Le celebrazioni di settembre ignorano il vero concetto di Indipendenza.

In diversi Paesi del Sud America, proclami, omaggi e festeggiamenti risuonano nel mese di settembre per celebrare gli oltre duecento anni di una dichiarazione di indipendenza che ogni giorno mostra più chiaramente i suoi buchi. Nonostante gli anni trascorsi, è ancora evidente la fragilità delle strutture sociali, dove si è conservato quasi intatto un sistema di potere coloniale basato su popoli privi di istruzione, su élite che possiedono i meccanismi giuridici e legali indispensabili per garantire la loro egemonia e, per finire, su ideologie che lo giustificano.

Ci è stato detto fino alla nausea che la povertà è una questione di destino; che più importante che ribellarsi ad essa è sopportarla con dignità. Hanno instillato nell’immaginario collettivo – a forza di sermoni – l’idea della rassegnazione di fronte ai disegni divini, come se la miseria e lo sfruttamento fossero prove anticipate per meritare il paradiso. Ci è stata fornita una versione edulcorata della storia dei nostri Paesi in cui dominavano le nuove aristocrazie creole che, unite nel consenso, creavano le regole che avrebbero governato da allora in poi e, di comune accordo, si dividevano tutti i privilegi.

Il colonialismo dell’epoca è diventato più sofisticato nel corso degli anni e il suo enorme potere, dal dominare l’economia all’interferire nelle decisioni e nel plasmare i poteri dei nuovi Stati, è riuscito a mantenere non solo la struttura sociale ma anche un atteggiamento di accettazione di questo sistema predatorio, ben lontano dallo scopo di costruire autentiche nazioni indipendenti e sovrane. Tuttavia, in questo scenario si tende a trascurare altri protagonisti della nostra storia: le organizzazioni criminali.

Armate di un potere difficilmente misurabile, le organizzazioni dedite al traffico di droga, alla tratta di esseri umani, ai rapimenti, al contrabbando di tesori nazionali, al riciclaggio di denaro e alla manipolazione delle leggi si sono infiltrate con sorprendente abilità in quasi tutte le istituzioni dei nostri Stati – con particolare attenzione ai partiti politici – mantenendo così la loro capacità di manovra e l’impunità sulle loro operazioni. È una realtà di fronte alla quale gli organi preposti alla salvaguardia della pace sociale e dell’indipendenza dei poteri sono impotenti o sono già stati dominati e sconfitti.

L’indipendenza, nonostante l’immensa pressione delle potenze straniere sui nostri governanti, è un mito sempre più debole. Le celebrazioni, così attese dai nostri popoli, portano l’impronta del silenzio di fronte agli abusi delle caste privilegiate e dei loro strumenti di repressione. Il concetto stesso di indipendenza – che viene accettato come una realtà, senza la minima resistenza – richiede una profonda revisione. E’ necessario un esercizio collettivo di riflessione sui concetti e sulle idee, inculcati fin dall’infanzia, su cui poggia questo vecchio mito.

La vera indipendenza si basa su un sistema realmente democratico, giusto ed egualitario. Finché ci saranno popoli sfruttati, gruppi sociali discriminati e criminali al comando, i festeggiamenti per l’indipendenza saranno un’enorme menzogna e una distrazione che accantona per qualche giorno questo importante compito in sospeso.

La criminalità organizzata si è infiltrata profondamente nei nostri Stati.

Traduzione dallo spagnolo di Giuseppe Marchiello. Revisione di Thomas Schmid.