Il femminicidio di Alessandra Matteuzzi ha innescato una serie di riflessioni nel dibattito pubblico
A ferragosto il Viminale ha pubblicato il consueto dosser sulla sicurezza. I femminicidi (pag. 19 del dossier) nel 2022 sono in aumento: sono state uccise 125 donne, oltre il 15% in più dell’anno precedente. Di questi femminicidi 108 sono avvenuti in ambito familiare/affettivo.
Ci sono certamente delle misure in favore delle donne perseguitate, ma l’aumento dei casi, con conseguenze purtroppo letali, indicano chiaramente che queste misure sono insufficienti.
L’uomo colpevole di stalking (art. 612-bis c.p.) viene, a discrezione del GIP, sottoposto alla restrizione del divieto di avvicinamento alla vittima. Se si avvicina a meno di 500 metri verrà arrestato.
Tuttavia è una misura di fatto affidata al possibile “carnefice”, sta a lui rispettarla. Se di carnefice si tratta, basta che la restrizione, che non viene monitorata dalle forze dell’ordine, venga violata anche solo una volta, una sola maledetta volta.
E’ di tutta evidenza che la persona che pratica lo stalking è una persona socialmente pericolosa, mette la donna in uno stato di perenne ansia, paura. Condiziona tutta la sua vita e la vita di chi la circonda, le sue abitudini. Una sordida, inaccettabile violenza.
Spesso la donna abusata si trova anche ad affrontare il problema dei figli, ad affrontare il dolore del dover decidere tra lo svelare la vera natura del loro padre o proteggerli da questo shock. Figli che, essendo l’abusante spesso un manipolatore, possono venire “usati” per ottenere informazioni, per continuare a poter perpetrare lo stalking, con conseguenze psicologiche per loro notevoli, soprattutto in caso di eventi gravi.
Il soggetto abusante (perché di abuso si tratta) non è monitorato, ciò fa sì che sia la donna, nel caso del perpetrarsi degli abusi, a dover interagire con il PM incaricato, a continuare con le denunce e le segnalazioni.
Non vengono fatte campagne per sensibilizzare la cittadinanza sulla difesa delle donne, su come comportarsi quando si ha il sospetto che una donna in strada, o una vicina di casa, sia vittima di violenza, è tutto lasciato alla discrezione personale.
Ci sono i centri antiviolenza, le varie associazioni a difesa e sostegno delle donne abusate, questo certamente è positivo, ma è di tutta evidenza che l’unica ad essere eventualmente monitorata è la donna abusata e non l’abusante.
L’Ordine dei Medici e degli Psicologi dovrebbero fare una battaglia a favore delle donne abusate (perché lo stalking è un abuso), per far sì che lo stalker entri d’ufficio, e immediatamente, in terapia, che le decisioni giudiziarie vengano prese anche in base a psichiatri/psicologi, con prerogative forensi, che hanno l’abusante in terapia.
Le statistiche sono chiare: la politica e lo Stato non stanno proteggendo le donne, è incomprensibile come questo non possa essere un tema condiviso affrontato in modo strutturale e con urgenza, come ogni politico, ogni funzionario dello Stato, ogni cittadino dotato di minimo senso di responsabilità, non senta tutta la vergona di questa rivoltante indifferenza.
Gessica Notaro, sfigurata con l’acido nel 2017, riferendosi alla barbara uccisione di Alessandra Matteucci, ha fatto una dichiarazione implacabile: “Garantite a queste donne la scorta, come fate con i pentiti di mafia“.
Lo stalking è a tutti gli effetti una violenza, l’inizio di un escalation di violenza che può portare a conseguenze drammatiche per l’abusata: Gessica Notaro è una delle tante, troppe donne con conseguenze permanenti, la cui vita non sarà mai più la stessa, oppure la cui vita non sarà mai più.