“La vita davanti a sé” è un romanzo pubblicato nel 1975 con il quale lo scrittore francese Romain Gary vinse il premio Goncourt. Una storia dal fascino toccante, già trasposta per il cinema da Edoardo Ponti e distribuita da Netflix nel 2020. Oggi ridotta, diretta e interpretata a teatro da Silvio Orlando, che oltre a dar vita a innumerevoli personaggi, ricava per sé il ruolo principale di un bambino: Momò. Orlando è vivo e credibile nei panni di un ragazzino, io narrante e trascinatore in un atto unico che scorre per un’ora e mezza senza mai calare di tono. Una storia emblematica che condensa – attraverso il rapporto di un orfano con la propria madre – il grande tema contemporaneo della convivenza tra diverse culture, religioni e colore della pelle, in una parola della convivenza tra i popoli. In un momento in cui, oggi più di ieri, i flussi migratori si sono innestati in una crisi economica che in Europa sembra diventata strutturale alimentando la paura soprattutto nei ceti meno garantiti, il teatro assolve la sua funzione educativa raccontando storie emozionanti, avvicinandoci all’esistenza di individui che molti sentono come una “massa indistinta”, per cambiare la nostra percezione e ricordarci che ogni uomo ha diritto a una vita degna.
La storia è quella di Momò, un bambino arabo musulmano che viene cresciuto da Madame Rosa in un appartamento al sesto piano di un palazzo parigino nel quartiere multietnico di Belleville, dove abitano i più poveri e appartenenti alle religioni più disparate. Madame Rosa è un’anziana ebrea reduce da Auschwitz che si occupa, dietro compenso, di crescere i figli di prostitute che per legge non possono tenerli con sé. La madre di Momò però non si presenta mai e intorno alla sua origine aleggia il mistero. In cerca di affetto Momò adotta un cagnolino trovatello che chiama Super, finendo per cederlo a una facoltosa signora per evitare che viva nella sua stessa precarietà. Crescendo Momò si rende conto che Madame Rosa sta invecchiando; che i sei piani da salire, a causa del suo peso, potrebbero risultarle fatali ed è preoccupato per il suo destino. Gli altri bambini da lungo tempo in casa di Madame Rosa nel frattempo sono stati adottati e un giorno Momò, notato da una bella ragazza che gli fa dei complimenti, sente crescere lo struggente desiderio di trovare una madre. Momò è combattuto fra il timore per la propria sorte e il dolore per la grave condizione in cui versa Madame Rosa, l’unica figura materna che abbia mai avuto …
Sul palcoscenico la scenografia non muta, ma è sapientemente movimentata dalle luci e da un efficace accompagnamento musicale dell’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre. Alla fine dello spettacolo Silvio Orlando, suonando il flauto traverso insieme all’Ensemble mentre il pubblico batte le mani a tempo, ha saputo ricreare quella comunione fraterna che la pièce suggerisce.
Teatro Quirino
Via delle Vergini 7 Roma
Fino al 30 ottobre
Cardellino srl
presenta
SILVIO ORLANDO
LA VITA DAVANTI A SÉ
Tratto dal romanzo La Vie Devant soi di Romain Gary
Traduzione Giovanni Bagliolo
Edizione Biblioteca Neri Pozza
Direzione musicale Simone Campa
Con
l’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre
Simone Campa chitarra battente, percussioni
Maurizio Pala fisarmonica
Kaw Sissoko kora, djembe
Marco Tardito clarinetto, sax
Scene Roberto Crea
Disegno luci Valerio Peroni
Costumi Piera Mura
Organizzazione Maria Laura Rondanini
Direttore di scena Luigi Flammia
Capo elettricista Massimo Polo
Fonico Gianrocco Bruno
Amministratore di compagnia Vittorio Stasi
Consulenza amministrativa e organizzativa Teresa Rizzo
Riduzione e regia di Silvio Orlando