Alex Saab. Lettere di un sequestrato, a cura di Geraldina Colotti è un breve volume (Edizioni Multimage) che raccoglie le lettere scritte dall’autore nei 455 giorni in cui si trovava prigioniero, anzi “sequestrato” come lui stesso precisa, nell’isola di Capo Verde su ordine degli imperialisti statunitensi. Un testo che, oseremmo dire, merita di essere letto due volte.
La prima volta il volume va letto per entrare nei meandri di questa incredibile vicenda, nella quale il diplomatico venezuelano A. Saab, nel corso di una sosta tecnica all’aeroporto di Capo Verde è stato illegalmente sequestrato, mentre si trovava in viaggio, proveniente dall’Iran dove svolgendo le sue mansioni di rappresentanza, aveva concluso accordi commerciali, ancora una volta, per aggirare le criminali sanzioni imposte dagli USA nei confronti del proprio paese. Il pretesto è stato un falso allerta dell’interpol mai emesso. L’ordine in realtà è partito dagli USA con un mandato di cattura del tutto illegale ed in totale spregio del diritto internazionale che prevede da sempre il rispetto dell’immunità diplomatica.
Nell’isola Alex Saab è stato trattenuto per quindici mesi prima di essere, ancora illegalmente, estradato negli USA. Come lui stesso ci testimonia è stato un periodo terribile. Tenuto in isolamento, è stato torturato e gli sono state negate le cure mediche a cui aveva diritto in quanto già malato di cancro. Gli è stato impedito di vedere la moglie e i suoi figli bambini. Gli sono stati resi difficili anche i rapporti con i suoi avvocati.
Una vicenda esemplare almeno quanto, e forse ancor più, rispetto a quella più nota di J. Assange. Un caso in cui, ancora una volta, i padroni del mondo a stelle e strisce mostrano il loro vero volto di maestri di ingiustizie, predatori di ricchezze e portatori di morte, sempre in nome dei grandi valori di libertà e democrazia di cui l’Occidente atlantista e anglo centrico da sempre si autoproclama depositario.
Il grande inganno, sempre svelato e sempre riproposto, di quei Diritti Umani che sono effettivamente lo straordinario patrimonio prodotto della nostra storia più vera, che definirei come “l’Altro Occidente”: Quello delle rivoluzioni e delle lotte di libertà dei popoli; Quello che va dalle grandi rivoluzioni del passato, a partire dalla Rivoluzione Francese, passando per il quarantotto e la Comune di Parigi, fino alle grandi lotte operaie e di liberazione dell’ultimo secolo. Un percorso in cui le Libertà e i Diritti sono il frutto reale delle lotte popolari, sempre riconquistati e sempre rimessi in discussione dal potere. Un grande patrimonio di cui l’imperialismo si è appropriato in modo proditorio, per farne la bandiera vuota ed ingannevole con la quale giustificare le proprie politiche di morte e di rapina. Una foglia di fico che ogni volta cade, come quando per i propri interessi non ci si fa problema di tentare di affamare un intero popolo come quello del Venezuela, o ci si accanisce in modo criminale nei confronti di un diplomatico che sta solo facendo il proprio giusto ed onesto lavoro.
Per tutto questo Alex Saab, l’uomo e la sua vicenda, devono essere considerati una bandiera. La situazione esemplare della vittima del mostro capitalista, che quando si sente toccato nei suoi interessi si immagina autorizzato ad usare ogni mezzo, anche giuridicamente illecito ed umanamente ripugnante. Una storia che nel suo contenuto di denuncia non ci si deve stancare di citare e di fare conoscere.
Ma come dicevamo all’inizio, questo libro si può anche leggere due volte. La prima volta per quanto abbiamo fino ad ora denunciato. La seconda per scoprire dietro la vicenda pubblica, la grande umanità che l’uomo mostra nelle sue lettere: Il volere sempre ribadire la sua dedizione alla causa rivoluzionaria, e il profondo legame affettivo con la sua patria d’adozione; Quel suo volersi rivolgere con simpatia all’intero popolo di Capo Verde; Ed infine il grande amore ricambiato per la moglie e per i figli, verso i quali, pur a distanza e nelle enormi difficoltà della situazione, non smette mai di prodigarsi in amorosi consigli, come è dovere di un padre.
I tratti di una umanità che rendono ancora più forte la denuncia verso le ingiustizie subite.