Le popolazioni indigene del Brasile hanno importanti richieste sui loro diritti quando il nuovo presidente Luiz Inácio Lula da Silva entrerà in carica il 1° gennaio 2023. Il riconoscimento legale dei loro territori, completamente sospeso sotto il precedente governo, è tra i primi punti all’ordine del giorno. Inoltre, il governo Bolsonaro ha emanato alcuni atti legislativi anti-indigeni che il nuovo governo deve abrogare al più presto. Lo Stato deve tornare a rispettare i diritti delle popolazioni indigene e a farli rispettare. Soprattutto, devono finire le continue invasioni per il furto illegale di terre e materie prime. Hanno portato con sé una massiccia ondata di violenza. Negli ultimi anni, molti indigeni sono stati uccisi per aver difeso i propri territori.
L’organizzazione ombrello indigena del Brasile, APIB, ha presentato un piano in dieci punti che riassume le principali richieste. Secondo l’APIB, il decreto 001/2017, il cosiddetto Marco Temporal, dovrebbe essere abrogato immediatamente. Secondo questo regolamento, i popoli indigeni possono rivendicare un territorio solo se possono dimostrare di averci già vissuto prima dell’entrata in vigore della Costituzione brasiliana. Inoltre, il piano richiede il ritiro immediato di altri sei atti normativi. Altri quattro saranno ritirati nei primi 100 giorni del governo Lula. Ne sono un esempio il Decreto 10.965, che consente l’estrazione mineraria sul territorio indigeno, e il Regolamento amministrativo 3.021 del Ministero della Salute, che stabilisce l’esclusione della partecipazione sociale nei consigli sanitari distrettuali indigeni.
Eloy Terena, coordinatore legale dell’APIB e membro del Gruppo di lavoro per la transizione governativa, sottolinea la demarcazione di 13 territori indigeni che saranno riconosciuti ufficialmente dallo Stato brasiliano nei primi 30 giorni di governo. Spiega: “Per questi 13 territori indigeni non ci sono questioni in sospeso. Cioè, sono pronti per la ratifica. Cinque di loro erano già nell’ufficio presidenziale e sono stati rinviati all’autorità indigena Funai dal governo Bolsonaro. Quello che manca è la volontà politica, ed è per questo che li stiamo sottoponendo al Presidente Lula”.
I governi europei dovrebbero garantire che la futura cooperazione bilaterale con il Brasile rispetti i diritti dei popoli indigeni e dei quilombolas (comunità di ex schiavi). Nel promuovere il Fondo amazzonico per la protezione delle foreste e del clima, raccomandiamo un sostegno più forte, preferibilmente diretto, alle organizzazioni indigene. È stato infatti dimostrato che le popolazioni indigene proteggono la foresta amazzonica in modo particolarmente efficace. Questi sforzi dovrebbero essere riconosciuti, anche attraverso il finanziamento di progetti concreti. Inoltre, l’Europa dovrebbe sostenere e adottare leggi severe sulle catene di approvvigionamento che non implichino la deforestazione. I prodotti provenienti dall’Amazzonia o da altre regioni del Brasile che causano violazioni dei diritti umani o distruzione ambientale non dovrebbero entrare in Europa.