Le donne di alcune delle regioni russe che stanno mandando piu’ uomini al fronte in Ucraina, il Daghestan e la Jakuzia, sono scese in piazza per protestare contro la “mobilitazione parziale”, ordinata dal presidente Vladimir Putin per rafforzare l’esercito in Ucraina.
A Yakutsk, nella Siberia orientale, le donne sono scese in piazza sotto lo slogan “siamo per la pace”.
Sempre le donne sono state protagoniste di una protesta a Makhachkala, la capitale del Daghestan, la regione del Caucaso russo a maggioranza musulmana.
Al grido “no alla guerra”, “la Russia occupa il territorio di un altro Stato”, le manifestanti – seguite poi da alcuni uomini – hanno affrontato gli agenti di polizia mettendoli in fuga, come riporta il canale indipendente Dozhd.
Intanto, nel villaggio di Endirey nel distretto di Khasavyurt, alcuni residenti hanno bloccato l’autostrada verso Makhachkala; un’iniziativa che ha portato a scontri con le forze dell’ordine.
Il canale Telegram ‘Tut Daghestan’ ha spiegato che la protesta è scattata dopo che 110 persone sono state chiamate per l’arruolamento dal villaggio: la gente è scesa in strada “per proteggere i loro figli, fratelli e mariti”.
A giudicare dalle riprese dei testimoni oculari, la polizia ha cercato di disperdere i manifestanti con colpi in aria.
Non è noto se ci siano stati feriti o detenuti.
Le azioni contro la mobilitazione sono iniziate in diverse regioni della Russia il primo giorno della mobilitazione, il 21 settembre.
Da allora, secondo OVD-Info, più di 2 mila persone sono state detenute in diverse città della Russia.