Il 20 novembre si è tenuta la prima marcia milanese per i diritti delle persone transgender e non binarie. Ai piedi dei Bastioni di Porta Venezia, dalle 16:30 Piazza Oberdan ha cominciato ad animarsi. Prima poche persone, che ci si poteva camminare in mezzo e salutarsi da un lato all’altro, poi quasi senza accorgersene, un muro umano.
Un’ora dopo la marcia è partita, silenziosa, per ricordare e commemorare Chiara, Cloe, Naomi, Noah, Elios e tutte le vittime di transfobia in Italia e nel mondo. I partecipanti hanno sfilato reggendo candele e cartelli con i volti delle vittime, fermandosi in alcune tappe, per leggere i loro nomi e loro storie. In Piazza della Scala, la marcia si è trasformata in un presidio sotto Palazzo Marino. Al microfono sono intervenute le associazioni promotrici, i rappresentanti delle istituzioni e attiviste/i transgender.
“In una stagione politica in cui i pochissimi e fragili diritti delle persone transgender sono a rischio, abbiamo deciso di portare le nostre vite, il nostro dolore e la nostra indignazione nelle vie più centrali della città di Milano per dare un segnale preciso alla società, alla politica e alle istituzioni: le vite delle persone trans contano e noi e tutti i nostri amici, sostenitori e alleati siamo pronti non soltanto a celebrarle e a ricordarle, ma anche a rivendicarne il pieno diritto di cittadinanza nella società civile, contro ogni forma di discriminazione, violenza, tentativo di nascondere e delegittimare. Intendiamo altresì dare un segnale al sindaco e alla giunta, affinché in tempi ragionevoli diano attuazione alla mozione approvata dal Consiglio Comunale lo scorso maggio che istituisce il Registro di Genere.
«Cosa c’è di male nel voler essere me stessa?» domandava spesso Chiara, ragazza transgender di soli 19 anni che lunedì 24 ottobre si è tolta la vita nella sua abitazione, nel quartiere di Piscinola in provincia di Napoli, mentre la madre non era in casa. Chiara ha subìto sofferenze, violenza, bullismo ed emarginazione per il solo fatto di voler esprimere la sua identità femminile.
«Perché devo soffrire se voglio mettere un rossetto o truccarmi?» chiedeva agli operatori del Gay Center di Roma – numero verde contro l’omotransfobia – a cui si era rivolta già all’età di 17 anni per chiedere aiuto. «A volte mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in me, in fondo sono solo un essere umano. Mi sento una donna, vorrei non avere paura, ma sono in un labirinto senza uscita.»
Lo stesso labirinto in cui si è ritrovata Cloe Bianco, la professoressa che – dopo essere stata allontanata nel 2015 dal suo lavoro a scuola in provincia di Venezia per aver deciso di indossare abiti femminili – l’estate scorsa, a 58 anni, si è data fuoco nel suo camper.
A volte il labirinto senza uscita può essere una camera d’hotel dalla quale non si riesce a scappare, come quella in cui è stato ritrovato il corpo di Naomi Cabral, donna transgender argentina di 47 anni, sex worker, strangolata da un suo cliente a Marina di Tor San Lorenzo.
Altre volte quel labirinto lo troviamo nelle scuole. Noah, ragazz* gender variant, nell’estate del 2021 ha deciso di togliersi la vita a soli 13 anni perché – ha raccontato la madre – in una scuola di Roma subiva bullismo e marginalizzazione. Lo stesso bullismo che ha colpito Elios, giovane persona non binaria di 15 anni, che l’anno scorso ha deciso di gettarsi dal quarto piano di una palazzina residenziale.
Il Trans Murder Monitoring Project (TMM) di Transgender Europe (TGEU) ha conteggiato un totale di 4042 persone transgender e gender-diverse uccise tra il 1° gennaio 2008 e il 30 settembre 2021 nel mondo, dato ampiamente sottostimato a causa dell’invisibilizzazione che la realtà transgender da sempre subisce.
Esiste un filo rosso che collega tutte queste terribili morti e si chiama transfobia. Per questo – su proposta delle due attiviste di lungo corso per i diritti trans Antonia Monopoli e Monica J. Romano (quest’ultima è anche la prima persona transgender eletta a Milano nella storia della città) le realtà trans* del territorio milanese Sportello Trans di Ala Milano onlus e Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere (ACET) hanno deciso di unire le forze e di convocare la prima marcia trans milanese. Ispirandosi, in un’ottica intersezionale, alle lotte del movimento internazionale originatosi all’interno della comunità afroamericana impegnato nella lotta contro il razzismo Black Lives Matter, le associazioni hanno deciso di chiamare la marcia Trans Lives Matter (le vite trans* contano) e di organizzarla per il 20 novembre, Transgender Day Of Remembrance, (Giornata della Memoria Transgender) o TDOR, giornata nella quale ormai in tutto il mondo vengono organizzate veglie per commemorare le vittime di transfobia.