Ci sarebbero prove dell’utilizzo di bombe a grappolo in almeno due località della Libia: a denunciarlo è Human Rights Watch secondo cui gli ordigni sono stati utilizzati da dicembre 2014 nell’ambito di combattimenti tra le varie forze che si contendono il controllo del paese.
In un rapporto diffuso oggi, l’organizzazione sostiene che non è possibile determinare chi ne abbia fatto uso, ma chiede al governo di distruggere gli arsenali di questo tipo di ordigni ancora sotto il suo controllo. Intanto, mezzi di informazione libici riferiscono che combattenti del cosiddetto Stato Islamico (Is) hanno preso il controllo di Harawah, un villaggio a qualche decina di chilometri da Sirte, bruciando diverse abitazioni.
I guerriglieri dell’Is avrebbero inoltre hanno attaccato le milizie islamiste di Misurata a Nawfaliya, a est di Sirte, dove sarebbero in corso scontri a fuoco. Gli scontri nei pressi di Nawfaliyah sono avvenuti stamattina e in giornata erano ancora in corso fra l’Isis e le forze Shuruq, parte della coalizione Alba libica, incaricate di controllare il polo petrolifero tra Sirte e Bengasi.
Sul fronte politico, invece “la fase finale, decisiva dei colloqui” di pace si terrà giovedì 19 marzo in Marocco: lo ha annunciato l’inviato speciale dell’Onu, Bernardino Leon, parlando a giornalisti dopo un round negoziale a cui non ha partecipato la delegazione di Tobruk. Leon ha rinviato alla prossima settimana il nuovo round di colloqui per dare alle parti “il tempo di prepararsi”.