L’ennesimo annuncio sulla realizzazione del Tav riporta il Piemonte nel passato e rassicura le lobby, ma ai piemontesi servirebbe una visione moderna e orientata dal buonsenso
Secondo il presidente Cirio, il 2023 sarà l’anno “della TAV”. L’ennesimo. Ormai non facciamo nemmeno più caso agli annunci roboanti rispetto ad un tunnel, perché di questo parliamo, di cui non si è scavato nemmeno un cm.
Un’opera vecchia di decenni e rispetto alla quale non esistono prospettive dal punto di vista delle politiche dei trasporti. L’ennesimo buco nero destinato ad elargire fondi pubblici alle lobby del cemento: una condanna a cantieri inconcludenti, traffico e polveri per una delle valli più belle del Piemonte, un territorio che nessuna forza di governo in questi anni ha saputo tutelare e valorizzare. Avremmo preferito sentir annunciare l’inizio dell’anno dell’ambiente o dei diritti garantiti per i cittadini.
A partire dal diritto al lavoro, all’istruzione, ma ancor più alla salute. Invece nessun impegno rispetto alla riduzione delle liste d’attesa, alla diffusione e accessibilità dei servizi sanitari sull’intero territorio. Non è ancora questo l’anno “buono”, quello in cui il buonsenso guiderà le scelte della politica. Ma questo non ci impedirà di lavorare perché quest’anno arrivi presto.