Simone Masotti si prepara per andare con la sua bicicletta al Register’s Annual Great Bicycle Ride Across Iowa, la corsa ciclistica più partecipata al mondo lo raccontava nel suo libro. E infatti a luglio è andato nello IOWA, negli Stati Uniti per seguire il suo sogno, per essere libero. Simone da 17 anni convive con il Parkinson.
Mentre scrivo queste parole sono in un momento di difficoltà: per digitare una lettera devo spostare l’intera mano sulla tastiera, ogni movimento deve essere pensato e poi messo in pratica con molta fatica.
La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa a evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge principalmente le funzioni del controllo dei movimenti e dell’equilibrio.
L’andare in bicicletta per uno che convive con il Parkinson non solo è esercizio motorio e allenamento, è un vera e propria scelta di libertà.
Simone, nel suo libro scritto con Max Mauro “In bicicletta sono libero” ediciclo editore, lo afferma con convinzione, una convinzione che si basa sul suo vissuto. Da sempre appassionato delle due ruote non si è lasciato catturare dalla passività che Mr Pk, come lo chiama lui, induce nelle persone che ne sono affette, ha reagito ed ha inforcato la sua bici.
Il libro racconta bene cosa succede a una persona che scopre di avere il Parkinson; i primi sintomi e il non riuscirne a capire le cause, la scoperta della malattia e il continuare ad ignorarne le cause, la difficoltà nello stabilire la terapia e il pellegrinare tra un esperto e l’altro, fino all’accettazione della propria condizione progressivamente sempre più di disabilità.
ACCETTARE
E’ questa la chiave di tutto,
se riesco ad accettare il fatto che la malattia c’è,
e non devo pensare a cosa aspettarmi,
ma a quello che posso fare adesso,
ecco che riesco a conquistarmi la libertà di fare molte cose
Lo ha trascritto tempo fa, non ricorda neanche dove e chi lo avesse scritto, ma è diventato il motto di Simone Masotti.
Il suo uso delle due ruote si è trasformato da semplici giri in bici in veri e propri viaggi. Questo è il fulcro del libro. Non semplicemente cicloturismo, ma viaggi intesi come ricerca della diversità, realizzati per conoscere se stessi e gli altri.
E i compagni di viaggio, gli incontri sono assolutamente importanti nel racconto di Simone. Il primo viaggio è con Sergio, Ralf e Pino in Croazia. Uno di loro (non vi dirò chi) ha anche l’Alzheimer; possiamo dire che in fondo da vicino nessuno è normale… così chiamarono l’iniziativa Bike riding with Parkinson’s, Bike riding with Alzheimer. Leggendola ci si appassiona all’avventura in cui troverete anche un imprevisto che costringe a interromperla, ovviamente vi è un successivo ritorno per concludere il Bike riding, non poteva essere altrimenti.
Dopodiché arriva per tutti la grande clausura, è il Covid che ci ha bloccati a casa. Chi aveva già difficoltà nel muoversi è stato bloccato due volte. Simone, giustamente, infrange le regole e continua a aprire sentieri e a praticare ciclismo nei pressi di dove vive, a pochi chilometri da Udine. Appena possibile organizza un nuovo viaggio, a due passi da casa, tra Friuli e Veneto. Ci siamo convinti che il viaggio si faccia lontano, ma non è vero che viaggiare corrisponda a coprire lunghe distanze, è invece ricerca, appunto, e si può compiere ovunque. Così con Sergio ripartono per il Gravel e bikepacking tra Veneto e Friuli. 700 km in bici per contrastare i sintomi del Parkinson.
In conclusione del libro arriva l’annuncio della realizzazione di un sogno: la partecipazione alla RAGBRAI, la grande corsa ciclistica annuale attraverso lo Iowa. Perché è così importante per Simone? Anni fa, ascoltando una conversazione tra dottori, sentì raccontare la storia di Davis Phinney. Davis è un ex ciclista, vincitore di due tappe del Tour de France, campione statunitense degli anni ’80 e ’90, a cui nel 2000 gli fu diagnosticato il Parkinson e ora ha una Fondazione che promuove lo sport per la salute. Nel 2003 Davis Phinney seguì l’avventura di un neurologo, Jay Alberts e di un suo paziente i quali parteciparono al RAGBRAI con un tandem. Il neurologo notò che l’esercizio e l’andare in bici alleviavano notevolmente i sintomi del suo amico e, una volta tornato al lavoro, iniziò uno studio innovativo sul Parkinson. Fino ad allora, infatti, veniva raccomandato riposo agli affetti da Parkinson, Il Dott. Alberts dimostrò quanto sia invece importante il movimento e l’esercizio. La Davis Phinney Foundation ha poi deciso di finanziare la ricerca.
Phinney e Alberts tornano ogni anno alla RAGBRAI per dimostrare che la vita non finisce con la diagnosi.
Il libro racconta questo che, nonostante la presenza di Mr. Pk, si può vivere e realizzare i propri sogni, come quello dell’autore di prendere armi, bagagli e bicicletta e andare dall’altra parte del mondo, una meta come per i pellegrini raggiungere Santiago de Compostela.
Noi che promuoviamo il viaggio a piedi e in bicicletta seguiremo con attenzione i viaggi di Simone Masotti, ciclista per la libertà.