Normalmente le persone tendono a guadagnare potere. Qualsiasi impiegato aspira a essere capo o idealmente Direttore Generale, per prendere più decisioni, ogni volta più complesse. Il funzionario cerca di essere Capo Divisione o, meglio ancora, spera che lo nominino Sottosegretario o Ministro. La stessa cosa succede nelle Forze Armate, nel Potere Giudiziario, con i Consiglieri che puntano a diventare Sindaci e i Deputati che apirano al Senato. E così con tante istanze in cui la concentrazione del potere è la ragione d’essere di diverse gerarchie.
Per questo il gesto compiuto da Irina Karamanos ci colpisce molto.
Avendo una relazione sentimentale con Gabriel Boric, eletto Presidente della Repubblica Cilena un anno fa, si è vista nella posizione di accettare o meno il ruolo tradizionalmente imposto alle coniugi dei presidenti con la carica di “Prima Donna”.
Si tratta di una funzione a tempo pieno che non è democraticamente eletta, non è remunerata e deriva da un concetto patriarcale. In Cile si aggiungevano da un governo all’altro ogni volta più fondazioni a suo carico, con il compito di presiedere i consigli diretti di organizzazioni dedicate alle più svariate attività .
“La partner del presidente è eletta per essere la sua compagna”, ha dichiarato Karamanos tempo fa “non per presiedere fondazioni”. Non necessariamente infatti chi ricopre questa carica possiede le competenze professionali per farlo.
In marzo, Irina ha deciso di assumere questa funzione, ma modificando il nome da “Prima Donna” a Coordinatrice Socioculturale della Presidenza e sostenendo pubblicamente che la assumeva con la finalità di smantellarla da dentro.
Ha annunciato che di lì a breve che le fondazioni sarebbero passate ai Ministeri corrispondenti; in futuro saranno i ministri a designarne i presidenti, secondo criteri di idoneità professionale per tale ruolo. Ciò rappresenta un’innovazione istituzionale che punta alla correttezza e alla modernizzazione, assicurandone la continuità nel tempo e rafforzandole mediante un maggior coordinamento con i dicasteri corrispondenti.
In marzo esistevano sei fondazioni dipendenti: Integra (Rete di Asili e Scuole Materne), PRODEMU (Promozione e Sviluppo della Donna), MIM (Museo Interattivo Mirador, museo di scienze), Artesanías (Artigianato del Cile), FOJI (Fondazione di Orchestre Giovanili e Infantili), Chilenter (Tecnologia per tutti). Nei primi nove mesi di governo, la Direttrice Socioculturale della Presidenza ha delegato e trasferito queste organizzazioni al Ministero dell’Educazione, a quello della Donna e Equità di Genere e al Ministero della Cultura, Arti e Patrimonio, i quali designeranno i presidenti dei consigli direttivi rimasti vacanti.
Grazie al cambiamento di statuti, l’elezione potrà avvenire secondo criteri professionali, attribuendo stabilità programmatica a ogni organizzazione. Questo processo di innovazione istituzionale rappresenta un importante traguardo, valorizzando il ruolo pubblico di ogni Fondazione e riconoscendo il grande apporto del loro lavoro.
Non esiste nessun altro cambiamento associato, per esempio, alle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici di queste fondazioni. La modifica degli statuti è stata socializzata con i lavoratori e le lavoratrici di ogni fondazione, che hanno ricevuto positivamente la proposta. Il processo è stato graduale e basato sul dialogo, come è avvenuto anche fra la Coordinatrice Socioculturale e i sindacati delle fondazioni.
Arrivando al termine di questo processo, ognuna delle istituzioni si vede rafforzata, mentre Irina Karamanos rimane con le mani libere; in questo modo chiunque assumerà in futuro la funzione di Prima Donna non avrà alcun potere e potrà essere semplicemente se stessa.
Rinunciando a queste istituzioni, Karamanos esercita il diritto ad avere la sua vita, invece di assecondare -come tradizionalmente hanno fatto le donne – il ruolo del suo compagno. Ma lo fa, inoltre, svuotando una carica, in modo che tutte e tutti i futuri coniugi presidenziali cileni non debbano assumere un ruolo di responsabilità tradizionale, sessista e antidemocratico.
Si chiude così l’ufficio nel Palazzo de La Moneda, terminano i loro incarichi i diversi consulenti assegnati alla Prima Donna, perché si elimina questa funzione per lasciare “uno Stato più leggero”, nelle parole di Irina Karamanos.
Il suo gesto ha un valore storico, con un profondo significato dal punto di vista femminista, difende il diritto a ricevere una remunerazione economica per il lavoro e decentralizza il potere dando una maggiore efficienza alle organizzazioni.
Questo svuotamento del potere dall’interno ci sembra uno dei gesti più significativi realizzati dal nuovo governo del Cile nei suoi primi nove mesi. “È un allontanamento dalla logica del potere, importante per chi fa politica”, ha commentato il Presidente Gabriel Boric.
Traduzione dallo spagnolo di Cristina Bianchi
Revisione di Anna Polo