- Sviluppare un morboso legame affettivo nei confronti del tasto «rimuovi dalle amicizie».
- Affrontare questioni esistenziali come: «Quale catena di fallimenti mi ha portato a conoscere gente che usa la parola “buonismo”?».
- Farsi cacciare da eventi mondani frequentati da ristoratori indossando una maglietta che inneggia al reddito di cittadinanza.
- Rifugiarsi in un mondo ambientato nel medioevo fantastico quando la discussione verte sull’agenda Draghi.
- Allenare i riflessi per cambiare canale in meno di un nanosecondo quando compare la faccia di Simone Pillon.
- Elaborare complessi piani di fuga per sottrarsi a chi dice: «Ma sai che tutto sommato Enrico Letta non è male?».
- Diffidare di chi urla mentre sfoggia con incomprensibile orgoglio i suoi dati anagrafici, perché potrebbe essere fan di Giorgia Meloni.
- Rispondere «Mi spiace, sono della vecchia scuola novecentesca che preferisce sobrie pratiche old fashion come la Resistenza» a chi parla di «voto utile».
- Allenarsi nelle tecniche di percezione selettiva per non vedere i manifesti che invitano a votare la Lega.
- Nei momenti più bui, pensare all’inesistenza dei supporter di Mario Adinolfi e vedere in questo fatto scientificamente accertato un piccolo segno di speranza.
Come sopravvivere alla campagna elettorale
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