Anche a Torino si è svolta la manifestazione su scala nazionale degli studenti
La manifestazione è partita da piazza XVIII Dicembre, luogo simbolo dell’antifascismo torinese, per poi sfilare lungo corso Vittorio, sostare davanti alla sede dell’Ufficio Scolastico Regionale, per poi terminare in piazza Castello, dove è stato schierato un impressionante numero di agenti antisommossa a protezione del palazzo della Regione Piemonte. Questa appare a tutti gli effetti, e gli studenti lo hanno dichiarato a gran voce, una risposta “a muso duro” da parte di Cirio alla vertenza degli studenti universitari sull’aumento delle mense universitarie. Risposta che dal punto di vista della pace sociale purtroppo non lascia presagire nulla di buono e che renderà la Regione, rea di non aver avviato alcuna mediazione, inevitabilmente responsabile di eventuali eventi di rabbia intemperante da parte degli studenti.
Resta intatta e ormai assodata la convergenza tra gli studenti – sostenuti anche dal Fronte della Gioventù Comunista – e i lavoratori, convergenza sui temi che sta caratterizzando le lotte della base sociale. Negli interventi è stato sottolineato il carovita che si abbatte sia sugli studenti che sui lavoratori.
Confindustria continua ad essere individuata come responsabile di molti problemi tra cui l’alternanza scuola-lavoro, di una “connivenza” con le politiche attuate da tempo, secondo i manifestanti, a danno degli studenti. E’ stata bruciata un’effigie di Confindustria davanti alla sede del USR in corso Vittorio Emanuele II.
La sensazione è che la conflittualità stia salendo. I problemi che dall’inizio dell’anno gli studenti medi denunciano, non sono stati affrontati, le istanze, secondo i ragazzi, rimangono inascoltate.
Questi gli slogan scanditi che riassumono la piattaforma:
“E’ ora di finire, di scuola e di lavoro non si può morire”;
“Chiediamo sicurezza ci date repressione, Governo Meloni servo del padrone”;
“Ministero dell’Istruzione, burattino al soldo del padrone”;
“Lo studente non va sfruttato, il nostro lavoro dev’essere pagato”;
“La nostra protesta non è una passeggiata, ogni scuola sarà una barricata”;
“Se studi o se lavori rischi di morire, repressione e sfruttamento devono finire”;
“Le scuole gridano vendetta, Confindustria che tu sia maledetta”.
E’ verosimile una nuova ondata di occupazioni.
Federico Bernardini, presidente della Consulta degli studenti, ha dichiarato che gli studenti non vogliono una scuola più semplice, vogliono una scuola che li prepari meglio. Ha sottolineato le classi pollaio, a causa delle quali i professori non possono seguire adeguatamente gli studenti. Ha denunciato che, a causa di ciò, spesso gli studenti sono obbligati a ricorrere ad un’integrazione didattica, alle ripetizioni, ma che solo le famiglie più abbienti se le possono permettere. Una denuncia forte quindi nei confronti di una scuola che sta sempre più diventando classista. Gli abbiamo chiesto cosa ne pensa degli eventi occorsi all’IIS Ferrari di Susa, dov’è stata effettuata un’estremamente controversa “ispezione preventiva” antidroga da parte dei Carabinieri: “Non è questo il modo di prevenire” ha dichiarato, “la scuola ha una funzione educativa e la prevenzione all’uso di droghe dev’essere fatta educando, non con le perquisizioni”. Esplicito il cartello “Fuori gli sbirri dalle scuole”.
Presenti anche alcuni studenti del Ferrari che hanno definito l’episodio della perquisizione nella scuola, effettuato con modalità che desteranno ancora molte polemiche, inaccettabile.
La versione integrale di un intervento al microfono di una studentessa che ci pare significativo:
Siamo in piazza contro il nuovo governo Meloni. Che ha già radicalmente inciso nelle scuole come abbiamo visto al Bodoni di Parma dove uno studente è stato atterrato dalla polizia per una presunta rissa, smentita da un video dell’accaduto, o alle scuole di San Carlo di Torino dove le forze dell’ordine sono state inviate nelle scuole per perseguire un progetto di prevenzione dell’uso di stupefacenti che si è poi tradotto nel costringere gli studenti a non uscire dalle loro aule nemmeno in caso di necessità.
Per non parlare del processo di schedatura che questo governo sta portando avanti nelle scuole attraverso dei test mantenuti segreti anche ai genitori e tramite un algoritmo, segreto e non verificabile, che decide se uno studente è da ritenersi fragile o meno senza che le famiglie abbiano dato il consenso a tutto ciò.
Apprendiamo poi la nuova trovata del governo su quella che è definita scuola di TAV, un progetto che prevede centinaia di posti di alternanza scuola lavoro impiegati nel cantiere Torino – Lione calpestando la lotta trentennale e popolare condotta dai NoTav.
Scendiamo in piazza anche contro quello che è definito decreto antirave, che non è nient’altro che un modo per arginare e limitare il dissenso arrivando a punire con pene fino a 6 anni per chi organizza un raduno che è ritenuto pericoloso dalle istituzioni.
Siamo stufi di dover stare sotto le loro condizioni mentre nelle nostre scuole crollano, mentre studenti continuano a morire in alternanza, mentre polizia e organizzazioni neofasciste continuano ad attraversare le nostre scuole.
Questa scuola, questo governo ci fanno schifo e siamo pronti a riprendere in mano ciò che ci spetta partendo dal nostro presente.