Davanti alla finitudine delle risorse, ai cambiamenti climatici e ai problemi sociali causati dalla perpetua ricerca di una crescita economica, dovremmo continuare a sostenere questo modello o prendere un’altra strada ?
Yves-Marie Abraham, autore e professore di sociologia dell’economia all’HEC Montréal, Damien Hallegatte, autore e professore di marketing all’Università del Quebéc a Chicoutimi e Frédéric Laurin, professore di economia all’Università del Québec a Trois-Rivières, hanno discusso di questa domanda con Robert Aubin durante l’ultimo episodio di La tête dans les nuances (gioco di parole in francese tra nuvole e sfumature, N.d.R.).
Per Yves-Marie Abraham, i segnali indicando che il modello attuale non è sostenibile, sono sempre più numerosi. Rispetto al superamento di molteplici limiti planetari, i discorsi dei responsabili politici e economici che sostengono la crescita economica gli sembrano «molto irrealistici».
Damien Hallegatte, dal canto suo, stima che occorre ricentrare il discorso ecologista sulla critica del consumo e cessare di stimolare la domanda con la pubblicità.
«Il consumatore è preso tra due discorsi contraddittori», continua. «Gli diciamo che il pianeta sta prendendo fuoco e dall’altra parte, gli diciamo ‘compra, compra, compra!». Per convincerci ad andare verso la decrescita, dice, «è più interessante pensare che consumare sempre di più non ha alcun effetto positivo sulla nostra vita quotidiana ed il nostro benessere».
Secondo Frédéric Laurin, il miglior modo per far cambiare i comportamenti è quello d’inviare dei segnali economici.
«L’essere umano risponde a degli incentivi», dice. «Se la tassa sulla benzina fosse moltiplicata per quattro, gli imprenditori vedrebbero delle opportunità di affari per sviluppare delle alternative perché ci sarebbe un chiaro segnale economico nel farlo».
L’illusione dello sviluppo sostenibile
Yves-Marie Abraham spiega che l’idea di decrescita è emersa come una «reazione di collera» contro il concetto di sviluppo sostenibile, all’inizio degli anni 2000 «mentre tenevamo il discorso dello sviluppo sostenibile da più di 15 anni. Sul piano ecologico, il disastro sta accelerando […] e sul piano sociale non sta migliorando, quindi dobbiamo smettere di raccontarci storie, non funziona!»
Lo sviluppo sostenibile è un’illusione, crede Damien Hallegatte.
«La logica economica è di farci consumare sempre di più […]. La logica ecologica prende in considerazione che le risorse sono finite e la logica sociale dimostra che non abbiamo bisogno di tutti questi gadgets per vivere meglio. Sono tre logiche differenti, che sono antinomiche.»
Come cambiare il modello ?
Ottimista, Frédéric Laurin è del parere che i buoni segnali economici possono far cambiare le cose. E spiega:
«La bellezza della tassazione del carbone, è che non è una tassa che mira a raccogliere del denaro, è una tassa che mira a cambiare i comportamenti. Con il denaro [raccolto], il governo può ridurre le tasse o aiutare coloro che saranno più colpiti da questa tassa.»
Damien Hallegatte sostiene che il problema è strutturale:
«Tutta la società spinge a consumare di più, i bisogni sono socialmente costruiti. Il marketing fa deviare tutti i bisogni fondamentali delle persone e le porta verso dei prodotti di consumo che non sono necessariamente importanti […]. Se non facciamo tacere i messaggi commerciali, non ci riusciremo mai.»
«Le nostre società sono dipendenti dalla crescita», afferma Yves-Marie Abraham. «Non vedo come uscirne senza provocare una rivoluzione, Fino a quando non usciremo da questa dominazione dell’impresa capitalista sulle nostre vite, a mio avviso, non ne verremo fuori. Da qui l’importanza di pensare a dei modi di vivere insieme che siano liberati dall’impresa.»
Stéphanie Dufresne
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La tête dans les nuances è una collaborazione di La Gazette de la Maurice et de NousTV. Per vedere l’episodio e le interviste individuali con ciascuno dei tre invitati, andate sul nostro sito Internet.
Traduzione dal francese di Angelica Mengozzi. Revisione di Thomas Schmid.