“La vicenda di Assange spiegata semplice – scrive oggi il giornalista Rai Nico Piro in un Tweet: chi ha denunciato crimini di guerra sta in galera, chi li ha commissionati/commessi si gode la vita o è serenamente morto nel suo letto. Una condanna per Assange come spia sarebbe condanna a morte per il giornalismo”.
Piro commenta così la lettera aperta firmata da NY Times, Le Monde, Der Spiegel e El Paìs in cui si chiede la fine dell’inchiesta su Julian Assange e su Wikileaks. Accuse mosse in base all’Espionage act, una legge degli Stati Uniti risalente al 1917. La verità è che l’incriminazione di Assange ci riguarda tutti. Ammacca la nostra libertà di conoscere ed essere informati.
“Ottenere e diffondere informazioni segrete nel pubblico interesse – si legge nell’appello delle testate – è la parte essenziale del lavoro quotidiano dei giornalisti. Se questo lavoro viene criminalizzato il nostro dibattito pubblico e le nostre democrazie saranno indebolite in modo significativo”.