Oggi 2 novembre era l’ultimo giorno utile per fermare un crimine che va avanti dal 2 febbraio 2017. In quella data il governo Gentiloni e il ministro Minniti firmavano il Memorandum of Understanding con le allora autorità libiche allo scopo di contrastare l’ingresso illegale di richiedenti asilo e migranti.
I governi italiani che si sono succeduti hanno fornito mezzi, tecnologia, addestramento e forniture per implementare i centri di detenzione, per fermare chi fuggiva riconsegnandoli alle autorità libiche, accentuando l’esternalizzazione delle frontiere. Il bilancio in questi 5 anni è di un aumento del numero dei morti in mare, (almeno 1500 nei primi 9 mesi di quest’anno) e 85 mila, per difetto, il numero delle persone respinte in Libia, con procedure contrarie alla Convenzione di Ginevra e usando il controllo aereo dell’agenzia FRONTEX.
Il Memorandum non è (in quanto patto e non accordo) sottoposto a dibattito parlamentare, ha durata triennale e per essere stralciato occorre che tre mesi prima della sua scadenza uno dei contraenti intervenga per farlo. L’Italia dei porti chiusi continuerà quindi a rimandare nei lager libici, uomini, donne e bambini. Con la responsabilità bipartisan del nuovo governo e della sedicente opposizione.
Noi di Rifondazione Comunista e di Unione Popolare continueremo a contestare il Memorandum come causa di crimini contro l’umanità e ad opporci, con ogni mezzo, alla sua applicazione. Siamo dalla parte delle ong che salvano vite in mare. Se per Giorgia Meloni quelle navi sono pirata, noi siamo dalla parte dei pirati contro politiche disumane dell’Italia e dell’Europa.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Stefano Galieni, responsabile nazionale immigrazione del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, coordinamento di Unione Popolare