In una mossa inattesa, il vice presidente del Consiglio di presidenza, Hamidati, ha annunciato che i militari si mettono da parte per consentire la formazione di un governo civile.
Una dichiarazione che segue di pochi giorni quella del generale golpista Burhan di abbandonare le trattative politiche con la mediazione dell’ONU e dell’UA.
Le parole dei militari golpisti sono arrivate dopo le difficoltà economiche che hanno causato ed in seguito agli scontri interetnici, esplosi in Darfur e Nilo Blu.
Secondo molti analisti, il tentativo è quello di addossare ai partiti le responsabilità del fallimento.
Infatti, i due generali rimangono al vertice non solo delle istituzioni militari, ma anche del Consiglio di presidenza che non è stato sciolto.
La coalizione per la libertà e il cambiamento ed i comitati di resistenza hanno deciso di non smobilitare le piazze, hanno avviato gli incontri con i partiti sostenitori della rivolta contro il golpe e hanno chiesto le dimissioni dei militari dal Consiglio di presidenza.