La mobilitazione nazionale distribuita indetta da Europe for Peace per il 21-23 ottobre è stata realizzata a Torino in un corteo per la Pace a cui hanno partecipato più di cinquecento persone.

Il corteo, partito sabato alle 16 da piazza Carignano, si è snodato in un breve percorso per le vie del centro (via Amedeo di Savoia, via Bertola, via XX Settembre, via Pietro Micca) per concludersi in piazza Castello fronte Palazzo Reale, dove si sono tenuti gli interventi finali.

Tante le organizzazioni sociali e politiche aderenti all’iniziativa che a Torino è stata lanciata del coordinamento Agite[1]; coordinamento che ha già organizzato i presidi per la pace tutti i sabati a partire dallo scoppio della guerra in Ucraina.

In momenti di grave pericolo come questo, le divisioni ideologiche, benché importanti, risultano secondarie perché occorre convergere sui temi fondamentali per la sopravvivenza del genere umano; questa piazza e quella della manifestazione nazionale del 5 novembre prossimo rappresentano una chiamata alla gente di buona volontà che crede nella pace, convinta che per ottenerla bisogna prepararla, risolvendo sul nascere i conflitti che potrebbero sfociare in un confronto armato. Nel caso specifico del conflitto ucraino, ormai quasi giunto al punto di non ritorno, risolverlo attraverso le proposte della piattaforma di Europe for Peace che hanno riunito tutti in questa piazza, malgrado le differenze: l’immediato cessate il fuoco e la convocazione di una conferenza di pace internazionale.

Queste proposte non rappresentano tutte le istanze dei presenti, ma sono il minimo da ottenere per superare e sopravvivere a questa crisi.

L’escalation va fermata, ora e subito, perché si sa benissimo dove porta: lo abbiamo visto nelle due guerre mondiali del secolo scorso, lo vediamo ora che armamenti infinitamente più potenti sono nelle disponibilità degli apparati militari-industriali.

Questo circolo vizioso può essere fermato solo dalla volontà popolare: solo le piazze possono ribaltare la narrazione della guerra giusta, concetto abbandonato negli ultimi decenni anche dalla chiesa Cattolica e più di recente dalle forti prese di posizione di papa Francesco.

La guerra non è mai giusta, è solo un inutile strage di militari e soprattutto di civili.

Occorrono delle nuove visioni, da costruire da zero mettendo insieme il meglio che abbiamo a disposizione: interessante, a questo proposito, il concetto della resistenza popolare nonviolenta, introdotta negli interventi finali da Piercarlo Racca ed Enrico Peyretti del MIR-MN – Centro Studi Sereno Regis, in luogo della resistenza militare, citando gli esempi storici in cui questa forma di resistenza si è rilevata estremamente efficace: la resistenza popolare nonviolenta in Norvegia e Danimarca durante l’occupazione nazista e la resistenza degli abitanti della Ruhr durante l’occupazione Franco-Belga a seguito della prima guerra mondiale.

[1] Per un elenco completo degli aderenti, visitare la pagina https://www.agite-to.org/2022/10/17/34esimo-presidio-corteo-per-la-pace-tacciano-le-armi-negoziato-subito/