare tutte le emergenze cittadine”.
comunicato – CUB